Lettera aperta a Beppe Grillo

StrettoWeb

Di Kirieleyson –  Caro Beppe Grillo,

Non ho mai frequentato il tuo blog e né, tantomeno, quello delle stelle. Desidero tuttavia precisarti che sono stato per anni un tuo fan. Ho avuto una grande ammirazione nei tuoi confronti fin dagli anni 80, ammirazione che è finita l’8 Settembre del 2007 quando, con il tuo comizio di Bologna, passato alla storia come il V-day, mi sono accorto che avevi smesso di essere il Grillo pungente e dissacrante, usando l’ironia ed il sarcasmo, per dedicarti a fare il predicatore populista.

Probabilmente tutto ciò, a prima vista, potrebbe apparirti una critica, in mezzo alle tante altre che presumo riceverai tutti i giorni, da parte di chi la vuole cotta, di chi la vuole invece cruda, di coloro che ti odiano perché non la pensi come loro o cui dai fastidio sol perché esisti, come peraltro capita oggi a tutti coloro i quali si trovano ad interpretare un ruolo da protagonista nella società.

Ma io, pur non condividendo la pratica del vaffanculo quale strumento per diffondere un messaggio politico e sociale, da te introdotta, non intendo criticarti né, tanto meno, offenderti.

Desidero solo sottoporti alcuni punti, per poi suggerirti una riflessione finale.

Mi pare sia chiaro che possa definitivamente intendersi tramontata l’idea di Casaleggio che sarebbe stato possibile costruire democraticamente un soggetto politico completamente nuovo, costituito da persone nuove, puro e svincolato da ideologie, in grado di ottenere un così largo consenso da poter governare da solo e, soprattutto, in grado di mantenere nel tempo la verginità originaria.

Sarà diventato ovvio anche a te che con la democrazia diretta non si riesce a governare neppure un condominio, figuriamoci un paese.

Credo anche, o per lo meno spero, ti sia ormai chiaro che, purtroppo o fortunatamente, uno non vale esattamente uno.

E come non vi possa essere progresso se si è sempre contrari a tutto, con l’alibi che qualcuno potrà guadagnarci sopra e come con l’assistenzialismo si mette si una toppa, ma non si fa un abito.

Mi pare inoltre che tu abbia finalmente compreso che si può convivere persino con chi era stato una volta descritto come il diavolo, se ciò può tenere distante un diavolo ben più terribile.

infine, fermo restando il fatto che gli stereotipi del passato risultano ormai superati e quindi inefficaci per spiegare la società di oggi, penso ti sia riaffiorato nella mente che destra e sinistra non sono proprio la stessa cosa.

Se le precedenti asserzioni ti appaiono sbagliate, fai pure a meno di andare avanti.

La storia ci insegna che tanti leader sono riusciti ad un certo punto ad ottenere un largo consenso, ma molti di meno sono stati invece in grado di mantenerlo.

E sai perché? Perché un conto è parlare per slogan, facendo facile presa su una opinione pubblica disorientata e permeabile ad ogni input che ad essa pervenga attraverso un linguaggio semplice e diretto (compatibile con il costante abbassamento del livello culturale della società), spacciando risposte semplici come   soluzione a problemi complessi.

Un altro conto è riuscire a trovare soluzioni praticabili e, soprattutto, sostenibili.

Ma per fare ciò bisogna avere la mente sgombra da pregiudizi e da idee che, pur teoricamente belle, non trovano collocazione nella realtà delle cose e nel mondo.

Anche perché, fare di tutto una questione di principio e non accettare compromessi, molto spesso conduce a tagliarsi le palle.

Sono convinto che nella vita si possa e si debba sempre esercitare una scelta tra due opzioni diverse, anche quando entrambe non corrispondono alle nostre aspettative originarie, nel momento in cui appare evidente che queste non sono più realizzabili.

Tu sei il fondatore ed il punto di riferimento della gente del tuo movimento, al di là di coloro che ieri ed oggi ne sarebbero ufficialmente alla guida.

Beppe Grillo, tu sei il leader.  Pertanto hai delle responsabilità, da cui, a mio parere, non puoi sottrarti.

Abbi il coraggio di dire a chi ti ha seguito finora:

Ragazzi, avevo scherzato. Dimenticatevi le favole. Stabiliamo, una volta per tutti, da che parte stare. Nel mondo reale.

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