Ricordo e Memoria: anniversario della vittoria. La storia insegna che i fatti non si possono cancellare, nel bene e nel male
La storia insegna che i fatti non si possono cancellare, nel bene e nel male. E sono gli Spiriti luminosi a spostarsi in epoche diverse inseguendo la pace, turbata dall’odio e dagli orrori. Si soffia sul fuoco delle tragedie, ma tutti piangono inorriditi i morti, causati da una strategia a lunga durata, che agisce su piani paralleli: sociale, politico, filosofico, militare, perché le guerre si combattono attorno a centri di gravità, per conquistare e determinare la vittoria. L’odio, con la sua rabbia, ferocia, collera, spietatezza nutrita di disgrazie, frustrazioni, offese umiliazioni, vere o presunte (le più tremende), impedisce di vedere la luce in fondo al tunnel. E, mentre i “lupi” si nutrono di quello che trovano, bisognerà aspettare il cambio di passo per una evoluzione economica e politica. Professionisti della guerra, che studiano l’Occidente con attenzione per fiaccarlo e sconfiggerlo, ingaggiando battaglie mentali. Intanto, nel nostro Paese, si riesumano gli orrori del passato, ricordando la storia dei nonni e dei genitori perché si affermi di non ripetere mai più gli errori del passato. Si vorrebbe commemorare un giorno che inorgoglisca gli italiani come una vittoria militare contro un nemico implacabile. Un tempo si festeggiava il IV novembre del 1918. Si chiamava “Anniversario della Vittoria”, era un giorno di vacanza, e si ricordava il compimento dell’Unità d’Italia, la riconquista delle terre irridenti, com’erano dette, Trento e Trieste, che dall’Austria tornavano all’Italia.
Da anni, Il 4 novembre è un g
Cosimo Sframeli