Santelli, Siracusano asfalta Morra: “cosa ci fa ancora a capo dell’antimafia? Nel suo delirio non ha chiesto scusa, anzi ha pure dimostrando di non conoscere la Costituzione”

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La deputata Siracusano accusa Morra anche per le sue parole nei confronti di Tallini: “è convinto che le sentenze le emetta il Pm o al massimo il Gip”

“In un colpo solo ha infangato la memoria della nostra grande Jole Santelli, la dignità di tutti i malati oncologici e ha insultato tutti i calabresi. Non conosce la nostra Costituzione ed è convinto per esempio che le sentenze le emetta il Pm o al massimo il Gip. Invece di scusarsi ha rilanciato e ricopre ancora un’importante carica istituzionale, nonostante un gran numero di parlamentari abbiano chiesto le sue dimissioni”. Ad affermarlo sui propri account social l’onorevole Matilde Siracusano. Il quotidiano Il Riformista questa mattina ha pubblicato sulle pagine odierne la lettera della deputata di Forza Italia che ha attaccato fermamente le dichiarazioni del Presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra rilasciate in merito alla defunta governatrice Jole Santelli. “Farsa e tragedia del caso Morra”, titola il noto giornale. Ecco di seguito la lettera completa della deputata azzurra:

“Lui è convinto che le sentenze le emetta il Pm, 0 al massimo il Gip. Ha insultato Jole Santelli e i calabresi. Invece di scusarsi ha rilanciato. Che ci sta a fare alla testa dell’antimafia?

L’ imbarbarimento della lotta al malaffare nelle istituzioni tocca il suo livello più basso quando i rappresentanti stessi delle Istituzioni, per affermare la propria superiorità morale nei confronti degli avversari politici, godono esultanti alla notizia degli arresti di esponenti di altri partiti.

Un politico dovrebbe tifare per l’estraneità ai fatti contestati in fase di indagine preliminare a un rappresentante delle istituzioni di ogni ordine e grado, perché la colpevolezza di uno solo è segno di una falla del sistema e registra una sconfitta collettiva. L’indignazione generale nel confronti del senatore Morra, presidente della Commissione Antimafia, che ha dissacrato la memoria di Jole Santelli, una delle donne più forti del nostro tempo, che è andata via nella gloria del suo popolo dopo aver lottato contro il cancro, ha devastato persino il limite di ciò che attiene all’ambito dell’indicibile delirio del presidente dell’Antimafia si evince dal suo definirsi politicamente non corretto mentre diffama i cittadini calabresi che “hanno votato consapevolmente una grave malattia oncologica”, travisando il significato più preoccupante delle sue espressioni di condanna irreversibile rivolte ai malati di cancro, la cui piena affermazione rappresenta invece un speranza concreta per tutti, proprio perché, rispetto al male, tutti siamo vulnerabili.

La tragedia si consuma al momento delle attese scuse di Morra che, nonostante lo schifo suscitato e le condanne arrivate da ogni dove, contrattacca associando la richiesta di dimissioni avanzata da mezzo Paese alla necessità di toglierlo di mezzo perché la sua figura darebbe fastidio alla mafia.

Questa follia si la consuetudine ormai diffusa di molti colleghi del senatore Morra di ascriversi meriti invocando presunti legami con i pubblici ministeri issati come bandiere redentrici, come se osannare i procuratori rappresenti la collocazione sicura nella categoria dei politici onesti, al di sopra di ogni sospetto.

Tutto questo è di una gravità inaudita, come lo è l’ostinazione di Morra nel rimanere a presiedere una delle Commissioni parlamentari più importanti, sostenendo la tesi secondo la quale per essere legittimati a emettere sentenze non serve aspettare i processi quando il lavoro dei pm è confermato dal Gip. Basterebbe solo questo per mettere la parola fine, ma invece la seria preoccupazione è che siamo ancora all’inizio”.

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