Processo Terzo Livello, condanna durissima per Emilia Barrile: 8 anni e 3 mesi per l’ex presidente del Consiglio comunale di Messina

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Il Tribunale di Messina ha disposto 16 condanne e una assoluzione, per l’ex presidente dell’Amam Leonardo Termini. Associazione a delinquere, traffico di influenze illecite, accesso abusivo al sistema informatico ed altro sono le accuse contestate a vario titolo

8 anni e 3 mesi di reclusione. È questa la condanna disposta dalla Prima sezione penale del tribunale di Messina per l’ex presidente del consiglio comunale della città dello Stretto Emilia Barrile, nell’ambito del processo “Terzo Livello“, che con un’indagine della Dia ad agosto 2018, ha portato alla luce un comitato d’affari presso uffici comunali o aziende partecipate, affinché alcune istanze avanzate da imprenditori venissero portate a buon fine, in cambio di voti e favori. Il Tribunale di Messina ha disposto complessivamente 16 condanne e una assoluzione per l’ex presidente dell’Amam Leonardo Termini. Associazione a delinquere, traffico di influenze illecite, accesso abusivo al sistema informatico ed altro sono le accuse contestate a vario titolo.

Le condanne

I giudici di primo grado hanno condannato Marco Ardizzone ad 8 anni e 8 mesi, Giovanni Luciano a 2 anni e 3 mesi, l’ex consigliere provinciale Francesco Clemente 1 anno e 3 mesi, Carmelo Pullia 1 anno e 8 mesi, l’imprenditore Antonio Fiorino 2 anni e 3 mesi, ex dg dell’Atm Daniele De Alamagro 2 anni e 6 mesi, Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone 2 anni ciascuno, l’imprenditore Vincenzo Pergolizzi 5 anni e 6 mesi, Carmelo Cordaro, Michele Adige, Vincenza Merlino 4 anni, Stefania Pergolizzi, Sonia Pergolizzi e Teresa Pergolizzi 2 anni e 6 mesi.

Il ruolo di Emilia Barrile

Secondo gli inquirenti l’ex presidente del consiglio comunale avrebbe favorito il direttore generale dell’azienda di trasporti Atm, Daniele De Almagro,  in cambio dell’assunzione nella società di un autista, che non aveva i requisiti per svolgere il lavoro. Al commercialista Marco Ardizzone e agli imprenditori Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone, titolari di una società di vigilanza, Emilia Barrile avrebbe concesso alcune agevolazioni nelle pratiche amministrative, in cambio dell’assegnazione a una coop che controllava della gestione dei punti di ristoro allo stadio. Ardizzone invece, secondo gli investigatori, sarebbe stato vicino al gruppo criminale mafioso dei “Mancuso” ed Emilia Barrile, approfittando del suo ruolo politico, avrebbe fatto avere a una coop che controllava, la “Universo e Ambiente”, il servizio di pulizie dell’Amam. Alle dipendenze della società è stato assunto con un ruolo di vertice Carmelo Pullia, affiliato al clan Mancuso uscito dal carcere di recente, dopo una detenzione di circa 20anni. Le cooperative riconducibili alla ex presidente del Consiglio servivano come strumento per dare posti di lavoro e favorire il “consenso popolare”.

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