Reggio Calabria, Nino Liotta: “Next Generation Calabria, alla città serve un Sindaco che agisca col piglio dello statista”

StrettoWeb

Reggio Calabria, la nota di Nino Liotta Innovatore dell’Area dello Stretto Animatore di un nuovo progetto politico “Elemento EuroMeridione”

“Gentile Direttore, In qualità di potenziale candidato Sindaco alle prossime elezioni amministrative della città Metropolitana di Reggio Calabria ho partecipato alla fase politico-dibattimentale che ha attraversato la città nella fase di formazione delle liste. La mia potenziale candidatura puntava a far prevalere, rispetto alle affermazioni personali, un polo civico che convergesse su una personalità terza capace di attenuare le conflittualità e far emergere interessi e visioni di una terra martoriata: più che un sindaco amministratore una figura capace di agire col piglio dello statista, sostenuto da forze a trazione locale, sia emergenti che già assestate sul territorio”. Lo scrive, in una nota inviata a StrettoWeb, Nino Liotta, già consigliere comunale.

“Il dibattito – prosegue Liotta –  ha fatto emergere una tendenza alla frammentazione, al prevalere, ancora una volta, degli egoismi personali sugli interessi collettivi, confermata dal numero dei candidati in campo: questa è la motivazione che, in termini elettorali, mi ha spinto a fare un passo indietro nonostante il notevole sostegno di opinione determinato dalla nitidezza del Programma, accompagnato da un metodo innovativo, almeno a queste latitudini. Ma non è un passo indietro politico anzi uno slancio verso il futuro, considerata l’esperienza da me maturata nel corso degli anni in qualità di Consigliere Comunale nel momento più tragico della storia recente, nonchè la presenza costante nel dibattito cittadino. E non solo. Continuerò, in maniera molto più incisiva, ad essere presente nella mia qualità di innovatore e visionario sulla scena politica, cercando di affermare tendenze ormai ineludibili anche per amministratori locali. In tal senso la invito a pubblicare sulla Sua testata lo scritto allegato, che cerca di rendere evidente alla popolazione che si avvia al voto quanto oggi, anche un amministratore locale, non possa essere distante da visioni europeiste e processi sovranazionali, in quella dinamica che dovrebbe portare alla dimensione che io definisco Next Generation Calabria.

NEXT GENERATION CALABRIA

Il 15 ottobre è una data da cerchiare in rosso sul calendario nazionale. Rappresenta il termine ultimo (ancorché suscettibile di rinvio) entro il quale il Governo si è impegnato a presentare alla Commissione europea un piano dettagliato di progetti finanziabili dal “Recovery e Resilience Facility”, lo strumento cardine varato dalle istituzioni comunitarie nell’ambito del piano “Next Generation EU” per contrastare gli effetti devastanti della pandemia. Il governo conta in tal modo di fruire già nel 2021 del 10 per cento degli oltre 208 miliardi (81 di trasferimenti e 127 di prestiti) messi a disposizione del nostro paese nei prossimi tre anni.

Si tratta di un’opportunità straordinaria, che va assolutamente colta per le significative implicazioni che possono scaturirne sul piano politico, sociale ed economico. E se per un verso viene dimostrato – contrariamente a quanto sostenuto dalle forze sovraniste e populiste – che il rafforzamento della collocazione europea è nell’interesse del nostro paese, per altro è utile includere nel vivace dibattito avviato in queste settimane il punto di vista del Mezzogiorno e lo sguardo disincantato dei cittadini che ne popolano centri abitati grandi e piccoli. Molti di essi verranno chiamati ad esprimere un voto alla tornata elettorale del 20-21 settembre, che interesserà i consigli regionali di Campania e Puglia e ben 500 comuni. Tra questi, anche la città metropolitana di Reggio Calabria, le cui gravi criticità accumulate in parecchi anni di inefficace e inconcludente amministrazione avrebbero dovuto indurre i candidati ad una campagna elettorale più “alta” e ricca di impegni – non promesse e slogan – con l’unico obiettivo di fare rinascere la città nei prossimi anni, dandole un nuovo respiro.

Era francamente piuttosto arduo immaginare che le suggestioni del “recovery fund” potessero financo lambire campagne elettorali per le amministrative che, come sappiamo, vivono di logiche proprie e localistiche.

Eppure, incrociare i trend europei, a partire dal “green new deal” dalla digitalizzazione, dallo sviluppo del capitale umano, con le esigenze dei territori rappresenta la sfida più grande per chiunque sia oggi impegnato in politica: da chi occupa un seggio parlamentare, fino all’amministratore di un piccolissimo comune.

Il punto discriminante tra successo e fallimento sul piano amministrativo sta nel cogliere un primo input essenziale inviato da Bruxelles: la capacità di pensare in maniera strategica, dotandosi di una visione intorno alla quale costruire una discontinuità sempre più urgente, per andare incontro in maniera più efficace ai bisogni delle comunità. Una rivoluzione copernicana, se si guarda ad un’interpretazione della politica come mera conquista e gestione del consenso, un approccio diffuso che termina inesorabilmente con il deludere le aspettative generate. Al contrario, una boccata d’ossigeno per tutti coloro che credono sia ancora possibile offrire una prospettiva di innovazione e di modernità, senza per questo apparire come idealisti e nella piena consapevolezza che il semplice richiamo al concetto di cambiamento rischia di trasformarsi in un esercizio di vuota retorica.

Una seconda sollecitazione che l’Europa ci rivolge è di carattere generazionale. La via della transizione verde e digitale indicata da Bruxelles richiede un arco temporale trentennale per giungere a destinazione. Lo sforzo richiesto al nostro paese, aduso a standard di brevissimo periodo, appare colossale: è infatti necessario un radicale cambiamento di approccio, che privilegi lo sguardo lungo e metta subito al centro della scena le generazioni più giovani. L’apprezzato intervento dell’ex governatore della BCE Mario Draghi al Meeting di Rimini ha avuto il pregio di rilanciare due messaggi troppo spesso dimenticati. Anzitutto, la fiducia e la speranza come presupposti essenziali per ricostruire, mettendosi alle spalle l’incertezza cresciuta esponenzialmente a partire dalla crisi del 2008. In secondo luogo, i sussidi dimostrano la loro efficacia quando si configurano come una misura temporanea ed eccezionale: nel momento in cui terminassero, a rimetterci maggiormente sarebbero i giovani, soprattutto quelli meno qualificati.

Dinanzi ad uno scenario complesso e allo stesso tempo dinamico, tutti coloro che hanno a cuore le sorti del nostro amato Mezzogiorno non possono restare inerti, accettando supinamente che il divario con il resto dell’Italia continui ad accrescersi anche dopo la pandemia. Al contrario, è fondamentale mettere in campo proattività e volontà, passione e impegno, per agganciare il traino della ripresa offerto dall’Unione europea. È un tema che interroga non solo le classi dirigenti, ma tutti noi cittadini.

Mai come oggi dobbiamo pretendere che lo sviluppo delle infrastrutture fisiche e digitali diventi armonico con una formazione di qualità per i nostri ragazzi e con una cultura di impresa avanzata: per la nostra regione il piano europeo rappresenta l’ultima chiamata per lanciare Next Generation Calabria.

Galleggiare per evitare di affondare non basta più, non può essere un’opzione per gli anni a venire.

È arrivato il momento di agire ed osare: per non costringere più i nostri figli ad emigrare per costruirsi un futuro, viceversa per trasformare le intelligenze giovani nella leva decisiva di un Sud non più considerato problema, ma risorsa”.

Nino Liotta 

Innovatore dell’Area dello Stretto 

Animatore di un nuovo progetto politico “Elemento EuroMeridione”

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