Messina, colpo alla mafia dei Nebrodi: 94 arresti, in manette anche il sindaco di Tortorici

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Duro colpo al clan dei Nebrodi, tra i 94 arresti c’è anche il sindaco di Tortorici Emanuele Galati Sardo. Plauso di Antoci alle Forze dell’Ordine

Tra i 94 indagati raggiunti dalla misura cautelare stamattina, nell’ambito dell’operazione messa a segno dai Carabinieri del R.O.S., del Comando Provinciale di Messina e del Comando Tutela Agroalimentare, e dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, c’è anche il sindaco di Tortorici. La Guardia di Finanza di Messina ha arrestato Emanuele Galati Sardo, 39 anni, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il sindaco del piccolo comune messinese è agli arresti domiciliari. Secondo gli investigatori delle Fiamme Gialle Galati Sardo era considerato “a disposizione dell’organizzazione mafiosa per la commissione di una serie di truffe” e “aveva rapporti diretti con il boss Aurelio Faranda”. Il primo cittadino era stato eletto lo scorso aprile, supportato dalla lista ”Uniti per cambiare Tortorici’‘, con 1460 voti. Secondo quante emerge dalle indagini il giovane sindaco “inseriva, a favore dei beneficiari stessi, false attestazioni di conduzione dei terreni all’insaputa dei proprietari, procurando agli indagati e alle società loro riferibili illeciti profitti a danno dell’Agea e dell’Unione Europea”.

Mafia dei Nebrodi, arresti a Messina: sindaco di Tortorici sospeso dalla carica, è ai domiciliari

Mafia dei pascoli, Antoci: “Dedico questa giornata agli uomini della mia scorta che mi hanno salvato la vita”

Grazie di cuore al Procuratore Maurizio De Lucia e ai suoi Sostituti, ai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Messina e alla Guardia di Finanza di Messina. L’operazione di oggi evidenzia in modo chiaro il contesto in cui ci siamo mossi in questi anni mettendo il luce le motivazioni per le quali la mafia, attraverso quel terribile attentato, voleva fermarmi. Nonostante la consapevolezza che, con questa ulteriore ed imponente operazione, l’odio e il rancore contro di me cresceranno ancora di più, è comunque tanta la felicità che provo oggi nel vedere che il nostro lavoro serva al Paese e alla lotta alla mafia”. A dirlo è l’ex presidente del Parco dei Nebrodi Antoci, che prosegue:

Antoci
Antoci

“Se ho potuto completare il lavoro del Protocollo e poi della Legge  lo devo a quei coraggiosi operatori della Polizia di Stato, gli uomini della mia scorta, che quella notte mi hanno salvato la vita. La mafia, come ulteriormente certifica questa importante operazione, voleva fermare tutto questo uccidendomi, ma loro, quella notte, con coraggio e sprezzo del pericolo, rischiando la loro vita, lo hanno impedito. Lo Stato ha vinto, se ne facciano una ragione mafiosi e mascariatori. Abbiamo colpito con un Protocollo, oggi Legge dello Stato, e con un’azione senza precedenti, la mafia dei terreni – aggiunge Antoci – ricca, potente e violenta, pur rischiando la vita e perdendo la libertà mia e della mia famiglia . E’ una vita difficile e complicata, ma giornate come questa danno l’assoluta certezza che ne vale la pena. Sì, lo Stato ha vinto e oggi ancora di più” – conclude.

Corrao (M5S): “Operazione leggendaria. UE avvii stagione rivoluzionaria di lotta alla mafia della PAC a partire dal lavoro di Antoci”

Siamo di fronte alla più grande operazione mai realizzata contro i clan mafiosi dei Nebrodi. Per anni l’Unione europea ha di fatto versato 10 milioni di euro di contributi per l’agricoltura nelle tasche dei boss siciliani dei Nebrodi senza che nessuno abbia mosso un dito”. A dichiararlo è l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao a proposito della maxi operazione coordinata dalla DDA di Messina, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza che ha dato un colpo durissimo alla mafia dei pascoli in Sicilia. “E’ inquietante come in tutti questi anni – spiega Corrao – i soldi europei della PAC abbiano alimentato nel silenzio le attività criminali delle famiglie malavitose nebroidee o anche dei condannati per omicidio. E poi dell’organizzazione farebbero  parte i classici insospettabili, fino alle menti più raffinate, ovvero le ‘intelligenze’ dei funzionari AGEA, dei centri di assistenza agricola, che hanno oliato il sistema avendo le chiavi di accesso al sistema informatico. E di mezzo ci sarebbe pure un notaio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che avrebbe fatto falsi atti per far risultare acquisiti per usucapione una serie di terreni la cui titolarità serviva alle famiglie mafiose per chiedere i contributi Ue. 

Ignazio Corrao

Ho chiesto dunque alla Commissione come intende affrontare una questione che è innegabilmente europea, ma gestita in ambito UE con superficialità e probabilmente scarsa competenza. Basti pensare che negli altri paesi membri non si è in grado neanche di riconoscere e affrontare il problema mafia, figuriamoci la sua declinazione più moderna, dinamica, sommersa e inafferrabile che è la mafia della PAC“.

“Per questo – conclude l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle – ho proposto alla Commissione di inaugurare una nuova e rivoluzionaria stagione di collaborazione tra le istituzioni europee e i protagonisti della lotta ai mafiosi della Pac in Italia, attraverso audizioni e task force per la stesura di una strategia comune di lotta alla mafia rurale, a partire dal lavoro apripista di Giuseppe Antoci”.

Zappulla e Siracusano: “Plauso all’azione della Magistratura ma si rafforzi il sistema di controllo delle Istituzioni pubbliche”

“Gli arresti da parte dei Ros dei carabinieri e della Guardia di Finanza di 94 tra esponenti della mafia dei Nebrodi e colletti bianchi, che hanno drenato illecitamente dal 2013 ad oggi oltre 10 milioni di euro di risorse pubbliche destinate all’agricoltura, hanno portato alla luce una colossale truffa con connivenze diffuse a danno di quanti, aziende e maestranze, in agricoltura ci lavorano onestamente e nella legalità” – dichiarano Pippo Zappulla e Domenico Siracusano segretario regionale e provinciale di Articolo Uno.
Domenico Siracusano
Domenico Siracusano

“Un’operazione che merita il plauso e il sostegno della Sicilia pulita e per bene contro un sistema criminoso diffuso e inquietante. Fondamentale è la vigilanza repressiva delle forze dell’ordine ma rimane strategico che il sistema pubblico e lo Stato controlli il suo territorio censendo tutti i terreni demaniali attuando il progetto “banca della terra . Le risorse “devono” essere utilizzate esclusivamente verso interventi realmente produttivi a favore delle Aziende sane, dello sviluppo della cooperazione vera, promuovendo l’impegno e l’occupazione dei giovani. Bisogna liberare il territorio da una presenza criminale ancora condizionante ed eliminare il silenzio, le connivenze, le coperture e la paura di chi subisce questo sistema; necessita un segnale forte da parte delle istituzioni pubbliche anche in termini progettuali e di rilancio dell’occupazione. Il sistema mafioso si combatte – concludono i due esponenti di Articolo Uno – con lo sviluppo e il lavoro vero, sano e trasparente, evitando che intere filiere produttive e comunità subiscano le intimidazioni e le vessazioni delle famiglie criminali. Non basta però l’azione repressiva di Magistratura e forze dell’ordine, la società siciliana mobiliti la propria coscienza antimafiosa e pretenda dalle Istituzioni pubbliche tutti gli atti, le iniziative, i provvedimenti che cancellino ogni spazio di ambiguità e di zone grigie”.

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