Diego Armando Maradona: la ‘Mano di Dio’, il sinistro d’Oro, la cocaina. La morte rende eterno il mito del 10 tormentato

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Morto Diego Armando Maradona, un arresto respiratorio si porta via il più grande calciatore della storia: l’eterna leggenda del 10 tormentato

La morte di un Dio rende eterna la sua leggenda. Oggi, 25 novembre 2020, il mondo del calcio perde Diego Armando Maradona, il numero 10 più grande della storia, appunto il D10. Fatale un arresto respiratorio nella sua casa di Tigre, quartiere di Buenos Aires, nella quale era tornato per una convalescenza più tranquilla dopo l’operazione al cervello delle scorse settimane. Aveva da poco compiuto 60 anni.

Trovare le parole per descrivere Maradona risulta complicato, si rischia da una parte di essere banali, dall’altra di perdersi nelle tante sfumature della sua storia da film. Maradona ha un posto nell’Olimpo del calcio, ma ne ha avuto uno anche nell’Ade.

Mike King

Ha visto il tetto del Mondo con l’Argentina e i bassifondi fra povertà e miseria; è stato innalzato a divinità azzurra dei 2 scudetti di Napoli, ha visto lucidare il suo ‘sinistro d’Oro‘, poi ha assaporato l’amaro giudizio di chi punta il dito verso un cattivo esempio, quando droga e amicizie pericolose ne offuscarono le gesta calcistiche. Una vita di alti e bassi, rollercoaster emozionante, capace di toccare vette che mai nessun calciatore è riuscito a toccare, salvo poi sprofondare nell’abisso, dal quale è sempre tornato a nuova vita. A Maradona gli si è sempre perdonato tutto perchè, fondamentalemente, Maradona è stato sempre il campione più amato di sempre. I tratti latini del suo volto, l’orecchino, la folta chioma, lo sguardo da guascone, la ‘garra’ mostrata contro gli avversari e la gentilezza verso i più bisognosi.

Photo Getty Images

Maradona è stato il campione dei poveri, nonostante avesse tutto. Sapeva che lo sfarzo, i soldi, le amicizie adulatrici, le tante donne avute (amate e sostituite) erano cose effimere: ciò che contava era la felcità, palla al piede, di quel ragazzino nato a Lanus, quello che palleggia sulle note di ‘Live is life’ nel celebre video. Portò l’ultima Coppa del Mondo all’Argentina nel 1986: fu Pallone d’Oro e ‘Mano de Dios‘, soprannome coniato dopo il celebre gol di mano all’Inghilterra. Vinse con il Barcellona e il Boca Juniors, ma a Napoli scrisse le pagine della sua leggenda. Fu il riflesso di una città bella e maledetta, ispirò diverse generazioni di ragazzi e giovani calciatori, è stato l’unità di misura dell’eccesso e del talento più cristallino. Ha influenzato un’epoca, sportiva, culturale, sociale. Indimenticabili le gioie degli scudetti dell’87 e del 90, gli ultimi della storia partenopea. Si riscoprì Diego, uomo, fragile e solo durante i periodi della dipendenza, i fantasmi della cocaina ne macchiarono la reputazione, non il mito. Maradona, come accaduto a tanti grandi, è stato un genio maledetto. Il più grande che la storia del calcio abbia mai avuto. Diego è eterno.

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