Spirlì: “dirò frocio, zingaro e negro fino all’ultimo dei miei giorni, non metteremo mai le mutande ai Bronzi di Riace”

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Le parole di Nino Spirlì, vicepresidente della giunta regionale calabrese, ospite di un dibattito a Catania sul tema dell’egemonia culturale

Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se dire ‘zingaro’ sia già un giudizio negativo, ‘negro’ è la stessa cosa, in calabrese dico ‘niurio’ per dire negro, non c’è altro modo“. Lo dice Nino Spirlì, vicepresidente della giunta regionale calabrese, in quota Lega, ospite di un dibattito a Catania sul tema dell’egemonia culturale. “Nessuno mi può venire a dire ‘non puoi dire che sei ricchione’ per dire che sei ‘ricchione’, perché sei omofobo“, aggiunge l’assessore alla Cultura della Santelli. “Guai a chi mi vuole impedire di usare la parola ricchione per dire che sei ricchione“, sottolinea Spirlì. “Non c’è cosa più brutta della lobby ‘frocia’, quella a cui dovrei appartenere io”, dice ancora riferendosi alla propria omosessualità. Poi conclude: “Io dirò ‘negro’ e dirò ‘frocio’ fino all’ultimo dei miei giorni. Che fanno, possono impedirmelo?“.

Cultura, Spirlì: “culi dei Bronzi di Riace così tondi, mai mettere le mutande alla bellezza”

Quelli dei bronzi di Riace “sono culi che hanno più di duemila anni e sono così sodi che non possiamo coprirli, non metteremo mai le mutande ai bronzi, andare a coprire la bellezza… onestamente no, non ce la farei“. Lo dice Nino Spirlì, vicepresidente della giunta regionale calabrese, in quota Lega, ospite di un dibattito a Catania sul tema dell’egemonia culturale. “Non si può coprire l’arte“, aggiunge Spirlì, assessore alla Cutrura della Santelli.

Caso Spirlì, Dieni chiede le dimissioni del vicepresidente della Regione

Il vicepresidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, non perda altro tempo: rassegni immediatamente le sue dimissioni e chieda scusa. Nel caso non intendesse farlo, ci pensi la presidente Jole Santelli a revocargli il mandato e a fare mea culpa per aver nominato nella sua giunta un uomo che non ha il senso della misura e, soprattutto, con le sue inqualificabili dichiarazioni getta discredito sulla istituzione che rappresenta“. Ad affermarlo è la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni.

“Spirlì, che detiene anche la delega alla Cultura (sic), in occasione di un dibattito organizzato dalla Lega a Catania, ha rivendicato il diritto di usare parole quali “negro” e “ricchione” e si è scagliato contro la presunta “lobby frocia”, composta, a suo dire, da “nazisti che cancellano le parole”. Sono espressioni – dice ancora la parlamentare – che si qualificano da sole, ma che diventano inaccettabili e sconcertanti se pronunciate da un esponente del governo regionale”.

“Purtroppo – aggiunge Dieni –, non è la prima volta che Spirlì esprime in queste volgari forme le sue controverse opinioni, a dimostrazione del fatto che il vicepresidente della Regione continua a preferire il ruolo di attore da avanspettacolo a quello di politico responsabile. Ragion per cui, a pensarci bene, forse è troppo chiedere all’esponente salviniano (che inopinatamente continua a fare sfoggio di rosari strumentalizzando, proprio come il suo capitano, la religione) di fare un passo indietro“.

Ecco perché – conclude Dieni – è lecito aspettarsi un intervento della governatrice Santelli a tutela dell’immagine dell’istituzione che rappresenta, ma anche della Calabria e dei calabresi. Quegli stessi calabresi che, ormai da quasi un anno, insistono nel farsi una semplice domanda: “Ma che abbiamo fatto di male per meritarci Spirlì?”. Sarebbe il caso di dare una risposta, presidente Santelli“.

Caso Spirlì, Graziano: “si dimetta”

A Nino Spirlì chiediamo un atto di amore per la Calabria e le sue istituzioni. Rassegni le dimissioni perché con la sua ultima uscita calpesta  le  sofferenze e le battaglie di chi si batte contro le discriminazioni e l’odio. Spirlì non può rappresentare la Calabria che è terra di solidarietà e accoglienza“, lo dichiara il commissario regionale del Partito Democratico della Calabria Stefano Graziano.

Caso Spirlì, Bruno Bossio (PD): “istituzioni hanno dovere di arginare linguaggio d’odio, non di alimentarlo”

“Il vicepresidente Spirlì non può continuare ad utilizzare la sua carica istituzionale per diffondere linguaggi d’odio giustificandoli come semplici scherzi, che nulla hanno da spartire con la libertà d’espressione. Anzi, spesso l’hate speech aiuta a nascondere dietro l’ingiustizia discorsiva razzismo, misoginia e omotransfobia”. Ad affermarlo è la parlamentare del Pd, Enza Bruno Bossio, che aggiunge: “Le istituzioni devono combattere il linguaggio razzista, misogino e omofobo in ogni sede. E per farlo abbiamo bisogno che tutte le forze politiche, in maniera concorde, perseguono su questa via maestra in maniera chiara e determinata, senza ammiccamenti all’estremismo ma in sostegno delle associazioni e degli attivisti che ogni giorno si battono sul campo per i diritti di ognuno di noi. Lo dobbiamo a tutti i cittadini, specialmente quelli più esposti, perché minoranza. Per questo la legge contro l’omotransfobia e misoginia serve e serve subito. Aspettiamo di votarla il 22 ottobre alla Camera per ristabilire, almeno in parte, diritti e civiltà in questo paese”.

Caso Spirlì, la nota di Arci Calabria: “La Calabria, terra di accoglienza e tolleranza, si liberi dallo show della discriminazione”

“Da qualche giorno circola in rete un video in cui il vicepresidente della regione Calabria, Nino Spirlì, in quota Lega e non poteva essere diversamente, ad un dibattito apostrofa le minoranze sessuali ed etniche in modo violento e denigratorio. Il gioco è sempre lo stesso, dichiararsi vittima di una dittatura del politically correct che non gli permette di esprimersi come mamma vuole, letteralmente. Il repertorio messo in scena è tra i più volgari e violenti degli ultimi tempi, vero i ‘negri’ e verso i ‘froci’, proprio mentre il Paese è alle prese con due innovazioni normative importantissime: la discussione della proposta di legge contro l’omolebobitransfobia e la cancellazione dei Decreti Sicurezza”.  Lo afferma in una nota il Presidente ARCI Calabria APS Giuseppe Apostoliti.

“Come Arci ci rifiutiamo di ascoltare un esponente delle istituzioni esprimersi con questi termini, non ci riconosciamo in un linguaggio che offende, marginalizza ed esclude. Soprattutto in un contesto come quello calabrese in cui sono ancora tanti i passi da fare per la diffusione di una cultura inclusiva e non violenta che faccia della diversità il suo obiettivo ma anche il mezzo attraverso cui svilupparsi. Eppure gli esempi e le buone pratiche non mancano: da Riace a Badolato, dalle iniziative della società civile come i Pride, che dal 2014 si avvicendano nella nostra regione, ai dibattiti che animano le università i centri di ricerca i collettivi politici e le associazioni. 
Sono le parole a costruire la realtà e a veicolare visioni del mondo che, a giudicare dal registro lessicale utilizzato nel video, ci risultano essere distanti anni luce dall’impegno della nostra associazione a livello locale, regionale e nazionale. Sono le parole a suggestionare la mente di chi ascolta e a condizionarne le azioni.
Per questo ribadiamo che la Calabria non è popolata da cittadine e cittadini inermi che assorbono acriticamente tutto quello che gli viene propinato; ribadiamo che l’accoglienza e l’apertura alla diversità sono iscritte nei geni delle calabresi e dei calabresi; ribadiamo che la nostra regione ha bisogno di una classe politica dirigenziale all’altezza delle sfide del nostro tempo alle quali rispondere con parole come solidarietà, mutualismo, impegno sociale e civile per la realizzazione e il soddisfacimento dei bisogni di tutte e tutti. Iniziando proprio dal margine”.

“Tutti insieme, tutte le forze autenticamente democratiche hanno il dovere di fare da argine a posizioni di questa natura. Non si sottovalutino gli effetti che tali dichiarazioni comportano. Condanniamole subito e apriamo una nuova stagione di tolleranza, accoglienza e ampliamento dei diritti civili. La presidente Santelli prenda  provvedimenti. Liberi i calabresi da questo uomo dal gergo violento e volgare. Riaffermi i valori della convivenza civile, della solidarietà, della centralità della persona, dell’accoglienza”.

Caso Spirlì, Anastasi: “di fronte a certe esternazioni mi pongo il problema del messaggio che possa arrivare ai nostri ragazzi”

Da uomo di scuola, prima ancora che da esponente politico, piuttosto che puntare il dito o cedere a facili moralismi, di fronte a certe esternazioni mi pongo soprattutto il problema del messaggio che possa arrivare ai nostri ragazzi. Come facciamo a far capire loro che non si deve mai ricorrere al linguaggio del disprezzo e della discriminazione se a farlo è poi un rappresentante delle istituzioni? Facendo passare come normali certe affermazioni di cattivo gusto si rischia di delegittimare tutte quelle persone che ogni giorno affrontano la missione di insegnare ai ragazzi il rispetto del prossimo e il vivere civile. Questo è un messaggio che non può e non deve assolutamente passare, specie se reso più preoccupante dall’ostentazione di voler reiterare determinati comportamenti. Buon senso vuole che ognuno rispetti quanto impartito dalle istituzioni dello Stato rendendone credibile la funzione socio-educativa. Per il resto ognuno si assuma le responsabilità del suo dire e del suo fare, a maggior ragione chi ricopre alte cariche istituzionali“. È quanto afferma Marcello Anastasi, capogruppo di “Io resto in Calabria” in Consiglio regionale, in merito alla polemica riguardante le recenti dichiarazioni del vicepresidente della Regione Calabria durante un incontro della Lega in Sicilia.

Caso Spirlì, la dichiarazione del Dirigente nazionale ArticoloUno

“La grave e inaudita esternazione del Signor Nino Spirlí non ci ha meravigliato considerata la natura del personaggio e l’appartenenza politica con chi ha fatto dell’intolleranza e del razzismo la propria missione spargendo odio in tutto il Paese. Quello che non può passare è che quelle parole vengano pronunciate da VicePresidente della Giunta Regionale della Calabria ovvero da una persona che rappresenta le Istituzioni. Non c’è da indignarsi occorre invece mobilitarsi affinché emerga la Calabria vera, democratica, antifascista, antirazzista”. Lo afferma in una nota Pino Greco Dirigente nazionale ArticoloUno.

“Nino Spirlí non può e non deve più occupare quel posto. Chiediamo ai Parlamentari Calabresi un’azione forte e un’interrogazione al Presidente del Consiglio e alla Ministra dell’Interno. Chiediamo ai Consiglieri Regionali una presa di posizione e di condanna nonché la convocazione del Consiglio Regionale su questo unico punto. Nessuno deve tacere o sottovalutare. Migliaia di “zingari”, come li definisce Spirlí sono stati sterminati nei campi di concentramento nazisti. Migliaia gli omosessuali che vennero sottoposti alla sterilizzazione forzata in seguito a sentenze pronunciate dai tribunali nazisti, internati e uccisi”.

“Tutto questo non deve mai essere dimenticato. A nessuno è consentito spargere odio soprattutto se quel qualcuno siede su uno degli scranni più alti della Regione Calabria. Purtroppo è come se stessimo assistendo ad un film terribile, un film già visto che ha nella sua trama l’imprigionamento del pensiero umano che diventa sempre più intollerante verso la sua stessa umanità. Assistiamo a sistemi di coercizione che hanno prodotto guerre, tanto forti che alcuni uomini credono di raggiungere così la risoluzione di tutti i problemi. Odio e intolleranza sono l’anticamera del dolore e della morte: la negazione dell’umanità. Impariamo dalla storia ad arginare Caino”.

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