Coronavirus, Sileri: “divisione in aree di rischio? Sono parametri numerici oggettivi, che non hanno nulla a che vedere con la politica”

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Coronavirus, Sileri: “divisione in aree di rischio? Sono parametri numerici oggettivi, che non hanno nulla a che vedere con la politica, parlare di centrodestra e centrosinistra è una stupidaggine”

Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Riguardo alle polemiche sui parametri per la categorizzazione delle regioni in aree di rischio. “Si tratta di parametri che valutano 21 fattori –ha affermato Sileri-. In sintesi si va a vedere qual è la capacità diagnostica sul territorio, la capacità di poter ricoverare i pazienti, quindi si valuta non solo l’andamento dell’epidemia, ma anche la risposta del sistema sul territorio. Dove c’è alto rischio è necessaria una chiusura temporanea che consenta in un paio di settimane di abbassare i numeri. Sono parametri numerici oggettivi, che non hanno nulla a che vedere con la politica, parlare di centrodestra e centrosinistra è una stupidaggine. Non vi è un colore politico, è come una diagnosi del territorio. Quello che è successo oggi ad una regione, tra due settimane potrebbe accadere ad un’altra regione con un altro colore politico, dipende da questo monitoraggio”.

Sugli effetti delle nuove misure. “Gli effetti delle misure contenute nell’ultimo dpcm non si vedranno in tempi rapidi, servono almeno un paio di settimane. Vi saranno delle aree in cui funzionerà prima ed altre in cui magari funzionerà più tardi. Questo dipenderà dalla capacità del sistema di fare diagnosi e contact tracing. Se salta la capacità diagnostica, aumenteranno i contagi e di conseguenza le persone che vanno in ospedale e in terapia intensiva. Noi consideriamo i posti di terapia intensiva come anello ultimo di un percorso, ma a monte c’è tutta la tracciabilità sul territorio. Ecco perché sono necessari i parametri e un’aderenza a questi parametri, con una trasmissione dei numeri quanto più accurata possibile. Se tu non trovi i positivi perché non riesci a fare un adeguato contact tracing, l’accuratezza dei numeri non è aderente alla realtà e la situazione puoi risolverla solo congelando quell’area, rendendola zona rossa. E’ uno stop and go a cui dovremmo abituarci nei prossimi mesi”.

Sulla situazione degli ospedali. “Ci sono delle aree notevolmente sotto pressione, anche all’interno della stessa regione, questo si traduce con una forte pressione sugli ospedali. Ora è il momento di risolvere le criticità nei covid hospital, risolverle subito senza puntare il dito. Dopodichè fra 6-7 mesi, quando tutto sarà passato, punteremo il dito sugli errori e coloro che non hanno lavorato bene verranno cacciati a calci nel sedere”.

Sul vaccino. “Aspettiamo che vengano terminate le fasi di sperimentazione. Il vaccino deve essere efficace e sicuro, deve essere prodotto. Fisicamente in questo momento non è disponibile, se non per i volontari che stanno completando la fase sperimentale. Il percorso del vaccino secondo me non si concluderà prima del primo quadrimestre del 2021, in termini di capacità produttiva e capacità sul territorio”.

 Riguardo al suo libro scritto con Cecchi Paone “Covid segreto”. “Cecchi Paone ha raccolto le mie riflessioni in un’intervista durata diversi mesi, con riflessioni costantemente aggiornate. E’ una lunga intervista che ripercorre i mesi scorsi. I proventi verranno dati alla fondazione che si occupa degli orfani dei miei colleghi medici deceduti”.

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