Messina, all’Horcynus Lab Festival un viaggio dall’India alle donne pastore italiane 

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Venerdì il penultimo appuntamento dell’Horcynus Festival Metamorfosi. Banerjee presenta a Messina un focus sul problema del conflitto uomo-animali selvatici. Massimo Spadoni propone il proprio racconto di viaggiatore in India

Parte dall’India, nazione che nei prossimi anni giocherà un ruolo sempre più decisivo negli equilibri ecologici del pianeta, la penultima giornata di Horcynus Festival Metamorfosi. L’evento, organizzato dalla Fondazione Horcynus Orca e dalla Fondazione di Comunità di Messina, quest’anno in collaborazione con l’Ambasciata di Spagna in Italia e la Fondazione con il SUD, venerdì alle 18:00 propone nella Sala Consolo del Parco di Capo Peloro, ancora seminari artistico-scientifici che in questi giorni hanno visto avvicendarsi artisti ed economisti ma anche ricercatori e registi che, in vario modo e con vari approcci, dedicano le loro energie al tema ambientale. Protagonisti, questa volta, Ananda Banerjee, artista, naturalista e giornalista conservazionista, e Massimo Spadoni, ricercatore del CNR e attualmente consigliere scientifico presso l‘Ambasciata d’Italia di New Delhi.
Nominato nel 2014 giornalista ambientale dell’anno in Asia, Banerjee presenta a Messina un focus sul problema del conflitto uomo-animali selvatici. La sua riflessione ammette che in India numerose comunità continuino a prendersi cura e rispettare la natura, ma non dimentica che gli animali devono contendersi con l’uomo le stesse risorse per sopravvivere. I conflitti tra intere popolazioni di tigri, elefanti, leopardi e altre specie con il contesto locale sono dolorosi e inevitabili in un Paese caratterizzato dalla coesistenza di situazioni tradizionali e avveniristiche, deforestazione su larga scala, forte degrado di suolo e ambiente e feroce globalizzazione e fanno dell’India una terra di paradossi.
Massimo Spadoni propone il proprio racconto di viaggiatore, che osserva, con un occhio che mescola curiosità, scienza e tecnica, un patrimonio di circa 150.000 boschi sacri indiani, foreste di varie estensioni o singoli alberi che vengono venerati perché rappresentano l’incarnazione di una divinità. Fotografie, filmati e suoni offrono spunti di riflessione per comprendere la distanza che c’è oggi tra il concetto di sacro per la popolazione occidentale e per gli indiani. Inoltre, indagano il significato e le conseguenze di uno sviluppo che allontana dal contatto autentico con la natura, compromette gli ecosistemi e gli equilibri un tempo garantiti dalle dinamiche tradizionali delle popolazioni rurali.
Conclude la giornata la proiezione e presentazione del film di Anna Kauber In questo mondo, dedicato alle donne pastore in Italia: una visione insieme poetica e documentaristica su un mondo segreto e sconosciuto benché importante per la tutela dell’equilibrio territoriale e idrogeologico, che attraversa 17.000 km e si racchiude in 100 interviste rivolte a soggetti di età compresa tra i 20 e i 102 anni.
Infine, nella giornata di venerdì chiude i battenti la prima edizione della Scuola del documentario di impegno civile, a cura di Paolo Benvenuti e Federico Vitella, organizzata a partire dal 16 settembre dalla Fondazione Horcynus Orca in collaborazione con il Dipartimento Cospecs Università di Messina.

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