Coronavirus, ecco come e perchè il Sud Italia si sta salvando: Calabria e Sicilia le Regioni meno colpite dall’epidemia, ancora 2 giorni per tirare il sospiro di sollievo

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Coronavirus, il Sud Italia si sta salvando: DATI e GRAFICI che dimostrano come l’epidemia non si stia diffondendo nelle Regioni meridionali

Al Sud Italia l’epidemia di Coronavirus non sta circolando: le Regioni meridionali sono rimaste ai margini della circolazione dell’infezione, che sta invece dilagando in pianura Padana: sommando tutti i dati dei casi positivi alla malattia accertati in Campania (844), Puglia (675), Sicilia (490), Sardegna (330), Calabria (235), Basilicata (66) e Molise (61) abbiamo gli stessi casi delle sole Marche, esattamente la metà di quelli del solo Veneto, un terzo di quelli dell’Emilia Romagna e meno di un decimo di tutti quelli della sola Lombardia. Eppure stiamo considerando un’area densamente popolata come quella del Mezzogiorno, dove abbiamo quasi 20 milioni di abitanti così suddivisi: 6 milioni in Campania, 5 milioni in Sicilia, 4 milioni in Puglia, 2 milioni in Calabria, 1 milione e mezzo in Sardegna, mezzo milione in Basilicata e 300 mila in Molise. Facendo un rapido calcolo possiamo osservare come il rapporto tra casi positivi e abitanti sia eccezionalmente basso soprattutto in Sicilia e Calabria, le due Regioni meno colpite in assoluto dall’epidemia.

Ma a prescindere dal dato totale delle poche centinaia di persone attualmente positive al Coronavirus in tutto il Sud Italia, a confortare le popolazioni del Meridione c’è soprattutto il grafico che abbiamo realizzato e che pubblichiamo a corredo dell’articolo (in basso) che mostra l’andamento dei nuovi casi di contagio registrati Regione per Regione, giorno dopo giorno, dall’11 marzo fino ad oggi. Come possiamo osservare dal grafico, in alcuna Regione del Sud è in atto o c’è mai stata una crescita esponenziale del contagio. Soltanto in Campania giorno 18 s’è verificato un raddoppio dei casi positivi (da 60 a 117), ma è stato un episodio isolato, a cui è seguito nei giorni successivi un numero di gran lunga inferiore di nuovi casi. L’unica Regione che sta mantenendo un trend di crescita lineare è la Sicilia, mentre nelle altre Regioni la crescita è a singhiozzo. Negli ultimi giorni abbiamo addirittura avuto un calo dei nuovi casi soprattutto in Calabria (giovedì +40, ieri +38, oggi +28), in Sardegna (ieri +87, oggi +37) in Puglia (ieri +103, oggi +94), in Campania (ieri +97, oggi +95) e persino in Basilicata (ieri +15, oggi +14). Insomma, non c’è quell’aumento esponenziale che invece si è verificato nelle scorse due settimane in Lombardia e nelle Regioni del Nord.

L’elemento chiave per comprendere la pericolosità di un’epidemia è il tasso netto di riproduzione, indicato con R0: è il numero medio di persone a cui un individuo infetto può trasmettere la malattia. Se ad esempio R0 è 3, significa che in media, ogni caso creerà 3 nuovi casi. E’ un elemento fondamentale per analizzare l’epidemia perché se è maggiore di 1, probabilmente l’infezione continuerà a diffondersi. Ma se è inferiore ad 1, probabilmente si arresterà da sola.

Ebbene, nelle Regioni del Sud abbiamo un tasso netto di riproduzione inferiore a 1: questo significa che i casi accertati non sono particolarmente diffusi nella società, non c’è una circolazione del virus, ma si tratta esclusivamente di persone che sono rientrate dalla Lombardia nelle scorse settimane e che si sono ammalate, e in alcuni casi hanno contagiato qualche familiare, qualche amico o qualche operatore ospedaliero.

L’aspetto più rassicurante è che stanno per concludersi i 14 giorni di incubazione dal momento in cui migliaia di meridionali sono fuggiti da Milano e dalla Lombardia per tornare al Sud: questa era la settimana peggiore, quella in cui si aspettava il picco. Che non c’è stato. O meglio, probabilmente c’è stato ma è stato appunto quello che abbiamo visto. Poche decine di nuovi casi al giorno, al massimo un centinaio nelle Regioni più popolose (Campania, Puglia e Sicilia), e nessuna situazione di criticità negli Ospedali che hanno avuto il tempo per attrezzarsi in modo di fronteggiare l’emergenza.

Anche se i numeri dovessero rimanere questi, con un aumento costante di nuovi casi pari a quelli degli ultimi giorni anche per altre 2, 3 o 4 settimane, al Sud non ci saranno criticità ospedaliere. Tutte le Regioni hanno attrezzato nuovi posti letto, reparti appositi, Aree Covid-19 in ogni Ospedale. Le terapie intensive sono praticamente vuote, o comunque riempite per il 7, 8, 10% della loro capienza. I ricoverati in terapia intensiva sono 87 in tutta la Campania, 48 in tutta la Sicilia, 33 in tutta la Puglia, 16 in Sardegna e Calabria, 7 in Basilicata, 6 in Molise.

Ma la situazione da Martedì dovrebbe migliorare: il picco, infatti, è atteso tra Domenica 22 e Lunedì 23, gli ultimi due giorni di incubazione rispetto al grande esodo da Milano. Poi saranno scaduti i 14 giorni, e al tempo stesso Martedì 24 Marzo sarà il 14° giorno di lockdown imposto dal Governo. Una misura che si è rivelata provvidenziale, nella tempistica, nel limitare i contatti sociali proprio nel momento in cui al Sud i meridionali in fuga da Milano avevano portato il virus e avrebbero potuto diffonderlo nella popolazione se fossero andati in un pub, in uno stadio, ad un concerto. Invece da quando sono arrivati non sono usciti di casa, eccezion fatta per qualche abuso prontamente evidenziato dalle forze dell’ordine.

Al Sud, inoltre, la popolazione ha rispettato con grande senso di responsabilità l’invito delle autorità a non uscire di casa. Le aziende hanno attivato lo smart-working e mentre la macchina ospedaliera si organizzava per fronteggiare un’eventuale onda di malati nella speranza che non arrivassero, la gente ha vissuto con ansia e paura ed è rimasta in gran parte barricata dentro le proprie mura domestiche, o ha comunque evitato e limitato ogni tipo di contatto sociale.

Ecco perchè il Sud si sta salvando.

Adesso mancano due giorni, Domenica e Lunedì appunto. Due giorni in cui emergeranno i positivi che sono tornati dal Nord, gli ultimi che si erano ammalati sui Navigli o in Brianza due settimane fa. Poi, da Martedì, inevitabilmente i numeri saranno decrescenti. Attenzione, non zero. I nuovi casi aumenteranno ancora, ma sempre di meno. Perchè saremo a due settimane di lockdown, tutti avranno adottato le misure di prevenzione del contagio (anche il banale ma efficacissimo lavaggio delle mani), quindi continueranno ad emergere i sempre meno casi di persone che si sono ammalate a lockdown già iniziato.

Ovviamente il dato che aumenterà sensibilmente sarà quello dei morti: oggi registriamo i nuovi casi di ammalati nelle persone che si contagiavano due settimane fa, e inevitabilmente l’esito della malattia si avrà tra 1, 2 o 3 settimane. Il Coronavirus richiede una lunga degenza ospedaliera, in alcuni casi superiore addirittura al mese per le guarigione, quindi anche quando diminuirà il dato dei nuovi contagiati (che è quello più importante per valutare l’andamento dell’epidemia), continuerà ad aumentare quello dei decessi perchè sarà l’esito delle persone già ammalate in precedenza.

Fino ad oggi al Sud abbiamo avuto 29 decessi in Puglia, 22 in Campania, 7 in Molise, 6 in Calabria e Sicilia e 4 in Sardegna. La Basilicata è invece l’unica Regione d’Italia ancora senza vittime. In tutto il Sud sono morte meno persone della sola provincia di Lodi, dove vivono meno persone che nel singolo Comune di Messina. Dati tristi e crudi, ma che rendono bene le proporzioni di un’epidemia dagli effetti catastrofici nel cuore della pianura Padana, ma che vede il Sud ai margini dell’infezione. Probabilmente aiutato in questo caso dalla propria perifericità e marginalità di collegamenti e infrastrutture, perchè non è un caso se quello che sta succedendo si verifica proprio in Lombardia, una delle Regioni più densamente popolate d’Europa e più collegate con il resto del mondo. Tralasciando ogni ipotesi su clima, inquinamento e altri fattori esterni che al momento non hanno alcun rilievo scientifico perchè il virus si muove semplicemente con le persone, a prescindere dalle condizioni climatiche e ambientali (ciò non toglie che determinate condizioni meteorologiche o ambientali possano favorirlo o rallentarlo, ma questo è un altro discorso).

AGGIORNAMENTO A DOMENICA 22 MARZO:

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