Covid-19, il prof. Franco Romeo: “Calabria non è da zona rossa, ha la mortalità più bassa d’Italia e 3 grandi Ospedali che hanno tenuto senza criticità”

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Covid-19, il prof. Franco Romeo, primario di Cardiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma: “la mia Calabria non è da zona rossa, non ci sono criticità e ha la mortalità più bassa d’Europa. Non c’è alcuna emergenza medica”

La Calabria non è zona rossa, “anzi ha la più bassa mortalità per Covid-19 d’Italia“: la classificazione stabilita dal Governo non convince affatto il prof. Francesco Romeo, stimato cardiologo di fama internazionale, già Presidente della Federazione italiana di Cardiologia dal 2011 al 2013, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma ininterrottamente dal 2001, esperto calabrese di Fiumara di Muro, lo stesso paese di Mino Reitano, sulle colline di Reggio Calabria.

Romeo è stato nominato dal Presidente Nino Spirlì consulente della Giunta regionale e ha il compito di verificare l’effettiva adozione di tutte le misure necessarie per fronteggiare la diffusione del Coronavirus in Calabria. “Qualche giorno fa – ha detto stamattina l’esperto in un’intervista all’Adnkronos Salute – il report Altems realizzato dall’Università Cattolica ha certificato che la mortalità per Covid in Calabria è 1,4 per 100 mila abitanti, contro una media nazionale molto maggiore“. Una conferma arriva dall’analisi dei dati giornalieri. “Pochi giorni fa su 636 morti con Covid in Italia solo 1 è stato registrato in Calabria, e ieri su 550 decessi solo 5. Se è così, io non vedo un’emergenza dal punto di vista medico e scientifico. In tutte le analisi per la valutazione dell’efficacia di un intervento o di un farmaco – ricorda infatti l’esperto – c’è un endpoint da valutare, che è la mortalità: se dovessimo giustificare l’adozione della zona rossa in Calabria in base alla mortalità, avremmo delle difficoltà. Cosa ci dice il dato dei decessi? Che i tre grandi ospedali hanno tenuto e, al di là delle file per i tamponi, che pure si sono viste in altre regioni, al momento non ci sono grandi criticità. Abbiamo 40 persone in terapia intensiva“, aggiunge Romeo. “Insomma, alla Calabria non servono ospedali da campo, ma esperti in grado di organizzare una rete di eccellenza, per evitare che i pazienti vadano a curarsi fuori regione dirottando” fiumi di denaro.

Le carenze strutturali in questa mia bistrattata Calabria c’erano anche a gennaio, a questo punto sono passati 11 mesi“, insiste Romeo. “Se una complessa serie di parametri ha identificato ora la Calabria come zona ad alto rischio, e al contempo ci troviamo di fronte ad un’area con la più bassa mortalità per Covid d’Italia, questo vuol dire che i parametri non sono adeguati. Non dimentichiamoci che a Torino hanno messo i letti nelle chiese, e questo in Calabria non è accaduto“. Ma, certo, “serve una riorganizzazione concreta dei servizi sanitari calabresi, che eviti che la gente vada a curarsi al Nord“, ribadisce.

Romeo non commenta la nomina a commissario della Sanità calabrese del collega Eugenio Gaudio, ma sottolinea come alla regione occorrano “persone competenti, senza appartenenze nè veti politici“. E rivendica non solo le proprie competenze, “ma anche le idee ben chiare su ciò che serve alla regione“. Quanto all’emergenza Covid, “io sono dell’idea che sarebbe stato opportuno fare zona rossa tutta l’Italia a settembre per 2 settimane, per ‘sterilizzare’ l’effetto dell’estate e frenare i casi a livello nazionale in vista della riapertura delle scuole e delle attività produttive“. Una misura mirata a contrastare la seconda ondata, con la quale stiamo facendo i conti in queste settimane. Ma ormai siamo a metà novembre e il contagio è esploso in tutto il Paese.

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