Chiudete quelle maledette macchinette, è l’unico lockdown utile

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Reggio Calabria, l’eclatante suicidio allo stadio Granillo è l’ennesimo dramma della ludopatia

Reggio Calabria è ancora sotto shock dopo l’eclatante suicidio di ieri, quando la città s’è risvegliata con un uomo impiccato nella traversa della porta della Curva Sud allo stadio Granillo. Non una scelta casuale per la vittima, un 45enne di Ravagnese, sposato con due figli: era molto noto e conosciuto in città, grande tifoso della Reggina che seguiva sempre proprio al Granillo. Era stato, da ragazzo, un discreto calciatore delle categorie dilettantistiche reggine. I suoi compagni di squadra evidenziano come non aveva avuto fortuna, perchè ricordano in lui doti calcistiche non indifferenti. “Per morire ha scelto il posto che amava di più, il prato verde di una vita di calcio“, ha scritto un amico su facebook.

La città si interroga su quali siano state le cause del folle gesto. L’uomo si era rovinato perchè giocava con le macchinette. Soffriva da tempo di ludopatia, un mostro silenzioso: aveva perso tutto e, rincorso dai creditori, continuava a giocare nella speranza di recuperare ciò che aveva perduto. Così ha visto allontanarsi anche la famiglia, la cosa a cui teneva di più, con provvedimenti della magistratura che gli avevano tolto la possibilità di vedere i suoi bambini e interventi delle forze dell’ordine che più volte lo hanno dovuto bloccare mentre provava ad andare a trovarli contravvenendo alle misure adottate nei suoi confronti. Soffriva moltissimo proprio l’allontanamento dalla moglie e dai figli, che amava follemente ma contro cui dava in escandescenza per i problemi legati alla ludopatia. Aveva già provato il suicidio in diverse occasioni, seppur con modalità differenti. L’ultimo drammatico annuncio in una storia su facebook pubblicata alle 03:00 della notte di ieri, poche ore prima di aver scavalcato il cancello del Granillo e impiccarsi nella traversa della porta in cui Barreto segnò il bolide della vittoria salvezza contro l’Empoli nel 2008. “Addio per sempre. Ho finito di soffrire. Perdonami per questo mio gesto“. Probabilmente nessuno era riuscito a leggere queste drammatiche parole prima del tragico epilogo. E lo Stato l’aveva già chiaramente abbandonato al proprio destino. Perchè se un cittadino ha la ludopatia e ha già provato il suicidio, bisognerebbe fare qualcosa per tentare di recuperarlo, o quantomeno tenerlo sotto controllo in quanto soggetto a rischio. Eppure l’uomo era una persona perbene: lavorava da volontario per pulire la città, giocava a calcio, era sposato con figli. Fino a qualche anno fa, nulla lasciava immaginare un simile tracollo, legato al vizio del gioco su cui lo Stato ha enormi responsabilità.

assessore zimbalattiL’uomo ha lasciato una famiglia in grandissima difficoltà. La moglie ha chiesto all’assessore Zimbalatti, che conosceva la vittima, un possibile sostegno quantomeno per i funerali e il seppellimento. L’esponente della Giunta cittadina si sta adoperando con il Sindaco affinchè – nei termini di quanto consentito dalle leggi – il Comune possa fare qualcosa per dare un sostegno concreto ad una situazione di così grande sofferenza e dolore.

Reggio Calabria era già stata scossa da un altro dramma della ludopatia appena un anno fa, quando Billy Jay Sicat massacrava la povera Maria Rota. Anche lui ludopatico: era ossessionato dal gioco e ha distrutto due famiglie, la sua e quella della vittima.

Ci chiediamo quindi se in un Paese che ha disposto tre mesi di totale lockdown rinnegando i propri principi liberali e calpestando i diritti civili dei cittadini con misure dalla controversa efficacia scientifica in nome dell’emergenza sanitaria, si possa continuare a consentire alla gente di farsi del male con comportamenti molto più pericolosi degli assembramenti, e la cui nocività per la salute è accertata scientificamente. Il fumo, prima di tutto, ma anche il gioco. Che Stato è uno Stato che combatte con questo allarmistico terrorismo la pandemia di un virus che ha una mortalità dello 0,1%, ma poi consente alla gente di avvelenarsi con il fumo e distruggersi la vita con il gioco senza battere ciglio di fronte a tali drammi sociali?

Se davvero chi ci governa tiene alla nostra Salute, oltre a combattere la pandemia di Coronavirus si impegni per chiudere quelle maledette macchinette. Significherebbe salvare tante vite umane. E salvarle davvero.

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