Conosciuto oggi come Castello Aragonese con riferimento agli Aragonesi, dominatori di Reggio Calabria,il Castello quasi certamente era preesistente di un paio di secoli a tale dominazione e forse risalente al periodo bizantino
Con una conversazione sul “Castello di Reggio”, promossa congiuntamente dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca De Nava, che il Prof. Daniele Castrizio, numismatico e storico delle antichità reggine, terrà giovedì 19 dicembre alle ore 16,45 presso la Sala Giuffrè della Villetta De Nava, il Sodalizio reggino conclude l’ attività del 2019 con un incontro ancora una volta dedicato ad un importante manufatto della Città che ne ha accompagnato le più importanti e tragiche vicende storiche. Conosciuto oggi come Castello Aragonese con riferimento agli Aragonesi, dominatori di Reggio, che diedero ad esso la forma che si è mantenuta nel corso degli anni, il Castello quasi certamente era preesistente di un paio di secoli a tale dominazione e forse risalente al periodo bizantino. Piazzaforte e luogo fortificato per le guarnigioni di stanza nella città che dietro le sue possenti mura e le sue torri potevano resistere agli attacchi degli assedianti, spesso rifugio per i reggini che in esso sfuggivano alle periodiche devastanti incursioni turchesche che si abbatterono sulla città per quasi tutto il XVI secolo e il primo decennio del successivo, il Castello, in più circostanze, dalla rivolta del 1648 a quella recente del 1847 e fino all’entrata in Reggio di Garibaldi, fu utilizzato dai diversi governi che si succedevano anche contro la stessa città in rivolta. Questo dato storico indusse, a fine Ottocento, un moderato liberale come Domenico Spanò Bolani – con scarso senso civico e storico – addirittura a postularne la demolizione definitiva essendo il castello un simbolo di oppressione politica e di tirannide.