Regionali, Smeriglio: “la vittoria in Emilia Romagna è decisiva per gli assetti del Paese”

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Regionali, Smeriglio: “la vittoria in Emilia Romagna è decisiva per gli assetti del Paese. Zingaretti ha fatto bene a suonare la carica aprendo anche a nuove culture ed esperienze”

Massimiliano Smeriglio, europarlamentare indipendente eletto nel PD, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Riguardo il progetto di Zingaretti per il PD. “Zingaretti, in una partita decisiva per gli emiliano-romagnoli ma anche per gli assetti del Paese, ha suonato la carica aprendo un ragionamento anche ad altre culture ed esperienze politiche –ha affermato Smeriglio-. E’ il modello che abbiamo costruito nel Lazio e che ci ha permesso di vincere nel 2018, nelle stesse ore in cui il Paese andava da tutt’altra parte. Oggi i sondaggi dimostrano che questo campo progressista non è così largo. Il Pd sta intorno al 19-20%, le altre forze democratiche hanno i loro numeri, ma siamo lontani dalla forza e dall’egemonia che esprime oggi la destra. Questo è il punto, non si tratta di giochini di palazzo. Zingaretti sta cercando di trovare, insieme a tutto il gruppo dirigente e anche a personalità esterne, la strada giusta. La crisi della sinistra è mondiale, una crisi di valori e di linguaggi. La due giorni del Pd è servita per dire: andiamo oltre, ma questo non vuol dire né sfasciare, né rinunciare a ciò che si è costruito fin qui. E’ anche un gesto di umiltà dire: da soli non ce la facciamo, bisogna aprire agli altri. Io fui tra i primi a parlare in tempi non sospetti dell’apertura al M5S. Intanto c’è un governo di coalizione che mette insieme approcci e culture molto distinte. Noi non ce la caviamo sommando due debolezze. Il M5S farà il suo percorso, noi abbiamo un altro schema in testa, dobbiamo ritornare a congiungerci con il nostro popolo e i nostri valori. Se poi ci saranno le condizioni per trovare alleanze, a livello locale e nazionale, io sarei contento perché significherebbe aver portato il M5S nella sfera dei movimenti costituzionali. Il PD è un partito, non ha un padrone, non ha società per azioni che ne determinino l’andamento, non ha capi unici. Essendo un partito ha una discussione interna, vivace, aperta e secondo me anche molto utile. Zingaretti sta facendo un grande sforzo per uscire dal palazzo e tornare a pane, mortadella, vita, fatica. Dopo le elezioni in Emilia ci sarà credo una fase congressuale in cui si cercherà di fare quel lavoro di allargamento, ma senza pensare che ogni volta si ricomincia da zero”.

Sulle perplessità di Di Maio. “Di Maio svolge un ruolo autorevolissimo in un governo di coalizione, quindi c’è dentro fino al collo in questa coalizione democratico-progressista. Dire il contrario è come dire: siamo sposati ma niente di serio. A volte penso che il posizionamento interno assuma troppo importanza rispetto a quello che avviene nella realtà. Noi vogliamo arrivare a fine legislatura, provare ad andare avanti per fare politiche redistributive, per fare il green new deal, per tornare a una politica estera degna di questo nome. Sono convinto che dopo le fibrillazioni elettorali si possa tornare a svolgere un servizio per il Paese”.

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