Elezioni Comunali Reggio Calabria, Fabio Foti (M5S) a StrettoWeb: “Falcomatà totalmente incapace, se rieletto avremo il commissariamento per la legge Severino. Ci è bastato il primo tempo, la finisca qui”

StrettoWeb

Elezioni Comunali Reggio Calabria, intervista al Candidato del Movimento 5 Stelle Fabio Foti

Finalmente il Movimento 5 Stelle si “normalizza“, e per la prima volta in Calabria si presenta agli elettori con un candidato credibile, serio e ricco di proposte concrete in vista delle elezioni amministrative grazie alla figura di Fabio Foti, candidato a Sindaco di Reggio Calabria. Nella Città Metropolitana in cui l’esito del voto è atteso da tutt’Italia, 20 e 21 Settembre si voterà dopo 6 lunghi anni in cui ha governato il giovane dem Giuseppe Falcomatà. E il profilo di Foti sembra proprio la chiusura del cerchio rispetto al grande paradosso di una città in cui il Pd ha governato con un rappresentante – di fatto – grillino. Non è un caso se l’elettorato cinque stelle a Reggio nel 2014 ha votato in massa Falcomatà, rivedendo in lui il rappresentante ideale dei (dis)valori e della (sotto)cultura che negli anni hanno animato l’onda dell’antipolitica: giovane e dal volto pulito, quindi automaticamente onesto (?), dalla preparazione teorica e quindi col Curriculum “titolato“. Poco importa se vuoto di contenuti e totalmente incapace sotto il profilo amministrativo: tanta forma, poca sostanza. Con una smodata attività comunicativa sui social, Falcomatà è stato il rappresentante reggino di quella stagione che ha visto i suoi interpreti personaggi come Renato Accorinti nella vicina Messina o Virginia Raggi a Roma, proprio mentre a livello nazionale il suo partito, il Pd, tentava di contrastare l’avanzata del populismo con Renzi e Calenda, adesso entrambi fuori dal Partito Democratico traghettato da Zingaretti all’accordo di Governo proprio con i cinque stelle.

Il momento-simbolo dell’avanzata dell’antipolitica è stato il famoso “questo lo dice lei” urlato da Laura Castelli a Pier Carlo Padoan durante una trasmissione di Porta a Porta del novembre 2018. Ma oggi, a Reggio Calabria, le parti sembrano invertite. Al “grillino”-Falcomatà, il Movimento 5 Stelle contrappone Fabio Foti, professionista serio e stimato in città. Direttore Sanitario del Poliambulatorio Medico La Feluca, molto impegnato nel sociale soprattutto con attività di prevenzione medica e primo soccorso.

Persona seria ed equilibrata, Fabio Foti ha 54 anni, non utilizza i social in modo esagerato, non è ossessionato dalla comunicazione online e dalla propria immagine, è figlio di un noto avvocato penalista ma ha scelto una carriera diversa. Si è laureato con una specializzazione in Microbiologia e Virologia Clinica nel 1995 a Catanzaro e si è specializzato a Tuscaloosa, nella Alabama University, con un master sulle medicine tropicali. Oltre che esperto nel primo soccorso, è medico “vaccinatore”, specializzato proprio nei vaccini, in barba all’ignoranza no-vax a cui il M5S negli anni ha strizzato l’occhio.

Le impressioni sulla sua serietà e professionalità sono confermate dall’occasione dell’intervista: pacato, rispettoso e intelligente, Fabio Foti si è dimostrato autocritico rispetto ai passi falsi compiuti dal Movimento negli ultimi anni: “c’è in corso un processo virtuoso – ha detto oggi ai microfoni di StrettoWeb – che credo durerà ancora qualche anno, in cui finalmente sarà affrontato il tema della selezione della nostra classe dirigente. E’ stato il nostro enorme tallone d’achille. Noi cinque stelle abbiamo molti difetti, gran parte della classe dirigente si è evoluta nel tempo”.

“Io faccio parte di un grillismo 3.0, ho una mentalità aperta, fuori dai dogmi. Rigettiamo il vecchio sistema dell’economia politica elitaria e poco solidale e sposiamo il modello dell’economia civile e solidale. Siamo per il modello economico, il nostro programma ètotalmente impregnato sui soldi, su come fare soldi e su come generare ricchezza. Io ho fatto formazione politica, stiamo facendo formazione politica perchè non è facile improvvisarsi. Credo che debbano essere i professionisti a impegnarsi in politica, ma devono studiare ed essere all’altezza. Nei prossimi anni avremo candidati formati da scuole politiche con stage e corsi che abbiamo già iniziato. Così chi si vorrà candidare non sarà più un pazzoide che cerca quattro click sulla rete, ma sarà una persona preparata che cresce e arriva alla candidatura dopo aver compiuto un percorso di qualità, con l’obiettivo di riportare il Movimento 5 Stelle a ciò che era in origine, la nostra meravigliosa idea del cittadino che si può fare istituzione. E’ un sogno che pervade le nostre coscienze, e non è utopistico: si può realizzare presto nelle amministrazioni comunali che sono la visione più alta della politica. Un consigliere comunale vale molto più di un consigliere regionale, un deputato, un europarlamentare, perchè si confronta ogni giorno con i bisogni della sua gente. E rendere felici le proprie persone con poche scelte ponderate è la più grande gratificazione che un essere umano possa avere“.

Se c’è un primo frutto di questo percorso di formazione e di “normalizzazione” politica del Movimento 5 Stelle, quello è proprio Fabio Foti. Non le manda a dire a nessuno, ma in modo ponderato e basato su fatti concreti. Altro che – insomma – “Vaffa Day“.

Com’è arrivata la sua candidatura?

E’ stato un percorso logico, mi sono avvicinato al Movimento 5 Stelle inizialmente a livello nazionale perchè mi è sempre piaciuta l’idea di un cittadino che si può fare Stato, ovviamente formandosi. Sono entrato nel Movimento tra fine 2012 e inizio 2013, ho osservato da vicino le dinamiche delle persone che si sono occupate di questo percorso. Dopo 8 anni, la candidatura è stato una traguardo naturale di questo percorso: non è stata una spinta personale, ma la parte conclusiva di un percorso. E dico conclusiva perchè ho 54 anni, faccio il medico, alla fine di questa consiliatura avrò 60 anni e spero di trasferire il mio bagaglio di esperienza ad altri più giovani“.

A Reggio Calabria, seppur dopo il grande exploit delle politiche 2018, il Movimento 5 Stelle parte dall’1,9% delle comunali del 2014 e sarebbe la prima volta se riusciste ad entrare in consiglio comunale superando la soglia di sbarramento del 3%.

“Entrare nel palazzo per capirne i meccanismi e dare un contributo importante è l’obiettivo minimo. Siamo in corsa per vincere, ma siamo anche consapevoli delle difficoltà rispetto alle coalizioni e al numero di liste e candidati. Noi abbiamo una sola lista, con appena 24 candidati. Ci sono altri candidati che hanno 11 liste, 10 liste, 4 liste, 300 candidati… Stiamo con i piedi per terra. Il nostro obiettivo è conquistare uno, due, tre seggi in consiglio comunale. Partiamo come se fossimo l’Atalanta, non la Juventus. Magari alla fine andremo in Champions League, ma resteremo comunque un’Atalanta”.

Rimanendo in gergo calcistico, a Reggio Calabria Falcomatà chiede ai reggini il “secondo tempo”. Eppure a livello nazionale con il suo partito governate insieme: c’è mai stato un contatto per una coalizione Pd-M5S anche a Reggio?

“Assolutamente no, Zingaretti da subito ha sempre indicato Falcomatà come candidato del Pd nel segno della continuità, quindi nel momento stesso in cui hanno confermato un Sindaco come Falcomatà per il secondo tempo, noi abbiamo percorso un’altra strada. A noi il primo tempo, finito 5-0 per gli avversari, non è minimamente piaciuto, quindi vorremmo schierare un’altra formazione vincente. Il nostro programma è completamente antitetico a Falcomatà, probabilmente siamo più antitetici noi rispetto al Centro/Destra. A Reggio c’è un’enorme linea di demarcazione tra noi, veri progressisti, e l’Amministrazione Falcomatà, che rappresenta un Pd mascherato di progressismo ma che non ha mai realizzato nulla che guardasse indietro e in basso, pensando ai deboli e alle generazioni future. Noi non abbiamo, anche a livello nazionale, mai avuto alcuna convergenza con l’Amministrazione Falcomatà. La nostra campagna elettorale è completamente opposta a quella del Pd. Siamo orientati a intercettare il mondo e l’elettorato progressista che non si è riconosciuto nell’attività del Sindaco uscente. A livello nazionale, con l’ultimo voto sulla piattaforma Rousseau, abbiamo deciso soltanto che SE si trovano le convergenze programmatiche è possibile un tipo di alleanza con gli altri partiti. Non con il Pd, ma con qualsiasi partito. Anche se ci fosse una convergenza programmatica con un movimento di centro/destra, possiamo fare l’alleanza anche con loro, con qualsiasi partito. Finalmente, aggiungo, perchè questa è politica. Il M5S adesso si può alleare con partiti e con liste civiche. Ma ci deve essere convergenza programmatica. In queste elezioni comunali abbiamo una coalizione solo a Pomigliano d’Arco e Termini Imerese, quindi in pochissimi e piccoli comuni. Abbiamo la possibilità di alleanza, ma va adattata da contesto a contesto. Su Reggio non c’è mai stata neanche una discussione visto quanto siamo lontani dalle politiche di Falcomatà”.

Come considera questa campagna elettorale e cosa pensa dei suoi avversari politici?

“A destra c’è Minicuci che sta conducendo una campagna politica di basso profilo mediatico e contenutistico. Molto del suo consenso sarà eroso da Angela Marcianò che pescherà da una grande quantità di voti buttando Minicuci a mio avviso fuori persino dal ballottaggio. Dall’altra parte c’è una grande parte della popolazione progressista e di sinistra che esprime un giudizio severo nei confronti di Falcomatà, non tanto in termini di impegno perchè il Sindaco uscente e la sua Giunta avranno anche profuso il massimo per migliorare la qualità della vita delle persone, ma semplicemente questo non è avvenuto. Non c’è stata alcuna svolta sugli indicatori socio economici della città, non c’è stato alcun cambiamento in 6 anni. Io oggi sono candidato al Comune con il mio programma e le mie idee, giro la città dicendo cosa voglio fare e realizzare. Se poi vengo eletto e dopo 5 anni non ho fatto nulla di ciò che avevo promesso, non mi ricandiderei mai. Non sarebbe dignitoso. Il mio obiettivo e l’obiettivo del Movimento 5 Stelle è quello di erodere questo consenso. Credo che in questa partita ci siano 4 competitor: Falcomatà, Minicuci, Angela Marcianò e noi del Movimento 5 Stelle. Puntiamo a intercettare i delusi di Falcomatà”.

Eppure ci sono altri candidati importanti come Klaus Davi e Saverio Pazzano.

“Sì, li stimo moltissimo. Pazzano è una figura di enorme livello e grande spessore, il percorso de La Strada è uno dei più lineari e coerenti che si sia visto in città in questa campagna elettorale. Gli auguro un grande successo, con la convinzione che la sua presenza in consiglio comunale, insieme ad altri consiglieri de La Strada e di Riabilitare Reggio, sia utile alla città. Non credo però che possano correre per il ballottaggio. Klaus Davi è un personaggio fantastico, di grande livello soprattutto mediatico, ed è un’enorme risorsa per la città. Credo che abbia fatto un percorso un po’ strano, partito in pompa magna e con gli squilli di tromba, sembra un po’ in flessione negli ultimi tempi dal punto di vista contenutistico, e per la scarsa presenza fisica nei luoghi che contano. Rispetto alle aspettative di partenza che erano molto alte, potrebbe essere forse la delusione ma non perchè lui sia deludente, anzi, il suo programma è di alto livello e il personaggio è di spessore, ma soltanto rispetto alle prospettive di partenza in cui sembrava che potesse addirittura correre per il ballottaggio. Invece credo che adesso abbia subito un grande ridimensionamento, ma la sua presenza in consiglio darà grande qualità al consigilo comunale. Anche se fosse all’opposizione, per vigilare. Credo che Davi e Pazzano sono persone che andrebbero ascoltate molto di più”.

“Ci sono anche Fabio Putortì e Maria Laura Tortorella – prosegue Foti – che si sono spesi su tante battaglie. Mi piacerebbe che i reggini stavolta andassero a votare politicamente, dopo aver scoperto e analizzato i candidati ed essersi fatti un’idea sui programmi, valutando credibilità politica e percorsi di ognuno di noi e votando con raziocinio. Se si userà male la matita tra le dita, il 22 settembre ci ritroveremo con la solita acqua tra le dita, cioè col nulla. Non c’è più solo l’alternanza destra-sinistra, c’è un parterre più concreto. In modo particolare quest’anno, c’è una buona offerta di civismo, i cittadini dovrebbero un po’ allungare il collo e lo sguardo e andare al di là del dualismo Minicuci-Falcomatà di cui non si sente il bisogno. Dalla Marcianò a Siclari siamo 7 candidati che meritano l’attenzione della cittadinanza. Mi scoccia un po’ che si parla di 2 contendenti: uno ha dimostrato di non saper amministrare la città, l’altro è un corpo estraneo alla nostra comunità”.

Però paradossalmente proprio la frammentazione dei candidati civici potrebbe favorire il dualismo Minicuci-Falcomatà. Due candidati che non entusiasmano gli elettori, che non raccolgono grandi consensi d’opinione ma che hanno la forza dei grandi partiti, delle coalizioni tradizionali e di centinaia di candidati rispetto a un terzo polo che non c’è, ma si divide in 7 candidati.

“E’ verissimo, ed è un enorme peccato. Per 45 giorni abbiamo provato a fare un vero terzo polo, unendo tutti in un’alternativa che avrebbe stravinto le elezioni spinta dall’onda d’opinione della popolazione. Io personalmente ho aperto tavoli di concertazione con tutti, dalla Marcianò a tutti gli altri, solo Siclari non ho mai incontrato e non conosco. L’idea era quella di riunirsi, azzerare le candidature e trovare un candidato terzo di sintesi. Anche io mi ero fatto indietro. Ovviamente come Movimento 5 Stelle non potevamo accettare la candidatura di Angela Marcianò ma solo per motivi regolamentari, perchè abbiamo il divieto di candidare amministratori condannati in primo grado; mi dispiace che lei abbia scelto il rito abbreviato, ma non potevamo farlo per una questione tecnica. Ciò non toglie che io la stimo, avremmo potuto fare coalizione tutti quanti insieme trovando un candidato terzo, di sintesi, che avrebbe reso il terzo polo ancor più competitivo, saremmo andati quantomeno al ballottaggio senza alcun dubbio in una situazione in cui la sinistra non ha saputo governare e la destra non ha saputo individuare un’alternativa. Gli unici a fare un passo indietro rinunciando alla propria candidatura siamo stati io, Maria Laura Tortorella e Nino Liotta. Invece tutti gli altri, da Angela Marcianò a Klaus Davi, da Saverio Pazzano a Fabio Putortì, non hanno voluto peccando un po’ di egoismo. Dicevano che volevano fare il tavolo, ma che saremmo tutti dovuti andare con loro e che loro sarebbero rimasti candidati. Mi dispiace. La Marcianò potrebbe farcela anche da sola. Mi dispiace soprattutto che Davi e Pazzano non abbiano capito il senso della nostra proposta e adesso siamo qui così frammentati ognuno a giocare la sua partita contro i colossi dei partiti tradizionali”.

In caso di vittoria di Angela Marcianò o di Falcomatà, c’è il rischio che intervenga il Prefetto con la Legge Severino.

“Ecco, questo è il punto e sorprende che nessuno lo dica. Mi sorprende anche che la Marcianò confidi di non essere sospesa. Il rischio c’è ed è concreto, con 7 sentenze di amministratori condannati in primo grado che esattamente il giorno dopo sono stati sospesi dalle loro funzioni per 18 mesi. Reggio Calabria può permettersi il rischio di una sospensione del Sindaco? Io dico NO, GRAZIE! Ci mancano solo i 18 mesi di sospensione della Marcianò!!! Lei non dovrebbe neanche essere candidata. E’ inchiodata dal capo di imputazione: abuso d’ufficio e falso. Ovviamente qualora in appello dovesse essere ribaltata la sentenza, tornerebbe ad essere Sindaco. Ma in questo momento, Angela Marcianò tre giorni dopo l’elezione sarebbe sospesa. E’ matematica. Il capo d’imputazione ha decretato in maniera nettissima questa verità, per il tipo di condanna. Adesso, sia chiaro, è tutto giusto quello che ha fatto: lei ha tirato fuori questo processo, che altrimenti sarebbe stato archiviato. Sappiamo la sua storia, sappiamo che si sta difendendo ed è tutto giusto. Ma tecnicamente Reggio rischia di rimanere 18 mesi con un Sindaco sospeso.

“Per Falcomatà la situazione è ancora più grave. Se Angela Marcianò è stata condannata a un anno, quale sarà la pena inflitta a Falcomatà? Sicuramente superiore! Attenzione: se superiamo i due anni di condanna, altro che sospensione…. scatta il decadimento immediato dalle proprie funzioni. E magari ci ritroveremo a metà consiliatura con una giunta che decade e il nuovo arrivo dei commissari. La gente deve riflettere. Due dei principali competitor, due che possono andare al ballottaggio, rischiano di far piombare la città nel baratro. Uno rischia la sospensione immediata, l’altro rischia di decadere. E’ un rischio che non ci possiamo permettere, a prescindere da tutto. Battaglieremo, non parlando delle persone e del loro impegno civico perchè abbiamo il massimo rispetto per tutti. I fatti incontrovertibili sono questi. Falcomatà al 2° anno può decadere, la Marcianò al 2° giorno può essere sospesa. Nelle motivazioni della condanna della Marcianò è già scritta la condanna a Falcomatà, e se lei che aveva contrastato il Sindaco e aveva un ruolo marginale in Giunta, figuriamoci di quanto può essere la condanna nei confronti di chi ha realmente la responsabilità di abuso d’ufficio e del falso. Avvocati illustri possono argomentare su questo. Mi piacerebbe fossero interessati: la città non si può permettere questa spada di damocle. Se viene eltto sindaco il candidato 5 stelle, questi problemi non ci saranno”.

Crede che il giudizio degli elettori sull’operato del Governo del Movimento 5 Stelle influirà su queste elezioni Comunali?

“Sinceramente me lo auguro. C’è una cosa che potrebbe cambiare radicalmente lo scenario di queste elezioni: sono i percettori del reddito di cittadinanza. Solo nel Comune di Reggio Calabria sono 5.854, e sostengono nuclei familiari di 20.000 persone. Mi piacerebbe che questa misura ci venisse riconosciuta. E’ un elemento imprevedibile, che non c’è mai stato prima. Se le famiglie dei percettori del reddito di cittadinanza pensassero – come sarebbe logico – di mettere la croce sul simbolo che li ha salvati dalla povertà, allora potremmo avere delle sorprese. E’ un elemento imponderabile della campagna elettorale”.

Eppure il reddito di cittadinanza fino al momento non ha funzionato bene: è stato mera assistenza, a differenza di quanto ipotizzato quando lo avevate proposto tre anni fa.

“Inizialmente è una misura assistenziale di lotta alla povertà, ma ci sarà una seconda fase in cui si integrerà con le politiche del lavoro. La prima cosa che faremmo al Comune se fossimo eletti, sarebbe quella di far lavorare i percettori del reddito di cittadinanza nei lavori socialmente utili. Nessuno lo dice, ma Falcomatà non ha attivato i PUC, i Programmi di Utilità per la Collettività che ogni Comune può attivare utilizzando i percettori del reddito di cittadinanza. Altri Comuni già lo fanno. A Reggio Calabria nessun percettore del reddito sta lavorando per conto del Comune. L’altro giorno ho incontrato un ingegnere informatico che percepisce il reddito perchè ha perso il lavoro tre anni fa e oggi potrebbe, e vorrebbe, rendersi utile per la macchina amministrativa comunale, invece è abbandonato sul divano. Eppure l’utilizzo di queste risorse è la soluzione alla carenza della pianta organica comunale, di cui Falcomatà si è più volte lamentato”.

Il Sindaco uscente, però, ha spesso e volentieri giustificato le proprie mancanze con le ristrettezze economiche e la mancanza di fondi.

“Una delle cose che ho sempre poco apprezzato di Falcomatà è il dare la colpa agli altri, a chi c’era prima,e il dire che non ci sono soldi. Sono dogmi da rispedire al mittente. Tutti sanno che si parte da una situazione debitoria grave, ma tutti lo sapevano già da prima. Compreso Falcomatà. La domanda da porsi è: si può uscire da questa situazione? La risposta è SI’. Ci vogliono idee: esistono 19 fonti di approvvigionamento economico per un Comune, tra cui i fondi diretti e indiretti della comunità europea. Se io andassi a governare questa città, due giorni dopo mi doterei di due studi di europrogettazione per intercettare fondi. C’è la possibilità, sapendo lavorare bene con i fondi europei diretti di Horizon 2020, Life, e altri programmi, di rilanciare l’economia a tutti i livelli. Ci sono anche gli open data che sono fondamentali. In città manca un censimento dei saperi. Noi non sappiamo chi siamo. Chi sono i reggini? Se chiedo a te, Peppe ma tu sai chi siamo? Lo sai? I 180 mila cittadini di Reggio, eslcudiamo i bambini, i 150 mila reggini, chi siamo? Quanti grafici ci sono? Quanti rapper ci sono? Quanti cantanti? Chi siamo? Non c’è un censimento dei saperi. Tutti questi dati che hanno a che fare con le risorse umane, dovrebbero essere rialaborati, ridefiniti, canalizzati in un percorso classico di meritocrazia. L’Amminsitrazione Comuale, facendosi di lato, può facilitare processi per generare valore alle imprese e alle persone. Partendo dalla cosa migliore che abbiamo, perchè non abbiamo infrastrutture e abbiamo problemi logistici, ma possiamo investire sulle risorse umane, sui cittadini, sulle persone. Non è mai stato fatto nulla di tutto questo e non l’ho visto in nessun programma politico degli altri competitor. Giustamente si parla di buche, rifiuti, acqua che non scende, ma delle persone e della valorizzazione dei loro konw-how, chi parla? Il censimento dei saperi dov’è? Chi siamo noi? Non lo sappiamo! Le persone si mettono in contatto in maniera episodica. Se in città ci sono 20 europrogettisti di 25 anni straordinari, e secondo me ci sono e li vorrei mettere a lavorare per il Comune per trovare i soldi, come faccio a trovarli? Usciamo fuori dalla logica dell’amico del calcetto, del compare del fantacalcio. Tutte le risorse ce le abbiamo sul territorio, non ci manca nulla. Serve semplicemente meritocrazia. C’è poi il tema dei migranti, a Reggio Calabria Falcomatà ne ha accolti tantissimi ma perchè non li ha inquadrati in lavori di utilità sociale? Ci sono tanti strumenti che un’Amministrazione Comunale può attivare a costo zero. Basta con le lamentele: i soldi ci sono, mancano le idee. E Falcomatà ha avuto un’assoluta mancanza di capacità innovativa in tutta la sua lunghissima consiliatura. In quest’ottica, nel programma, solo noi e mi scuso se è un errore ma ad oggi non l’ho letto da nessuno, abbiamo previsto il decentramento amministrativo, quello vero. Non c’entrano le circoscrizioni: si devono creare CTP, Comitati Territoriali di Periferia, che hanno il potere di gestire soldi dal bilancio partecipato, e hanno potere di codeliberare, attraverso una modifica statutaria. Sono interni al consiglio comunale. IL CTP di Pellaro si gestisce 100 mila euro l’anno con i suoi cittadini per le sue priorità di decoro urbano. Ma quel quartiere sarà manutenuto in un certo modo perchè le priorità saranno state rispettate. In tempi di magra di pianta organica si deve puntare su queste soluzioni innovative. Servono semplicemente idee, e ovviamente competenze e conoscenze degli strumenti a disposizione. Tutto ciò che è mancato negli ultimi 6 anni a questa Amministrazione. “.

Reggio oggi è sommersa dai rifiuti, e la gente chiede risposte prima di tutto per quest’emergenza. Qual è la sua soluzione?

“Sull’emergenza in atto è doveroso fare una premessa: l’attuale situazione è tutta nelle mani di Falcomatà sia dal punto di vista politico che sotto il profilo giuridico e di tutela della salute. E’ vero che la Regione ha avuto in mano la gestione del ciclo integrato dei rifiuti, ma a Reggio siamo in questa situazione perchè in 6 anni la Giunta Falcomatà non ha espresso nulla in termini di programmazione e progettazione sulla dotazione impiantistica degli impianti che trasformano il rifiuto in risorsa. Mi fa ridere quanto se la prende con la Santelli, che è governatore della Regione da pochi mesi. Prima per 5 anni c’è stato Oliverio, suo compagno di partito, e Reggio è sempre stata in emergenza in tutti questi anni. La soluzione c’è: se viene programmata la realizzazione di un piccolo impianto, possiamo trasformare ad esempio i pannolini, i pannoloni e gli assorbenti in seggiolini di plastica per neonati che poi vengono rivenduti. E’ solo un piccolo esempio. Il problema è che a Reggio non facciamo funzionare la differenziata perchè non abbiamo impianti per l’economia circolare, che tra l’altro genererebbero livelli occupazionali rilevanti. La nostra idea è chiara: la raccolta differenziata non è in discussione, perchè è sancita dalla comunità europea. Ma le modalità di raccolta devono essere quelle giuste, e a Reggio bisogna fare un sistema misto che si adatta all’orografia del territorio e alla densità abitativa dei vari quartieri. A Reggio abbiamo zone completamente diverse una dall’altra, e il sistema misto prevede 4 livelli di raccolta. Quello dei mastelli (ma devono essere grandi almeno il doppio di quelli oggi in funzione) e quindi il porta a porta, che si può fare nelle zone più periferiche e meno densamente abitate, con una conformazione abitativa fatta di case singole o bifamiliari, villette e villette a schiera. Poi c’è il livello dei cassonetti condominiali, che sono necessari per le grandi coperative. Il terzo livello è quello dei cassonetti interrati o semi-interrati con tessera magnetica, e assistiti da un percettore del reddito di cittadinanza o un cittadino del baratto amministrativo, uno che baratta il debito maturato nelle tasse comunali con tot. ore di lavoro per la comunità. Infine, il quarto livello sono le isole ecologiche. Noi metteremo in atto i 4 livelli, quartiere per quartiere, con un sistema sartorializzato, personalizzato per le varie zone della città. Se oggi siamo in queste condizioni è per un clamoroso errore di Falcomatà che per sei anni ci ha appioppato un unico sistema di raccolta, il porta a porta con i mastelli, completamente miope per le esigenze della città, senza differenziazione alcuna. E poi per i rifiuti ci ha propinato le ecoballe, che non sono la soluzione: ci sono le casse ermetiche, o i sacchi a tenuta stagna che non fanno fuoriuscire i rifiuti. Bisognerebbe comunque utilizzarle soltanto per i primi mesi, per superare l’attuale emergenza”.

Salvini ha detto che bisogna realizzare qualche termovalorizzatore, che al Nord dove le città sono effettivamente pulite, ce ne sono centinaia.

“Non siamo ciechi rispetto alle innovazioni tecnologiche, sappiamo bene che oggi la scienza ha realizzato termovalorizzatori eccezionali, ma la nostra è un’altra strategia: la strategia rifiuti zero. Vorremmo raggiungere il 90% dei rifiuti differenziati, e rimarrebbe il problema dello smaltimento di un piccolo 10% che andrebbe in discarica con i criteri di legge. Invece il 90% differenziato lo trasformeremmo in ricchezza per il territorio, realizzando sistemi di prossimità con gli impianti circolari evitando lo schifo e il business del trasporto delle società come Avr. Il 90% dei rifiuti deve essere riciclato, riusato e ri-immesso. Questo si fa solo con gli impianti, ma devono essere gli impianti giusti, non i termovalorizzatori che, anche se di ultima generazione, sono sempre impianti che si nutrono di rifiuti. Devono essere gli impianti del riciclo, è questo il passaggio fondamentale”.

Pochi giorni fa ha lanciato l’idea di Reghion, la moneta complementare. Come funzionerebbe?

“Un’Amministrazione deve dare soluzioni innovative. A Reggio l’innovazione è sempre mancata, ma negli ultimi 6 anni è mancata in modo clamoroso. Abbiamo un PIl provinciale ai minini termini, e nei prossimi mesi il Covid rischierà di distruggere quello che è rimasto del tessuto economico. Vanno messe sul terreno delle idee e la moneta complementare nasce da questa esigenza. Non è ne’ una moneta di baratto ne’ sostitutiva, è complementare, vuol dire che in un territorio come il nostro dove non c’è liquidità e dove si fa fatica a fare rete, possiamo creare percorsi di economia civica solidale. Faccio un esempio di come funziona: un albergatore ha 10 stanze d’albergo, aderisce alla rete e decide che due si pagano con il Reghion. Così un cliente che fa parte del circuito paga in Reghion e può permettersi di trascorrere due notti presso quell’albergo. L’abergatore ha acquisito 300 Reghion, li usa dal suo fornitore dello stesso circuito per l’impresa di pulizie o l’acquisto dei detersivi; il fornitore ha 300 Reghion che ha necessità di avere una fornitura di latte o di acquistare un prodotto caseario per la famiglia, o per pagare i suoi dipendenti, ognuno di loro ha dei Reghion e ognuno si fa una vacanza e la fa in quell’albergo, così il circuito si è chiuso. Abbiamo la possibilità di generare mercato economico interno in termini di liquidità, con scambio di moneta complementare mentre la liquidità reale è un miraggio. E’ una cosa normale, che non è neanche difficile da attivare perchè il circuito c’è già. L’amministrazione comunale chiama Sardex, che in Sardegna funziona benissimo da anni, e in qualche mese è fatta, con le piattaforme tecnologiche a cui l’Amminsitrazione Comunale di Reggio aderisce. Più aziende, più cittadini, più amministrazioni aderiscono, più il circuito diventa virtuoso e tutti quanti in Provincia, ben 550 mila persone della provincia, fanno girare l’economia interna in tempi di Covid e non solo”.

Vuole lanciare un appello alla cittadinanza?

Credo che Reggio meriti di essere governata, e ci sono tanti processi da governare di cui abbiamo parlato nel’intervista. Ma a governare questi processi deve essere la politica, non i politici. 20 e 21 settembre la scelta non deve essere polarizzata su Minicuci, Falcomatà, Marcianò, Davi, Pazzano. Chiedo ai reggini: volete i politici, o volete la politica? Sarebbe molto interessante spostare l’asse della discussione su questo aspetto, permetterebbe alla gente di fare una profonda riflessione sul voto. Un popolo libero e indipendente viene affrancato dal bisogno, e il politico diventerebbe inutile, perderebbe consenso, marginalizzerebbe se stesso, perchè vive di rendita di posizione. Soltanto la politica può valorizzare il territorio, ecco perchè la politica devono farla i professionisti, i cittadini come gli altri e non i politici di professione. Perchè soltanto in quel caso la politica andrebbe ad affrancare… se stessa, e la sua stessa comunità“.

Così con Fabio Foti il Movimento 5 Stelle, da anti-politica diventa emblema di quella che è la scienza umana più nobile. Quella che determina l’organizzazione e l’amministrazione della vita pubblica. Emblema della Politica con la “P” maiuscola. Qualcuno già li chiama “nuova casta“, ma vuoi vedere che a furia di esperienze di governo i grillini non si siano evoluti davvero?

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