Coronavirus, l’ISS: “non si arriverà a casi zero, per la fase 2 seguire il modello Calabria con zone rosse subito per ogni piccolo focolaio”
“Gli ultimi contagi di Coronavirus dopo le chiusure dove sono avvenuti? Ovviamente gli operatori sanitari, sappiamo che ci sono stati focolai ospedalieri e soprattutto nelle Rsa. La gran parte probabilmente contagi di natura intrafamiliare. E’ necessario identificarli e isolarli, e il progetto di contact tracing va ad aiutare a colmare il gap. Su quello che è successo dopo il lockdown, i contagi tra gli operatori sanitari ci dicono molto, perché vuol dire che ci sono stati focolai ospedalieri, focolai a livello di Rsa. Le Rsa sono indicatori dell’epidemia, ma anche degli amplificatori. Nel senso che, quando vediamo un focolaio in una Rsa, vuol dire che in qualche modo in quella zona il virus sta circolando ed è stato introdotto all’interno di quella struttura“. Lo ha detto il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza, durante il punto stampa all’Iss sull’andamento dell’epidemia.
Rezza ha aggiunto che “Stiamo assistendo ad una diminuzione della trasmissione ma probabilmente il virus continuerà a circolare anche se a piu’ bassa intensità. C’è una decrescita nel numero dei casi se considerati per data di comparsa dei sintomi e ciò trova riscontro nei modelli matematici. Spesso si parla di nuovi contagi, ma si tratta in realtà di vecchie notifiche. Adesso è importante considerare comparsa dei sintomi. Certamente Non raggiungeremo casi zero a metà maggio, e probabilmente il virus continuerà a circolare, anche se in maniera minore. Dovremo conviverci”.
“Nella fase 2 l