Fondazione Barilla: “perché la dieta Mediterranea è un modello da seguire?”

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Dieta Mediterranea vuole anche dire conoscenza e messa in pratica della sostenibilità: gli alimenti che dovremmo consumare con più frequenza sono quelli tipici della nostra tradizione culinaria che, al tempo stesso hanno anche un minore impatto ambientale

Secondo le stime più recenti, nel nostro Paese un minore su quattro è in sovrappeso o obeso e tra gli adulti la quota quasi raddoppia (46,1%)[1]. Sovrappeso e obesità, seppur in diminuzione negli ultimi anni, continuano a incidere fortemente sullo stato di salute dei nostri connazionali, tanto che il 91% dei decessi[2] nel nostro Paese è dovuto a malattie non trasmissibili. Trai vari fattori, anche da scelte che facciamo a tavola (oltre 3 milioni[3] di persone convivono col diabete, mentre il 44%[4] dei decessi dipende da malattie cardiovascolari). Numeri che denunciano un allontanamento da una dieta sana e bilanciata in favore di condotte alimentari poco salutari e che la Fondazione Barilla riporta al centro del dibattito proprio in occasione del 10° compleanno della Dieta Mediterranea, che ricorre il prossimo 16 novembre. La Dieta Mediterranea, infatti, è universalmente associata alla prevenzione di malattie croniche non trasmissibili – dal diabete alle malattie cardiovascolari[5] – ed è un modello alimentare in grado di incidere in modo determinante sulla longevità, con un impatto paragonabile alla differenza che si osserva tra fumatori e non fumatori e che in termini di aspettativa di vita si traduce in circa 4,5 anni[6] di vita in più.

Si tratta di un tema importante che la Fondazione discuterà durante il suo annuale evento di dicembre –quest’anno organizzato con Food Tank col titolo “Resetting the Food System from Farm to Fork – Setting the Stage for UN 2021 FOOD Systems Summit” – e a cui sarà dedicato il panel “Cibo come prevenzione”  con l’obiettivo di discutere dell’alimentazione e del suo ruolo cruciale nel contribuire a prevenire malattie croniche non trasmissibili.

Le nostre scelte alimentari, inoltre, hanno un impatto anche sull’ambiente, visto che fino al 37% delle emissioni globali di gas serra[7] provengono dai nostri sistemi alimentari, dal campo alla tavola. Mangiare, infatti, è l’atto conclusivo di un processo che coinvolge la gestione dei terreni, delle foreste e delle acque, l’agricoltura, l’allevamento e la pesca. Inoltre, richiede un grande utilizzo di energia e di acqua potabile di cui spesso non siamo consapevoli. E, in questo senso, la Doppia Piramide Alimentare e Ambientale ideata dalla Fondazione Barilla rappresenta una “guida” per dimostrare la strettissima relazione tra due aspetti di ogni alimento: il valore nutrizionale e l’impatto ambientale generato. Questo strumento illustra come gli alimenti a minore impatto ambientale siano anche quelli alla base della Dieta Mediterranea, come ortaggi, frutta, olio extravergine di oliva, frutta secca, cereali integrali, legumi, consigliati dai nutrizionisti per la nostra salute.

“Tra poco ricorreranno i 10 anni dal riconoscimento della Dieta Mediterranea come patrimonio immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco. E 10 sono anche gli anni che abbiamo ancora davanti per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Una decade in cui ognuno di noi ha la possibilità di attivarsi per diventare attore consapevole e cittadino attivo. In quest’ottica, la Dieta Mediterranea può essere uno dei nostri più grandi alleati per tre ragioni fondamentali: nutrizionale – perché ci aiuta a mangiare bene restando in salute – ambientale – perché favorisce il consumo di alimenti con una minore impronta ecologica e, infine, sociale – perché ci responsabilizza come parte di una comunità che  può ridisegnare i sistemi alimentari attraverso il modo in cui produciamo, consumiamo e produciamo il ciboha dichiarato Marta Antonelli, Direttore della Ricerca della Fondazione Barilla.

[1] IBDO – ISTAT. Italian Obesity Barometer Report https://viewer.ipaper.io/sp-servizi-pubblicitari-srl/obesity-barometer-monitor/?page=58

[2] World Health Organization – Noncommunicable Diseases (NCD) Country Profiles, 2018, https://www.who.int/nmh/countries/ita_en.pdf?ua=1

[3] International Diabetes Federation Europe. https://idf.org/our-network/regions-members/europe/members/142-italy.html

[4] Istituto Superiore di Sanità (Iss) https://www.epicentro.iss.it/cardiovascolare/

[5] Fondazione Umberto Veronesi. Una dieta con il giusto apporto di fibre (25-30 grammi al giorno) protegge dal rischio di ammalarsi di cuore, di cancro e di diabete di tipo 2 https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/piu-fibre-a-tavola-per-evitare-diabete-cancro-e-malattie-cardiovascolari; https://academic.oup.com/ajcn/article/92/5/1189/4597540

[6] Cros-Bou, M., Fung, T.M., Prescott, J., Julin, B., Du, Mengmeng, Sun, Q., Rexrode, K.M., Hu, F.B., De Vivo, I. Mediterranean diet and telomere length in Nurses’ Health Study: population based cohort study, BMJ 349:g6674, 2014.

[7] Arneth, A. et al. Climate Change and Land: an IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems Ch.1 (IPCC, Geneva, 2019).

Mangiare meglio per stare bene: cibo primo alleato per prevenire molte malattie

“Come medico, non posso guarire l’obesità e il diabete nel mio studio. Bisogna guarirli nelle aziende agricole, nei negozi di alimentari, nelle nostre cucine, scuole, luoghi di lavoro e comunità religiose». Così dichiara Mark Hyman[1], medico e comunicatore statunitense, tra gli speaker dell’evento organizzato da Fondazione Barilla e Food Tank dal titolo: “Resetting the Food System from Farm to Fork – Setting the Stage for UN 2021 FOOD Systems Summit”. Il dibattito parte da una premessa: sul Pianeta oltre 690 milioni di persone soffrono la fame[2], mentre il 20% delle morti sono legate a malattie croniche causate, in buona misura, da regimi alimentari scorretti[3]. Il cibo, quindi, diventa uno strumento per prevenire numerose malattie.

Moderato dal giornalista della CNN Health, Ben Tinker, il panel dedicato al “Cibo come prevenzione” il panel vede la presenza di ospiti internazionali come: Sandro Demaio, Fondatore della Sandro Demaio Foundation, il già citato Mark Hyman, Peggy Liu, Presidente del Joint US-China Collaboration on Clean Energy (JUCCCE), Filomena Maggino, Consigliere del Presidente del Consiglio e Presidente della Cabina di regia Benessere Italia, e Walter Ricciardi, rappresentante italiano all’interno del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nel mondo, ogni anno 11 milioni di persone muoiono per le conseguenze di una cattiva alimentazione, e oltre un miliardo sono in sovrappeso e malate perché mangiano troppi cibi ricchi di zuccheri, grassi e sale, e non abbastanza alimenti freschi e integrali[4]. La causa principale di questi decessi è anche la carenza di frutta, cereali integrali, frutta secca[5], e per ogni aumento della quota di cibi ultra-processati nella dieta, il rischio di morte aumenta d[6].

Una dieta scorretta è infatti un principale fattore di rischio delle più importanti malattie croniche non trasmissibili, che sono responsabili, nel mondo, della morte di 41 milioni di persone all’anno, pari al 71% dei decessi totali[7]. Fra queste, al primo posto ci sono le malattie cardiovascolari, che rappresentano il 31% di tutti i decessi[8]. Seguono tumori (9,0 milioni di decessi annui), malattie respiratorie (3,9 milioni) e diabete (1,6 milioni)[9]. E, qualora non si invertisse la rotta, lo scenario tenderà a ripetersi in futuro: si prevede che nel 2030 le malattie non trasmissibili causeranno 52 milioni di morti (il 75% dei decessi)[10].

Le malattie non trasmissibili rendono più vulnerabili chi si ammala di COVID-19. Il rischio di contrarre l’infezione e quello di morirne sono infatti più alti fra le persone con malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete di tipo 2: in Italia, per esempio, il 65,6% dei deceduti per COVID-19 era iperteso e il 29,3% aveva il diabete di tipo 2[11]. E anche in questo caso, obesità e malnutrizione sembrano fare una differenza, visto che un cattivo stato nutrizionale aumenta di per sé i rischi per i malati di COVID-19[12].

Eppure, abbiamo in mano il potere per ridurre il rischio scegliendo attentamente quello che mettiamo nel piatto e facendo una maggiore attività fisica per contrastare il dilagare di sovrappeso e obesità.

OBESITA’ E VITA SEDENTARIA: DUE FATTORI DA COMBATTERE

I numeri confermano questo trend: in Europa, oltre il 50% della popolazione è in sovrappeso e oltre il 20% è obesa[13]. A questo si aggiunge che dal 1975 nei giovani europei, fra i 5 e i 19 anni, l’obesità è cresciuta costantemente, a ritmi che nell’ultimo decennio hanno toccato lo 0,3% all’anno[14]. Ed è un problema serio anche perché oltre il 60% dei bambini che sono in sovrappeso prima della pubertà lo saranno anche agli inizi dell’età adulta[15]. In Germania, per esempio, si è stimato che, se si riportassero i livelli di obesità infantile ai valori del 1999, si risparmierebbero 835 milioni di euro[16] per le spese sanitarie legate alle cure di chi ne soffre.

Oltre che da un’alimentazione inadeguata, le malattie non trasmissibili e il sovrappeso sono favoriti dalla vita sedentaria: l’OMS raccomanda agli adulti fra i 18 e i 64 anni di svolgere ogni settimana 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità moderata, o almeno 75 minuti di attività aerobica vigorosa[17]. Eppure, fatta eccezione per Finlandia e Svezia, con rispettivamente l’83% e il 77% della popolazione fisicamente attiva, la gran parte delle popolazioni dell’Unione Europea non raggiunge questi livelli. I valori più bassi si registrano in Portogallo (57%), Cipro (56%), Germania e Malta (58%) e Italia (59%)[18].

ITALIA: DIETA MEDITERRANEA COME GUIDA PER STARE BENE

Venendo al nostro Paese, secondo le stime più recenti, un minore su quattro è in sovrappeso o obeso e tra gli adulti la quota quasi raddoppia (46,1%)[19]. Attualmente il 91% dei decessi[20] è dovuto a malattie non trasmissibili causate, tra i vari fattori, anche da scelte che facciamo a tavola (oltre 3 milioni[21] di persone convivono col diabete, mentre il 44%[22] dei decessi dipende da malattie cardiovascolari). Un trend ancora in crescita, visto che si prevede che nel 2030 i malati cronici saranno 25 milioni. Quanto ai costi, per curare queste malattie, in Italia si spendono circa 66,7 miliardi di euro, che diventeranno 70,7 nel 2028, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione[23].

Eppure, i problemi causati da un’alimentazione inappropriata sono seri, ma un modo per invertire la tendenza ci sarebbe: aumentare all’interno della nostra dieta il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi e frutta secca, può avere notevoli benefici per la salute, sia in termini di prevenzione che di cura delle malattie croniche. Si tratta degli alimenti alla base della Dieta Mediterranea, che vede d’accordo esperti di tutto il mondo nell’affermare che sono cibi che influiscono sulla qualità della vita e sulla longevità, garantendo una vita lunga e in salute.

Come ha dichiarato ancora Hyman: «dopo anni di ricerche, e dopo aver parlato con decine di esperti, scienziati e decisori politici, mi resta una sensazione di speranza e di possibilità. Capire i problemi e le sfide che abbiamo davanti getta le basi per risolverli».

[1] Tutte le citazioni di Hyman sono estrapolate dal suo libro: «Food fix: how to save our health, our economy, our communities, and our planet one bite at a time» (editore Little Brown Spark, 2020)

[2] SOFI 2020, http://www.fao.org/3/ca9692en/online/ca9692en.html

[3]https://www.thelancet.com/action/showPdf?pii=S0140-6736%2819%2930041-8

[4] GBD 2017 Diet Collaborators  Health effects of dietary risks in 195 countries, 1990–2017: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2017. Lancet 2019, Vol. 393, Issue 10184, P1958-1972, MAY 11, 2019. https://www.thelancet.com/article/S0140-6736(19)30041-8/fulltext

[5] https://www.thelancet.com/article/S0140-6736(19)30041-8/fulltext

[6] Schnabel L., Kesse-Guyot E., Allès B. et al. Association Between Ultraprocessed Food Consumption and Risk of Mortality Among Middle-aged Adults in France. JAMA Intern Med 2019 Apr 1;179(4):490-498.

[7] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/noncommunicable-diseases

[8] https://www.who.int/en/news-room/fact-sheets/detail/cardiovascular-diseases-(cvds)

[9] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/noncommunicable-diseases

[10] https://ec.europa.eu/knowledge4policy/foresight/topic/shifting-health-challenges/non-communicable-diseases-ncds_en

[11]  https://www.epicentro.iss.it/en/coronavirus/sars-cov-2-analysis-of-deaths

[12] https://www.epicentro.iss.it/en/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_28_october_2020.pdf

[13] https://www.euro.who.int/en/health-topics/noncommunicable-diseases/obesity/data-and-statistics

[14] https://ec.europa.eu/chafea/health/newsroom/news/09012020/documents/67450d67-en.pdf

[15] WHO (2007). The Challenge of obesity in the WHO European Region and strategies for response.

[16] Sonntag, D., et al., (2016). Langfristige gesellschaftliche Kosten von heutigem Übergewicht und Adipositas im Jugendalter

und Präventionspotenziale in Deutschland. Adipositas. 10(01): 12-18.

[17] https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/44399/9789241599979_eng.pdf;jsessionid=8E7096F4FBBBECB1110F5084FA878861?sequence=1

[18] Food Sustainability Index, 2018

[19] IBDO – ISTAT. Italian Obesity Barometer Report https://viewer.ipaper.io/sp-servizi-pubblicitari-srl/obesity-barometer-monitor/?page=58

[20] World Health Organization – Noncommunicable Diseases (NCD) Country Profiles, 2018, https://www.who.int/nmh/countries/ita_en.pdf?ua=1

[21] International Diabetes Federation Europe. https://idf.org/our-network/regions-members/europe/members/142-italy.html

[22] Istituto Superiore di Sanità (Iss) https://www.epicentro.iss.it/cardiovascolare/

[23] https://www.osservatoriosullasalute.it/osservasalute/rapporto-osservatorio-2018

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