I Moti di Reggio, 50 anni dopo – Il diario della Rivolta, 12 luglio 1970: l’arrivo del Presidente del Senato Fanfani e il suo discorso ai reggini

StrettoWeb

La Rivolta di Reggio 50 anni dopo, lo speciale di StrettoWeb ripercorre i momenti cruciali di quei giorni: il racconto del 12 luglio 1970 quando in città giunse il Presidente del Senato Fanfani

L’arrivo a Reggio Calabria del Presidente del Senato Amintore Fanfani non riesce a frenare i primi blocchi stradali. Ricostruiamo su StrettoWeb gli eventi accaduti in quei tesi giorni, grazie alla ricostruzione del libro “Buio a Reggio” scritto da Luigi MalafarinaFranco Bruno e Santo Strati nel 1972 e pubblicato da Parallelo 38.

Domenica 12 Luglio – L’on. Fanfani, giunge a Reggio per la consegna dei Premi Villa S. Giovanni. Il Presidente del Senato, nel corso del suo discorso augurale, tenuto sulla terrazza del Lido Cenide, rilascia una dichiarazione, tra l’altro richiesta a gran voce da un folto gruppo di reggini là raccoltisi, nella quale espone il suo punto di vista sulla questione del capoluogo, e testualmente dice: «Prima di ringraziare i promotori di questo conferimento… desidero rivolgere la parola ai giovani che mostrano impazienza per ascoltarmi, spero benevolmente, sul tema che agita questi giorni la città di Reggio Calabria». E ancora, dopo aver confessato di non essere così ingenuo «da non aspettarmi che di riffe e di raffe qualcosa mi avreste pur chiesto» ed aver accennato che non è lui l’uomo della Provvidenza inquantoché «la Provvidenza è implorazione di noi tutti», l’on. Fanfani fa richiamo a un detto del Carducci: «per far compiuta e vera la nostra storia nazionale ci bisogna far prima o finir di rifar le storie particolari», per rilevare che «è proprio qui, nel passaggio dalla storiografia al campo dell’azione, che dobbiamo cogliere un ammonimento, giacche la storia futura dell’Italia non può non essere la sintesi delle storie particolari. La prima ci dice che Reggio Calabria non è seconda al alcuno, giacché quando su queste coste approdarono i coloni – non i colonnelli… – presero inizio le più alte forme di civiltà culturale e sociale».
«Ma sul terreno del reale dovremmo riferirci a un secolo addietro allorché Torino e il Piemonte posero ai piedi dell’interesse nazionale ogni altro interesse particolare e campanilistico, guardando consapevoli verso destino per il quale avevano sopportato immensi sacrifici». Dopo queste dichiarazioni, l’on Fanfani cerca argutamente di riallacciarsi al discorso della premiazione, ma il solito gruppo di «contestatori» prende a gridare dalla sala «Reggio capoluogo» e lo costringe a ritornare al tema primitivo. «Io mi sento dalla parte dei sopraffatti – aggiunge Fanfani – non dei sopraffattori. Avrei potuto non venire in quest’occasione, invece sono qui. Altra volta io venni all’indomani dell’esplosione di bombe appunto perché volevo essere vicino alle istanze di questa provincia. Così come ho voluto essere presente alla finalissima dei Mondiali di Calcio pur presagendo che il Brasile avrebbe battuto l’Italia. Nei momenti difficili a me piace restare con i perdenti o con i bisognosi».
«Però desidero anche rivolgere ai giovani l’invito, quello di battersi per qualcosa per cui valga la pena di battersi, quello di badare al concreto: non al concreto dell’utile particolare, bensì allo sviluppo serio e sicuro della provincia, della regione, della Patria. Non sono così stolto né abbarbicato ad una poltrona per non accorgermi che la nostra generazione sta trapassando, ma appunto nel momento del trapasso io intendo battermi per le generazione dei giovani».
«Ora – conclude il Presidente del Senato – non è che io possieda la ricetta per risolvere per intero il problema. Il mio istinto di calabrese oriundo mi indurrebbe ad unirmi alle proteste, ma facendolo tradirei le mie lunghe esperienze e ingannerei voi stessi. In questo momento desidero invece esprimere un voto e un proposito: per doveroso omaggio al Capo dello Stato che ha affidato l’incarico a un uomo di Governo, confido che i problemi di Reggio e della Regione Calabra, non ancora definitivi, trovino una soluzione nel contesto del miglioramento generale, per accrescere le ricchezze disponibili di un Paese in progresso». «Ma tutto bisogna chiedere e operare nel segno della libertà che è garanzia di ordine e di progresso. Perché proprio non vorrei che l’irruenza e l’impazienza dei giovani sia un inconscio campanello d’allarme, così come il razzolare delle galline e l’abbaiare dei cani è presagio di terremoti…».
Fanfani non riesce, però, questa volta ad avvincere la folla. E infatti verso il tramonto sorgono a Villa i primi blocchi stradali.
Nella mattinata, intanto, si era svolta a Palazzo S. Giorgio una riunione indetta dal sindaco Battaglia e alla quale avevano partecipato, con i consiglieri comunali, gli on.li Giuseppe Reale e Nello Vincelli – (l’on. Ugo Napoli aveva inviato la sua adesione), i consiglieri regionali democristiani Intrieri, Ligato, Iacopino, Nicolò, Lupoi e il socialdemocratico Mallamaci, i rappresentanti degli ordini professionali ed una gran folla di cittadini.
Nel corso dell’assemblea, si erano registrati gli interventi di Vincelli, che aveva sottolineato come con decisioni di vertice si voleva ridurre Reggio ad una trascurabile appendice della Calabria; del sindacalista della Cisl, Lazzeri, che aveva definito la battaglia per il capoluogo «necessaria per riequilibrare l’assetto della regione»; dell’on. Giuseppe Reale, che aveva sostenuto la necessità di una decisa azione per scombinare gli accordi sottobanco ai danni della nostra città; del presidente dell’Ordine degli avvocati, avv. Pietro Romano; dei consiglieri regionali Ligato, Lupoi, Nicolò, Iacopino, Intrieri e Mallamaci e del liberale prof. Chirico. Domani si terrà una nuova riunione nell’aula consiliare del Palazzo della Provincia. Una proposta di legge perché sia il Parlamento ad indicare il capoluogo delle regioni dovrà essere presentata dai parlamentari reggini.

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