Sicilia, l’assessore Falcone sul programma Italia Veloce: “Alle parole da Roma devono seguire i fatti”

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Sicilia. L’assessore alle infrastrutture siciliano Marco Falcone commenta le parole del premier Conte sul programma Italia Veloce, sollecitando il governo ad essere più concreto rispetto al passato

Lo scorso 7 luglio il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha presentato in conferenza stampa gli aspetti principali del Dl semplificazioni, introducendo il programma parallelo “Italia Veloce”: il piano di investimenti per rilanciare l’economia intervenendo sulla rete infrastrutturale italiana. Del progetto Italia Veloce fanno parte anche una serie di interventi previsti per la Sicilia tra cui quelli relativi alla linea ferroviaria Messina-Catania.
Sul tema è intervenuto l’assessore regionale siciliano alle Infrastrutture e alla Mobilità Marco Falcone che ha chiesto al Governo di andare oltre le semplici parole, dandone seguito con i fatti.

Dal governo Conte, con il programma ‘Italia veloce’, abbiamo ricevuto un nuovo lungo elenco di buoni propositi infrastrutturali – dichiara falcone in un comunicato stampa – grandi cifre e progetti notori su cui, da tempo, il governo Musumeci ha lavorato, completando tutte le fasi autorizzative e progettuali di propria competenza. Da due anni abbiamo invocato la rimozione di ogni ostacolo burocratico, consapevoli di quanto tali infrastrutture siano irrinunciabili per la Sicilia e l’intero Mezzogiorno. Il commissariamento della Ragusa-Catania, ad esempio, era già stato concordato in primavera, mentre per la ferrovia Trapani-via Milo chiediamo da mesi che il presidente Conte intervenga personalmente per rimuovere un ostacolo tanto banale quanto insormontabile: l’attestazione di non assoggettabilità del ministero dell’Ambiente, lì dove il progetto giace da un anno nei cassetti e dove avevamo inscenato una protesta. E ancora, sulla linea ferroviaria Messina-Catania, il cui ammodernamento ammonta a oltre due miliardi, attendiamo la firma sul progetto dei ministri Costa e Franceschini. E potremmo continuare. La sintesi, allora, è ancora oggi l’unica possibile: alle parole da Roma devono seguire i fatti”.

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