Scuole chiuse in Calabria, da Sinopoli parte la protesta: “Non ci collegheremo in DaD, deve essere una necessità non un ripiego”

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A Sinopoli è presente un solo caso di positività al Covid e dunque da oggi parte la protesta dei genitori contro la DaD indiscriminata voluta dalla Regione

Da oggi in Calabria, come deciso dal presidente f.f. della Regione, Nino Spirlì, per tutte le scuole di ogni ordine e grado è stata attivata la didattica a distanza. La decisione, giunta come un fulmine a ciel sereno, ha lasciato sbigottiti molti genitori, alunni e insegnanti, in un momento storico in cui i contagi a livello regionale non sono tali da richiedere una misura così drastica. Ma ci sono territori della nostra regione dove la DaD, in questo momento, risulta ancora più inaccettabile. Parliamo di quei comuni che fino a qualche giorno fa, prima che la Calabria fosse dichiarata zona rossa dal Governo, erano già in una situazione restrittiva, a causa delle zone rosse comunali. Tra questi vi è Sinopoli, comune di poco meno di duemila anime, che fa parte della città metropolitana di Reggio Calabria. Ebbene Sinopoli era stato dichiarato zona rossa lo scorso 5 ottobre e da quel momento per la scuola elementare presente sul territorio comunale era stata attivata la Didattica a Distanza.

In attesa che i contagi diminuissero i bambini avevano seguito le lezioni da casa, con tutte le difficoltà evidenti che ne conseguono per le famiglie, soprattutto quelle in cui i genitori lavorano e per i quali seguire i piccoli nella loro istruzione quotidiana diventa deleterio. Ma non solo: per i bambini, più che per gli adolescenti, la scuola in presenza è non solo opportuna ma quanto mai necessaria, tanto che il Governo stesso, nella grande confusione di questi mesi, ha deciso di mantenere questo punto fermo, ovvero che la scuola primaria resta in presenza anche laddove vige la zona rossa.

Si sa, però, che la burocrazia italiana è non solo un labirinto, ma anche un colabrodo, e così accade che Sinopoli, da inizio anno scolastico, abbia svolto in presenza solo due scarne settimane di lezione, anche a causa dei ritardi istituzionali nel revocare la zona rossa quando i contagi si erano da tempo azzerati e i positivi al Covid erano ormai pochi. Ed è da qui che nasce la protesta silenziosa che partirà da oggi: “Qui non abbiamo nulla, il nostro comune è piccolo e la scuola diventa l’unico luogo dove i nostri bambini possono crescere confrontandosi con tutti gli altri”, ci spiega una mamma. Nella scuola elementare di Sinopoli vige il regime di tempo pieno, dunque i bambini stanno in genere a scuola fino alle 16. “E’ stata una scelta vincente – ci raccontano – perché in questo modo la scuola ci aiuta a trovare per i nostri figli quegli stimoli che un comune piccolo, e attualmente senza figure politiche di riferimento, come il nostro non riesce a dare”.

Ricordiamo infatti che il comune di Sinopoli è ormai commissariato da oltre un anno, e anche questa mancanza di figure istituzionali di riferimento sul territorio rende la situazione ancora più difficile. Non sono territori semplici, quelli pre aspromontani, e il timore dei genitori è quello di dover rinunciare per troppo tempo ad una scuola che a quelle latitudini, e non solo, diventa ‘salvezza sociale’. Tanto più, spiegano ancora i genitori in protesta, che ad oggi c’è un solo un caso di positività al Covid nel comune di Sinopoli e dunque l’ulteriore chiusura imposta alla scuola viene percepita, a ragione, come una misura non solo inutile, ma anche dannosa.

È davvero sconfortante leggere che il Presidente ff della Regione, con un colpo di penna, di sabato, ha deciso di sospendere le attività scolastiche in presenza di tutte le scuole calabresi di ogni ordine e grado, senza operare le dovute distinzioni per i paesi e le piccole città appena usciti dalla “zona rossa” locale …. Non era stata sufficiente l’istituzione di detta zona che, nel caso di Sinopoli, è durata sino all’oblio, dal 5 ottobre al 7 novembre 2020, con la chiusura di tutte le scuole, degli esercizi commerciali (esclusi quelli di prima necessità), del palazzo comunale, con limitazione degli spostamenti e lo screening alle persone fisiche del comune, a garantire la riduzione dell’incidenza dei nuovi casi (insussistenti a Sinopoli)? Che bisogno c’è di sospendere anche a Sinopoli, territorio sicuro perché sorvegliato epidemiologicamente per oltre un mese, e dove non esiste mobilità collettiva, la didattica in presenza?”, scrive un genitore.

Da oggi, dunque, la protesta per genitori e alunni sarà difficile, ma necessaria: “Non faremo collegare i nostri bambini in DaD. La nostra non è un’azione contro la scuola o contro la DaD, che riteniamo strumento valido ma a cui ricorrere solo in caso di reale necessità. Noi vogliamo farci sentire dalle istituzioni, dalla Regione o dai commissari prefettizi, affinché impugnino l’ordinanza come è accaduto in altri comuni calabresi e ci permettano di riaprire le scuole, perché in questo momento da noi non c’è alcun rischio, tranne quello di vedere i nostri bambini logorati da mesi di Didattica a Distanza”.

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