Palagiustizia a Messina: c’è un grande “buco nero” che rischia di guastare i piani

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Messina, Zuccarello: “Se De Luca davvero vuole risolvere il problema deve prima affrontare una questione che l’amministrazione Accorinti ha lasciato nel cassetto”

“C’è un grande buco nero sulla procedura che deve portare alla realizzazione del secondo palazzo di giustizia a Messina. Se De Luca davvero vuole risolvere il problema deve prima affrontare una questione che l’amministrazione Accorinti ha lasciato nel cassetto”. A dirlo è l’ex consigliere e presidente di Missione Messina Zuccarello, che interviene nuovamente sulla vicenda “sollecitato e costretto” dagli ultimi avvenimenti della settimana, cioè il tavolo al Ministero di Grazia e Giustizia.

Zuccarello ricorda ancora volta che l’Amministrazione De Luca, così come aveva fatto quella Accorinti, continuare a ignorare la gara espletata nel 2009 per l’ individuazione dei locali del nuovo palazzo di giustizia e la delibera approvata dai consiglieri del tempo dopo la sentenza del Cga: un  vero e proprio “buco nero”, che potrebbe tradursi in un boomerang per la città.

La gara del 2009

“Il Comune di Messina, nel 2009, ha indetto un procedimento per l’acquisto, dichiaratamente assistito da apposito finanziamento ministeriale (c.a. 17 Mln di euro) da utilizzare sollecitamente, pena la sua indisponibilità, di un immobile da destinare a secondo Palazzo di Giustizia, avente le caratteristiche di consistenza e localizzazione riportate nell’ambito dell’Invito ad Offrire indicato dalla Commissione di manutenzione del Palazzo di Giustizia presso la Corte d’Appello di Messina.
Il procedimento- ricorda l’ex consigliere– si è concluso con la redazione da parte della Commissione di Valutazione appositamente nominata dall’Amministrazione Comunale di una graduatoria che ha classificato come prima, e perciò aggiudicataria, l’offerta del Gruppo G.M.C., seconda quella della Neptunia S.p.A. e terza quella dell’Arcidiocesi, che riguardava un edificio già sede dell’I.T. Marconi”.

La sentenza del CGA

“L’aggiudicazione è stata impugnata dinanzi al Giudice Amministrativo, con distinti e separati ricorsi. La vicenda giurisdizionale si è conclusa con la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa n. 651 dell’11.10.2011 che ha accolto il ricorso dell’Arcidiocesi e rigettato o dichiarato improcedibili tutti gli altri. Il Consiglio Comunale di Messina – prima con O.d.G. del 15.11.2011 e, poi, con delibera n. 10/C dell’8.02.2013 immediatamente esecutiva, notificata a tutte le offerenti – ha deliberato, “nel preliminare interesse dell’Ente ad evitare la revoca dei finanziamenti ministeriali” e “in considerazione delle motivazioni della sentenza del C.G.A.” nonché “dell’espresso ed articolato monito conformativo rivolto all’Amministrazione Comunale di dare mandato (al tempo) al Commissario Straordinario, in esecuzione della sentenza del C.G.A. per la Regione Sicilia n. 651/2011 di rinnovare, senza ritardo, la procedura per l’acquisto dell’immobile da destinare a secondo Palazzo di Giustizia nel suo atto finale, nominando eventualmente la nuova Commissione Giudicatrice ed un nuovo R.U.P., affinchè effettui la valutazione delle offerte di cui all’art. 5 dell’Invito ad Offrire”. La Delibera ha quindi recepito quanto disposto della sentenza del C.G.A., poi passata in giudicato”.

Gara mai revocata

Per Zuccarello: “seppure l’Amministrazione Comunale ritenesse legittima e confacente al pubblico interesse la individuazione di nuove e diverse soluzioni di immediata praticabilità per dotare la città di un secondo Palazzo di Giustizia, dovrebbe superare alcuni ostacoli.
In primo luogo va osservato che la strada di annullamento della delibera di indizione della gara è molto dubbia e la revoca richiede la valutazione di “sopravvenuti motivi di pubblico interesse” o “mutamento della situazione di fatto” o ancora “nuova valutazione dell’interesse pubblico originario”. Se l’Amministrazione dovesse procedere alla revoca dovrebbe, in sostanza, dimostrare che nel 2009 non vi erano le ragioni di richiedere che il finanziamento del Ministero fosse impiegato per l’acquisto di un immobile esistente o che l’utilizzazione del finanziamento Ministeriale non fosse allora o non sia divenuto oggi indispensabile per dotare la città della struttura. Il tutto in una condizione nella quale si lamentano i costi delle molte e diverse locazioni”.

Il caso caserme dismesse

“Diversa è la questione della utilizzazione di Caserme dismesse. Anche in tale caso vi sarebbe un procedimento da affrontare, perché la circostanza che lo Stato risparmi il finanziamento del Ministero della Giustizia richiede una comparativa considerazione del mancato introito della dismissione della caserma. Anche in questo caso– continua Zuccarello- non è possibile far conto su tempi celeri di disponibilità di un immobile di rapida utilizzazione. È chiaro che l’unica soluzione che non comporta costi ed è abbastanza celere è quella scelta dal Consiglio Comunale di rinnovare la graduatoria per l’aggiudicazione della gara. Qualsiasi sia la scelta dell’amministrazione De Luca così come per la precedente il nodo è sempre lo stesso: il Comune per cambiare idea deve revocare i propri precedenti provvedimenti, correndo il rischio di pagare ingenti risarcimenti”- osserva Zuccarello.

Zuccarello: “Perché tenete nascosto a tutta la città il rischio di pagare delle somme ingenti?

“Chiedo pertanto al sindaco De Luca di prendere una posizione definitiva sull’argomento, anche alla luce dei fatti sopra esposti e che non faccia come la precedente amministrazione Accorinti che ha agito come se la vicenda neanche esistesse. La storia invece è reale e non è affatto tratta dai romanzi di J. K. Rowling ed è arrivato il momento di fare chiarezza affrontando i problemi nel rispetto dell’intera cittadinanza. Mi domando altrimenti “ ma il secondo palazzo di giustizia è’ solo uno spot? Nessuno vuole risolvere veramente la vicenda? È solo un solo un gioco a scarica barile? Perché teniamo nascosto a tutta la città il rischio di pagare delle somme ingenti?
Basta andare all’avvocatura del comune di Messina per conoscere l’intera vicenda.
Perché non rendiamo tutto trasparente invece di continuare con questo gioco? Che si faccia chiarezza una volta per tutte senza se e senza ma”- conclude.

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