Previdenza complementare: un’ottima opportunità

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Nella recente bozza alla Legge di Stabilità 2021 che dovrà essere approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre 2020 vi è una norma che riguarderà la previdenza complementare

Nella recente bozza alla Legge di Stabilità 2021 che dovrà essere approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre 2020 vi è una norma che riguarderà la previdenza complementare. Ci sarà cioè la possibilità per favorire lo sviluppo dei fondi pensione che negli altri Paesi Europei è molto in uso ma che qui da noi in Italia stenta a decollare, di aderire per un altro semestre utilizzando lo strumento del silenzio-assenso. Quindi chi vorrà potrà aderire. Chi non vorrà potrà farlo per iscritto. Chi non farà nulla automaticamente aderirà a questo istituto. E’ una possibilità molto interessante per le persone che avranno la possibilità di incrementare l’importo del proprio assegno quando andranno in pensione. Con il sistema contributivo ormai in vigore per tutti dall’anno 2012 i lavoratori dopo 40 anni di contributi percepiranno un importo della pensione che supererà di poco il 50% del proprio stipendio. La possibilità quindi di aderire ad un fondo pensione all’inizio della propria carriera lavorativa, permetterà di “costruirsi” quel 20/25% mancante per far si che si possa ottenere una pensione decorosa. Il sistema funziona in questo modo. Il dipendente aderisce al fondo pensione dell’azienda trasferendo il proprio TFR in questo fondo. L’azienda a sua volta integra questo fondo con il cosiddetto “contributo del datore di lavoro”. Queste somme vengono investite in maniera prudenziale e alla fine della carriera lavorativa vengono riassegnate al dipendente sotto forma di assegno mensile. Questi sono i cosiddetti “fondi chiusi”. Esistono poi i “fondi aperti” che sono sottoscrivibili da chiunque, senza alcuna limitazione derivante dalla propria occupazione.

Terza possibilità i PIP Piani Individuali Pensionistici che è una forma di previdenza complementare privata gestita da compagnie assicurative. Delle tre possibilità quella più conveniente è senza dubbio la prima quella dei “fondi chiusi” in quanto come sopra indicato il dipendente non fa sostanzialmente dei versamenti ma destina il proprio TFR con inoltre l’aggiunta del contributo del datore di lavoro. Un altro aspetto importantissimo di questi istituti è che tutti gli importi versati hanno una deducibilità fiscale fino a 5.164,57 € annui. In pratica se si ha un ‘aliquota IRPEF del 27% si avrà nel modello 730 un rimborso annuo di 1394 € e se invece si ha un’aliquota IRPEF del 38% si avrà nel modello 730 un rimborso annuo di 1.962 €. Altro aspetto molto interessante è quello dei rendimenti negli ultimi anni. Ebbene confrontando I rendimenti dei fondi pensione degli ultimi cinque anni e anche degli ultimi dieci anni si noterà che il rendimento dei fondi pensione si è rivelato essere molto più alto rispetto al rendimento offerto dal TFR. Eppure in Italia per paura, per ragioni ideologiche, perché non è giusto assegnare a dei privati una parte importante della propria pensione, ecc. questo istituto a differenza del Paesi Europei stenta a decollare come dovrebbe. I giovani vedono il momento di raggiungere la pensione molto lontano e oltretutto i loro stipendi all’inizio delle loro carriere che non sono molto alti difficilmente permetterebbero di privarsi di 100/200 € al mese per pagare individualmente una previdenza complementare. Ma aderendo ai fondi pensione e rinunciando al TFR che è un istituto ormai obsoleto e che abbiamo ormai solamente noi in Europa, questi giovani avranno la possibilità di integrare il proprio assegno pensionistico e avere in futuro una decorosa condizione di vita.

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