Reggio Calabria, detenuto tenta di strangolare agente della Polizia Penitenziaria in carcere: “estate di forti tensioni, interventi urgenti”

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Incendio in carcere a Rieti, aggressione ad agente a Reggio Calabria, Di Giacomo: “cosa dobbiamo aspettarci ancora in quest’estate di forti tensioni nelle carceri?”

“L’incendio appiccato nel carcere di Rieti con gli atti di violenza compiuti da un detenuto egiziano e l’aggressione subita da un agente penitenziario a Reggio Calabria che un detenuto ha tentato di strangolare, in poche ore e a pochi giorni dalla violenta rivolta a Poggioreale, sono la spia delle tensioni che la stagione estiva amplifica a causa dei problemi strutturali che il caldo e le sempre più precarie condizioni degli istituti penitenziari acuiscono e che ci fa prevedere un’estate con più casi di violenze perché è sufficiente una scintilla a scatenarli. Cosa dobbiamo più aspettarci in questa stagione estiva nei penitenziari italiani?”. A sostenerlo è il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo aggiungendo che anche se non saranno certamente 12 mila le persone che il Ministro dell’Interno Salvini annuncia, a giorni alterni, di far rinchiudere in carcere perché già condannati ma, secondo le nostre stime, circa 4 mila, un ulteriore aumento di detenuti metterebbe a dura prova il sistema penitenziario italiano già al collasso. Ai noti problemi di organico del personale penitenziario e alle carenze strutturali – continua – si aggiungono i problemi provocati dalla presenza di immigrati, come accaduto a Rieti, che difficilmente, nonostante i proclami potranno essere rimpatriati nei Paesi d’origine. Solo qualche giorno fa il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, lo ha detto chiaramente: “In Italia ci sono circa 600 mila irregolari, ma ci vorranno più di 100 anni per rimpatriarli tutti“. E con le politiche restrittive del Viminale, aumenteranno. A detta dell’Ispi, nel 2020 saranno più di 700mila le persone che in Italia non avranno la possibilità di lavorare, affittare una casa o accedere all’istruzione in modo regolare, di fatto costrette all’illegalità.

“Ebbene – dice Di Giacomo – dove finiscono i migranti? Il rischio che si trasformino in clandestini dediti a spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, persino traffico di organi umani è già reale come testimonia la ramificazione sul territorio della mafia nigeriana diventata in poco tempo la più potente organizzazione criminale nel nostro Paese. E non si sottovaluti ulteriormente che nelle carceri italiane i nigeriani affiliati alle quattro grandi cosche africane, conosciute anche come Cult – Eiye, Black Axe, Viking e Mefite – hanno sopraffatto le organizzazioni mafiose e criminali storiche italiane nel controllo dei detenuti”. Da mesi abbiamo sollecitato il Ministero di Grazia e Giustizia e l’Amministrazione Penitenziaria a non sottovalutare la crescente pericolosità della mafia nigeriana nelle carceri, nei Centri di Accoglienza per richiedenti asilo dove – aggiunge Di Giacomo – avvengono l’affiliazione o il reclutamento delle cosche africane“. Come non si sottovaluti: un terzo della popolazione carceraria in Italia è composto da detenuti stranieri, si tratta di circa 20 mila detenuti stranieri ed ognuno di essi costa alla collettività circa 137 euro al giorno. L’Italia non può più permettersi questa spesa, tanto più se si considera che siamo oggetto di sanzioni per il sovraffollamento carcerario. Siamo di fronte ancora a testimonianze dell’incapacità a dare soluzioni con un’evidente inadeguatezza del Ministro Bonafede a pensare cosa fare mentre è sempre il personale di polizia penitenziaria a subire direttamente le conseguenze di una situazione diventata intollerabile con turni massacranti e quotidianamente a rischio aggressioni. La causa principale – conclude – è la disattenzione della politica mischiata ad un atteggiamento buonista”.

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