Reggina-Catanzaro: 10, 100, 1000 Luca Gallo! Il goliardico sfottò è l’essenza del calcio più sano e genuino

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Il gesto del presidente Gallo è stato esageratamente condannato dai tifosi del Catanzaro e non solo: ma noi ci schieriamo con il patron amaranto

“Squalifica! Inibizione! Daspo!” Sì, perché no, facciamo pure ghigliottina e sedia elettrica. Condanna a morte per una scritta su una maglia in occasione di una partita di calcio. Sarebbe la prima volta nella storia del mondo, crediamo.

Riavvolgiamo un attimino il nastro. E’ il minuto 87 di Reggina-Catanzaro, una gara combattuta ed equilibrata viene sbloccata da un colpo di testa di Corazza che fa esplodere i quasi 16 mila del Granillo. Mancano pochi minuti al fischio finale, minuti in cui il presidente Gallo si scatena e, dopo aver esultato a lungo, sfoggia una maglietta con su scritto ‘Lavati i pedi e va curcati’. Già. La riscriviamo. ‘Lavati i pedi e va curcati’. Giusto specificarne il contenuto, giusto ribadirlo, così come spiegare la dinamica precedente al gesto. Un derby, molto sentito, tra due grandi squadre che lottano per la promozione e se la giocano a viso aperto in una serata fantastica, per atmosfera innanzitutto. Vince la Reggina, nel finale. Una gioia immensa per l’intero popolo amaranto e per il suo presidente, soprattutto dopo il 3-4 dello scorso anno a cui sono seguiti i classici (e belli, ricordiamolo) sfottò tra tifoserie. Già, sfottò. Perché il gesto della maglia è uno sfotto. Non si era capito? Forse non molto, specie dalle parti di Catanzaro. Chi non ha seguito la partita né visto il gesto, ma si è limitato ad ascoltare le voci provenienti dal capoluogo calabrese, avrà sicuramente interpretato l’episodio come da eliminare, cancellare. Ma sì, è da radiare. Via, in esilio!

Su, siamo seri. Si chiede a gran forza un calcio più nostalgico, goliardico, ‘leggero’, e poi ci si attacca a queste cose? Perché è proprio questo che hanno fatto sulla sponda giallorossa. Si sono attaccati, subito dopo il match, a tanti episodi su cui c’è ben poco da discutere. L’accerchiamento all’intervallo (a maggio, a Catania, la Reggina aveva subito un trattamento peggiore, ma è già stato tutto dimenticato), l’espulsione ingiusta di Martinelli (davvero?) e, appunto, la maglietta di Gallo. Gesto condannato da tanti tifosi, anche neutrali, diventati tutti moralisti all’improvviso. Certo, come no. Magari sono quegli stessi tifosi che prima o dopo alcune partite provano ad infuocare gli animi provocando disordini anche gravi.

Ma non è che forse, semplicemente, il risultato finale (per come è arrivato) ha influito sui giudizi dei tifosi del Catanzaro? Forse eh, è un dubbio lecito. E’ stata una gara, lo ribadiamo, equilibrata, combattuta, giocata molto spesso sul filo dei nervi e sulle mosse giuste dalla panchina (della Reggina). Se avesse vinto il Catanzaro non avrebbe rubato nulla, così come non ha rubato nulla la squadra amaranto. Ma tant’è, perdere un derby così sentito nel finale può far rabbia, eccome. Ma non giustifica il condannare esageratamente un gesto che non ha offeso nessuno. Non era al plurale, non conteneva parolacce, ingiurie o offese. Niente. Un gesto goliardico, simpatico, che avremmo piacere di vedere più spesso su un campo da calcio.

In tanti, per questo episodio, hanno paragonato il presidente Gallo al patron della Sampdoria Massimo Ferrero. Quest’ultimo, proprio per questo modo di fare, ha attirato intorno a sé molta simpatia. E, tralasciando qualche uscita pubblica discutibile (ma questo è un altro discorso), si è fatto riconoscere per la sua goliardia, per la sua maniera di tifare, goliardica appunto, ma mai oltre il limite. Come Luca Gallo. Perché un ‘I salammu’ o un ‘Lavati i pedi e va curcati’ fanno parte del calcio. Di quello sano, bello, genuino. Forse nostalgico. Noi siamo con Luca Gallo. 10, 100, 1000 Luca Gallo!

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