“Troppo calcio e poca scuola”, lo scivolone del Ministro e l’incoerenza sui tifosi allo stadio: ma al Giro d’Italia è permesso “alitare” ai ciclisti…

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Lo scivolone del ministro Speranza sugli stadi e sul calcio e quell’inutile paragone con la scuola: ma nel frattempo al Giro d’Italia…

“Sento parlare troppo di calcio e poco di scuola” is the new “del campionato per ora non se ne parla proprio, ora scusate ma torno ad occuparmi di tutti gli altri sport”. Cambiano i ministri, cambiano i mesi, ma non cambia la sostanza: la demagogia verso il calcio ha portato a un’ostilità senza senso.

Allora, il 4 maggio, fu Spadafora, ministro dello Sport. Ora, 4 ottobre, è Speranza, ministro della Salute. Cinque mesi di differenza. Differenza, però, non se ne vede. Il calcio, per tutta onestà, dovrebbe essere trattato come materia (anzi sport) a sé. Non bello da dire, ma quanto mai significativo del ruolo che ricopre in Italia in quanto a industria produttiva del paese

E invece no. Invece ci ritroviamo le tribune aperte a migliaia di tifosi nei Gran Premi. Ci ritroviamo appassionati di ciclismo per le strade e le montagne del Giro d’Italia, tra una pacca sulla spalla e delle vere e proprie “alitate” fatte passare per grida d’incitamento. Ci ritroviamo a veder chiusi, o ad ospitare mille persone (il che fa lo stesso), stadi che ne possono ospitare 20, 30, 40, 80(!) mila.

Novità? Nessuna. I club si espongono, le Federazioni provano a farsi sentire, le varie Leghe altrettanto, ma la decisione di Governo e Cts non cambia, resta ferma a quella già espressa più volte di recente. “Le scuole di qua, le scuole di là, priorità alle scuole, prima le scuole e poi il calcio”. Un disco rotto, sentito troppe volte. Ma scuola e calcio sono due entità separate, la prima con la seconda non c’entra nulla. Non c’entra così come non c’entra col Gran Premio o con il Giro d’Italia, ma viene messa a paragone solo dove conviene, solo con uno sport che dovrebbe avere la precedenza (non per presunzione ma per necessità) e che ormai da mesi viene messo inspiegabilmente all’ultimo posto.

E nel frattempo uno stadio di Serie C di 5 mila posti può ospitare 1.000 spettatori (se la Regione in cui ha luogo lo ha permesso) così come li può ospitare un San Siro o un San Paolo. E si aspetta. Da settimane. Si aspettano promesse e nuove date (in questo caso è metà ottobre), si aspettano decisioni su cui si scarica la responsabilità e su cui si rinvia, si aspetta una scelta coerente col contesto ambientale, con la curva dei contagi e con la capienza di un impianto all’aperto in cui sicuramente il virus ha meno possibilità di proliferare. Di certo meno che negli affollatissimi centri commerciali. Eppure…

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