Crollo Torre piloti, la Cassazione conferma le responsabilità per l’incidente della nave Jolly Nero. La mamma del milazzese Giuseppe Tusa: “si è risparmiato in sicurezza a scapito delle vite umane”

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Crollo Torre piloti, la Cassazione conferma le responsabilità per l’incidente della nave Jolly Nero. L’avvocato del comandante: “soddisfazione per la decisione dei giudici”

La Corte di Cassazione ha deciso in merito all’incidente del 7 maggio 2013 quando la nave Jolly Nero della linea Messina, in manovra nel porto di Genova urtò la banchina della torre di controllo provocandone il crollo e la morte di 9 persone: dovrà essere rideterminata la pena nei confronti del comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, dell’ufficiale Lorenzo Repetto e del direttore di macchina Franco Giammoro. I giudici hanno annullato la sentenza della corte di appello di Genova solo quanto alla misura della pena, conferemate quindi le responsabilità.

Crollo Torre piloti, l’avvocato del comandante della nave Jolly Nero: “soddisfazione per la decisione della Cassazione”

“Soddisfazione per questa sentenza perché nei confronti del comandante erano state disposte sanzioni assolutamente non proporzionate ai profili di colpa né alla personalità dell’imputato”. E’ quanto afferma all Adnkronos l’avvocato Romano Raimondo, difensore del comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, dopo la sentenza della Cassazione.

Crollo Torre piloti, mamma Tusa: “hanno risparmiato sulla sicurezza”

“La responsabilità della compagnia Messina è stata confermata. E’ stato confermato che si e’ risparmiato in sicurezza a scapito delle vite delle persone”. E’ quanto dichiarato Adele Chiello, la mamma di Giuseppe Tusa una delle vittime del crollo della Torre piloti. “Gli anni di galera non mi interessano – prosegue – la mia battaglia è sempre stata quella di fare emergere le responsabilità di tutti”. “Certo – sottolinea– la Messina è stata condannata in quanto responsabile amministrativa, mentre Olmetti che era il responsabile della sicurezza è stato assolto. Ma diciamo che è ormai chiaro lo schema: la società faceva partire le navi anche se non erano sicure per il profitto e questo schema ha portato a una lunga scia di sangue. Ma se noi non li puniamo li lasciamo liberi di delinquere ancora”, conclude.

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