Reggio Calabria, il papà di Maria Antonietta Rositani racconta i raccapriccianti momenti dell’aggressione: “quella telefonata, poi il gesto di mio figlio Danilo…avevo già capito tutto”

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Reggio Calabria: le parole del padre di Maria Antonietta Rositani quella mattina di 3 mesi fa

Le raccapriccianti parole del padre di Maria Antonietta Rositani, la donna data alle fiamme in via Frangipane a Reggio Calabria, dall’ex marito Ciro Russo evaso dai domiciliari da Ercolano la mattina del 12 marzo 2019.

“Una preghiera per Maria Antonietta
No alla Violenza sulle donne

Maria Antonietta , lo ripeteva a me
tutti i giorni..prima dell’attentato..

” Papà ho paura che scappi ..
Vedrai Papà
.. scappa mi sfreggiera…”
E io a dirle tesoro di Papa…
stai tranquilla lui si trova a Ercolano
anche se dovesse evadere
da Ercolano per arrivare a Reggio Calabria..
ci sono 500 chilometri di distanza
Le Forze dell’Ordine ci avviseranno
ti proteggeranno io ti proteggerò…….
Non è stato così purtroppo….
Invece a Reggio Calabria fu’ mia figlia
ad avvisare loro le Forze dell’Ordine..dell’evasione di quell’uomo
non “Uomo”
Ma dopo l’agguato…”

A TRE MESI DELLL’ AGGUATO ALLA MIA BAMBINA
Ore 09,40 via Frangipane Reggio Calabria..

Ore 08,21 del 12 Marzo.
Valeria mi telefona agitatissima..
Papà..avvisa subito Maria Antonietta
Ciro è evaso….
Poche parole scambiate con lei…per capire cosa fosse successo…
Solo pochi interminabili minuti
Poi il silenzio…

Ore 08,25 ..chiamo mia figlia
Maria Antonietta
sul cellulare
So che a quell’ora è in macchina
di ritorno dalla scuola
dopo aver lasciato Annie e William.
Pronto Maria Antonietta
Ciro è evaso
Avvisa subito le Forze dell’Ordine..
mettiti al sicuro
Maria Antonietta: Papà , Papà..si lo faccio subito e con voce piena di sconforto ..rotta dalla paura e dal pianto..
continua per pochi attimi ….
Sai è dalle sei del mattino sul fisso di casa ad insultarmi urlandomi cattive parole
e poi dopo anche sul cellulare…Ma non pensavo fosse evaso..
Papà ho paura..e termina la comunicazione.
Era da sola povera figlia mia….
Da sola…..

In quel momento nessuno di noi immaginava minimamente che il suo ex marito fosse evaso da Ercolano da casa dei suoi genitori nella notte dove si trovava detenuto.. agli arresti domiciliari ..
per scontare tre anni di pena.

Dopo pochi minuti squilla il telefono di mio figlio Danilo ..

…………Corri Danilo… davanti al Liceo Artistico
in via Frangipane…vieni subito ..
Lui mia ha bruciata …Era .. Maria Antonietta … dall’altra parte del telefono..

Danilo ricordo era alzato
vicino alla finestra del soggiorno
Io mi trovavo seduto al tavolo
non stavo bene.
In un attimo scappa
senza dire nulla …
Lo vedo correre verso la porta ….Non pensai a nulla ..
Ho ancora nel cuore il sordo rumore della porta …di casa ..che si chiudeva .
bruscamente alle spalle di Danilo..
Avrei dovuto immaginare ..da quello sbattere inusuale della porta ..che qualcosa di grave era successo..
Ma forse…
credo ..
che per non voler pensare al male
perché dentro di me qualcosa già sentivo…
ho distratto la mente volontariamente pensando ad altro..
Ad altro..ma durato un attimo…
Il tempo solo
… di un attimo .. dall’uscita di casa di Danilo…
che sentii..il campanello della porta .squillare..di casa mia.
Qualcuno apri…la porta …
non ricordo chi…..
Forse Rosario…
In un attimo..la casa fu invasa
dagli Agenti
di Polizia…
Degli sguardi … sofferenti..ricordo su i loro volti..
Poche parole..rotte dall’emozione..

” Sua figlia è stata oggetto di un attentato..
da parte dell’ex marito..”
State tranquilli è viva …..
Si trova adesso all’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria…..
E voi tutti per sicurezza non potete uscire di casa
Dispiace
non potete andare
adesso all’Ospedale…Riuniti

Quel giorno……
Quel 12 Marzo di quest’anno..
Oggi 12 Giugno..
Tre mesi di sofferenze…per mia figlia per tutti noi…..

Ecco perché Chiedo giustizia…

A Voi
Illustri Signori
“che dall’alto dei vostri Poteri..”
dovete fare rispettare le leggi dello Stato
garantendo “Giustizia” e
libertà a tutti
anche a chi alla vita le ruba le vite
Questo è il bello di vivere
in una Nazione civile Democratica
dove è garantita la libertà e la vita
di tutti

“Provate un attimo
solo
per un attimo
ad immaginare
che le fiamme accese
da quelle mani vigliacche
che avvolgono
il corpo della mia Bambina
solo per un attimo
chiudete gli occhi
e vi prego
non di più
di un momento
provate ad immaginare
che che quel corpo
a bruciare
sia il corpo
di vostra figlia
o di una persona a voi cara
Solo un attimo provate
ad immaginare
vi prego
non sono così cattivo
non voglio farvi del male

E poi
ancora
con gli occhi colmi
di pianto
provate a disegnare
dentro il vostro cielo di cuore
quel corpo bello di figlia e Mamma
che da quel giorno dell’agguato
giace ancora oggi
inerme
su un letto d’ospedale
a piangersi
urli
paure e incubi
di memorie
vestita solo
da strisce bianche sterile
E poi e poi e poi e poi
Quanto ancora a soffrire..!
Carlo Maurizio Rositani
Affinché altre donne non debbano subire
altre ingiustizie come mia figlia.

“Ai Ministri Alfonso Buonafede e Matteo Salvini”

Un incubo! E’ un incubo quello che sto vivendo da giorni nell’affannosa ricerca di risposte a quella terribile domanda che si è prepotentemente impadronita della mia mente, trasformando impietosamente la vita della mia famiglia in un’ immane tragedia: “Si poteva evitare che la mia bambina, la mia principessina, venisse ARSA VIVA, malgrado le sue richieste di aiuto ininterrottamente urlate già da qualche anno?”

A questa domanda, che ha reso insonni le mie notti, hanno fatto seguito innumerevoli riflessioni e domande come:

1. Considerato che Ciro Russo aveva già violato la misura cautelare dell’obbligo di distanza di 300 metri ed aveva palesato pubblicamente le sue ferme intenzioni di ucciderla, quelle che, crudelmente, ha tentato di porre in essere, poteva usufruire del beneficio degli arresti domiciliari?

2. Ammesso che avesse, per qualche ragione a me sconosciuta, il diritto di godere di un importante beneficio come gli arresti domiciliari, nonostante l’evidente pericolosità dimostrata e l’assoluta non curanza delle leggi, non sarebbe stato opportuno prendere delle precauzioni, installando un braccialetto elettronico pe buhr garantire un adeguato livello di sorveglianza?

3. Posto che l’ordinanza, nel dettare i termini della detenzione agli arresti domiciliari, determinava anche, a chiare lettere, limiti di comunicazione del detenuto con i soli familiari, come è stato possibile che facesse libero uso di telefoni e social network (facebook) e nonostante le immediate denunce di mia figlia non venisse preso alcun provvedimento, da parte delle autorità competenti, che avrebbe potuto scongiurare la disgrazia?

4. Qualcuno ha reso edotti i Signori Russo, genitori del detenuto, che, incombendo su di loro l’obbligo di vigilanza, avrebbero, pur di non rimanere svegli, nelle ore notturne, mettere in sicurezza la porta di uscita, nascondendo al detenuto la chiave e non lasciare in bella vista le chiavi della vettura con la quale lo stesso ha potuto, indisturbato, percorre ben 450 Km fino a raggiungere mia figlia per consumare, con atrocità inaudita, il suo ennesimo delitto?

5. Come è possibile che, in un territorio fortemente contaminato dalla criminalità, come , purtroppo, risulta essere il meridione d’Italia, un EVASO possa tranquillamente percorre così lunghe distanze, in ore notturne di traffico quasi inesistente, quando chiunque dovrebbe risultare sospetto, servendosi di comode autostrade, lungo le quali sono posizionati i più innovativi sistemi di controllo, su una vettura la cui targa, per ragioni di sicurezza, sarebbe dovuta già essere segnalata, senza che nessuno se ne accorga?

6. Ammesso che i Signori Russo, senza svolgere un preliminare tentativo di rintracciare il figlio evaso, in base a quanto da loro stessi dichiarato, abbiano, riscontrata la fu inga, tempestivamente dato l’allarme comunicando alle 8:05 alle forze dell’ordine l’accaduto, perché non è scattato immediatamente un protocollo che mettesse in sicurezza, per tempo, mia figlia?

7. Perché a mia figlia, da me avvisata alle 8:26 dell’evasione dell’ex marito, dopo una lunga catena di comunicazione, quando ha chiamato, alle 8:27, terrorizzata, le forze dell’ordine per chiedere aiuto le è stato banalmente suggerito di girovagare in città senza fermarsi piuttosto che suggerirle lucide soluzioni ed attivare immediati protocolli di protezione e di messa in sicurezza, lasciando, così, che trascorresse altro tempo utile all’evaso per concretizzare il suo malefico disegno criminale ? Ringrazio Dio che ha salvato la vita della mia piccola che si è trovata sola a lottare contro le peggiori atrocità e spero che il mio divorante senso di colpa, per non essere riuscito a proteggerla, venga avvertito anche da chi, sapendo, poteva e doveva fare di più affinché ciò non fosse avvenuto.
Carlo Maurizio Rositani Papà di Maria Antonietta

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