E’ diventato il tormentone che interessa di più gli italiani. Ma quando arriva la cassa integrazione? Con il Decreto “Cura Italia” il Governo italiano ha introdotto diverse misure a sostegno dei lavoratori, come appunto la cassa integrazione in deroga, mettendo in campo oltre 11 miliardi di euro. Ogni regione, chi prima e chi dopo, ha sottoscritto l’Accordo quadro con le organizzazioni sindacali e datoriali per definire le linee dell’intervento di integrazione salariale e per delineare i criteri di utilizzo delle risorse messe a disposizione dal decreto. La richiesta ha ovviamente interessato i datori di lavoro, anche al di sotto dei cinque dipendenti, del settore privato, compreso quello agricolo, della pesca e del terzo settore e i lavoratori subordinati operanti sul territorio italiano il cui rapporto di lavoro è stato sospeso in tutto o in parte o a cui è stato ridotto l’orario di lavoro a causa degli effetti economici derivanti dall’emergenza Covid- 19. La durata della cassa integrazione copriva inizialmente un periodo massimo di 9 settimane, poteva essere richiesto retroattivamente e per i lavoratori che risultano in forze alla data del 17 marzo 2020. L’aiuto economico con il “Decreto Rilancio” è stato esteso ad altre 9 settimane (con formula ‘a rate’ 5+4 utilizzabili sino a fine ottobre 2020) grazie ad uno stanziamento imponente di 15,4 miliardi.
Ma tralasciando queste cifre poderose, il problema è che una buona parte di cittadini non ha ancora ricevuto neanche un euro per il mese di marzo. Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri (Movimento 5 Stelle), sui ritardi dei pagamenti della cassa integrazione ha affermato: “ci sono Regioni che hanno mandato le richieste un mese dopo. In un mese, seppur sbagliando, abbiamo fatto una manovra da 75 miliardi”. Nel corso della trasmissione Non è L’Arena, condotta da Massimo Giletti e in onda la domenica sera su La7, è stata stilata la classifica delle percentuali regione per regione che hanno erogato i pagamenti. Come si può analizzare dai numeri, al primo posto c’è la Valle d’Aosta con ben il 74% delle domande già pagate. Al secondo gradino del podio c’è il Friuli Venezia Giulia (49,5%), poi la Calabria (48,5%). Numeri abbastanza simili e dunque buoni per Umbria e Basilicata. Nella media invece la Sicilia (31,7% di domande pagate), che fa poco peggio di Piemonte e Campania, ma comunque meglio di Lazio e Toscana. Nella parte bassa della graduatoria, all’ultimo posto si trovano la Lombardia (10,7%) e la Sardegna (11,6%).
Numeri dunque positivi per la Calabria. La percentuale di 48,5% non è elevatissima, ma è comunque migliore rispetto alla maggior parte delle regioni. In queste settimane inoltre un aspetto confortante è riuscito a emergere ed è stato evidenziato dalla stampa nazionale: i cittadini calabresi sono stati bravi a cancellare i tanti luoghi comuni che da sempre li attanagliano. Il Sud ha reagito contro falsi miti e mendaci narrazioni, ha dimostrato di essere composto da cittadini che vogliono lavorare e darsi da fare, rispettosi delle regole e con grande senso di appartenenza. Ecco di seguito la classifica completa delle regioni con la percentuale di pagamenti già effettuati: