Reggio Calabria, la città dello sport negato: bambini senza impianti, società e associazioni allo stremo. “Tutti predicano bene, ma chi si preoccupa dei nostri figli?” [INTERVISTA]

StrettoWeb

Reggio Calabria, la protesta delle associazioni sportive di pallacanestro contro la mancanza di impianti: l’intervista alla dirigente Romana Pirillo

Non rispondono. O rimandano. E così mettono in difficoltà le società e la loro organizzazione, ma soprattutto privano i bambini di una delle più belle, e salutari, gioie quotidiane: lo sport. Le associazioni sportive di pallacanestro alzano la voce in merito alla situazione relativa all’assegnazione degli impianti del territorio. Una condizione insostenibile e che si ripercorre puntuale ogni anno, penalizzando chi vuole fare sport in maniera sana e regalare ai bambini momenti di aggregazione e non solo.

romana pirilloA dar voce a tutte le società, in un’intervista ai microfoni di StrettoWeb, è la dirigente della Basket Nuova Jolly, Romana Pirillo, coinvolta direttamente in questa situazione. “Il regolamento – spiega – prevede che sia pubblicato un bando da parte del Comune, ma questo non è ancora avvenuto. Sarebbe dovuto accadere entro giugno, per dare la possibilità poi, per metà agosto, di consegnare gli impianti alle società. Qual è la situazione? Ci rimandano, da tanto”.

Lo sfogo è lampante e giustificato, anche alla luce di tutti i tentativi effettuati per poter risolvere il problema: “Ad inizio settembre abbiamo inoltrato la solita richiesta nonché inviato Pec con regolare documentazione, abbiamo inviato email e cercato di rintracciare i dirigenti del settore sport. Niente. Alle pec e alle email non rispondono, al telefono ci è stato sempre riferito, invece, che ‘si stanno organizzando‘. Da quanto si stanno organizzando? Siamo a ottobre, ben cinque mesi dopo la reale data di pubblicazione del bando, e non sappiamo cosa dobbiamo fare, come ci dobbiamo muovere. Le società si aspettano anche un intervento del Sindaco, che al momento però non c’è stato”.

PalestraLa situazione in questione riguarda, nello specifico, tre impianti di proprietà del Comune: lo Scatolone e gli impianti di Archi e Pentimele. “A tal proposito vorremmo capire – continua la dirigente ai nostri microfoni – perché i primi due sono ancora chiusi e perché alcune società hanno potuto iniziare ad allenarsi al PalaCalafiore, che ha da poco riaperto, mentre noi no. Siamo figli di un Dio minore?”.

Tutto ciò, come sopracitato, colpisce chi più di tutti in questa situazione non c’entra nulla: i bambini. “E’ il motivo principale per cui ci stiamo sbattendo – dice – Tutti predicano bene e poi nessuno si preoccupa realmente dei bambini, dei nostri figli. Sono fermi da marzo, senza la possibilità di allenarsi e di condividere bei momenti insieme. Senza dimenticare il fatto che, così, ci costringono ad andare ad allenarci da privati, in mancanza di altro, e che non possiamo cominciare i campionati perché non possiamo indicare una sede in cui giocare le partite in casa”.

Da aggiungere ad una condizione già precaria e poco equilibrata, anche la questione Covid, con gli enormi sforzi chiesti alle società per rispettare tutte le norme: “Da quel punto di vista siamo a posto. Abbiamo chi si occupa di questo e lo sta facendo bene. A maggior ragione ci aspetteremmo delle risposte che al momento non sono arrivate”.

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