Calabria, nuova tegola per Giorgia Meloni: il Sindaco indagato era candidato con Fratelli d’Italia alle elezioni regionali

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Reggio Calabria, le indagini sul Sindaco di Varapodio Orlando Fazzolari: era candidato alle regionali con Fratelli d’Italia

Era candidato nella lista di Fratelli d’Italia alle elezioni Regionali del 26 Gennaio scorso il Sindaco di Varapodio (Reggio Calabria), Orlando Fazzolari, indagato a vario titolo per i reati di abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’odierna inchiesta denominata “Cara accoglienza“. Fazzolari ha ottenuto 3.321 preferenze ed è arrivato al 4° posto nella lista di Fratelli d’Italia dopo Creazzo, Neri e Sainato. Le accuse mosse a suo carico sono particolarmente pesanti: una nuova tegola per Giorgia Meloni in Calabria.

Fra le contestazioni mosse dalla Procura della Repubblica di Palmi al Sindaco c’è anche l’assunzione di due consiglieri di maggioranza e della moglie di uno dei due, oltre che le presunte irregolarità nella gestione di un centro per migranti. I tre assunti sarebbero privi di specifica competenza in relazione ai compiti affidati loro e ricevevano un contribuito mensile, anticipato dalla Cooperativa e poi rimborsato dal Comune. Il sistema, secondo l’accusa, consentiva il consolidamento dei rapporti di collaborazione e amicizia del sindaco e il rafforzamento dei suoi rapporti politici in seno alla Giunta e al Consiglio comunale.

“Complessa e grave” viene definita la vicenda documentata per uno dei consiglieri di maggioranza, assunti dalla cooperativa Itaca che gestisce il centro, per il quale il legale rappresentate dovrà rispondere anche del reato di peculato. In una fase di tensione politica con il sindaco, infatti, per evitare che il consigliere assunto rompesse i rapporti politici con il primo cittadino, il gestore della società avrebbe distratto parte dei corrispettivi versati dal Comune di Varapodio per pagare all dipendente 200 euro in piu’ al mese rispetto a quanto stabilito dal contratto di collaborazione. La stessa cooperativa gonfiava, sostengono gli inquirenti, sistematicamente le spese per il pagamento dei collaboratori, in misura nettamente superiore a quelle effettivamente elargita agli stessi, causando, dal settembre 2016 al marzo 2018, un ingiusto profitto di circa 20.000 euro. “L’anomala gestione del sindaco del centro di accoglienza – scrivono gli inquirenti – si riconosce anche nei rapporti con due imprese locali di abbigliamento, concessionarie del servizio di fornitura di abbagliamento classico, sportivo ed intimo, nonche’ scarpe e attrezzatura sportiva per i migranti”. Il sindaco, in qualita’ di responsabile del settore amministrativo, stabiliva gli importi da liquidare con i titolari delle predette imprese, accordandosi con questi anche prima che avessero effettivamente fatturato il corrispettivo. Un accordo fraudolento, gia’ di per se’ illecito, che consentiva, inoltre, un pagamento maggiorato della merce fornita rispetto a quanto precedentemente stabilito, secondo le specifiche indicazioni del primo cittadini, il tutto in danno del Comune. Sarebbe stato documentato, inoltre, che una parte della merce era destinata a persone e scopi estranei al contratto, ed in particolare vestiti e scarpe destinati al figlio del primo cittadino, invece che ai migranti.

Per quanto riguarda la vicenda in cui sono rimasti coinvolti due funzionari ispettori della prefettura di Reggio Calabria accusati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, nel corso di un controllo ispettivo al centro di accoglienza finalizzato alla verifica del regolare funzionamento e del corretto impiego dei fondi stanziati dalla Prefettura, avrebbero redatto un falso verbale, omettendo di indicare le irregolarita’ emerse in ordine alla regolarizzazione delle cuoche e alla forniture di alimenti, nonche’ la mancata manifestazione di interesse per altre cooperative da parte del Comune che non fossero la cooperativa “Itaca”, direttamente scelta quale unica affidataria. Il centro di accoglienza di Varapodio, che nel corso del tempo ha ospitato diverse decine di immigrati di varia nazionalita’ (somali nigeriani, eritrei, ghanesi e curdi) e’ stato chiuso nell’aprile 2018, con il termine della Convenzione tra il Comune di Varapodio e la Prefettura di Reggio Calabria. Secondo Carabinieri e Procura di Palmi, la struttura “ha rappresentato un vero e proprio centro di illecito guadagno e di cointeressi, per il consolidamento dei rapporti personali e professionali dei gestori, in particolare del sindaco, e per il rafforzamento della sua influenza politica nel territorio, il tutto con grave danno ai principi del buon andamento, imparzialita’, legalita’ e trasparenza della Pubblica Amministrazione”.

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