Nino Frassica si racconta: “da bambino ero particolare, ho inseguito il mio sogno e l’ho realizzato”

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Nino Frassica in radio racconta la sua vita personale e professionale

Nino Frassica è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in onda ogni notte, dall’1.30 alle 6.00 del mattino.
Frassica ha parlato un po’ di sé: “Da bambino ero curioso, non amavo il calcio, i motori, gli sport, ero abbastanza particolare, mi piacevano solo musica e spettacolo. Alcuni amici non li frequentavo proprio, appena iniziavano a parlare parlavano solo di Juve, Milan, mi annoiavo. Ero spiritoso, nel mio DNA c’è sempre stata la voglia di scherzare, cazzeggiare. Poi ci ho studiato ed è diventato il mio mestiere. Quasi non lo dicevo da ragazzo che volevo lavorare nello spettacolo, chi nasceva in provincia vedeva come lontane e impossibili le possibilità di arrivare alla Rai. Ma quello era il mio desiderio. Fare lo spettacolo“.
Sull’incontro con Arbore: “Devo tantissimo ad Andy Luotto. A me piace più la radio della televisione, mi piace più la radio della televisione, conduco un format su Radio2 che si chiama ‘Il programmone’. Avevo letto che Andy Luotto aveva fatto una telefonata spiritosa ad Arbore e poi Arbore lo ha chiamato. Io imitando Andy ho cercato Arbore, perchè l’umorismo che facevo era molto simile al suo. Ero ‘arboriano’. Ho iniziato a lasciargli dei messaggi spiritosi in segreteria. Lasciavo il messaggio e non dicevo chi fossi. Né che volevo lavorare con lui. Non gliel’ho mai detto, non gliel’ho mai chiesto. Volevo lavorare con lui, ma non l’ho mai chiesto. L’ho incuriosito, lo facevo ridere. Quando poi ho lasciato il numero mi ha chiamato, mi ha voluto conoscere, dopo tre anni ho iniziato a lavorare con lui in Radio, con Radio Anghe Noi, la versione estiva di Radio Anch’io. Era l’ultima trasmissione che hanno fatto insieme Arbore, Boncompagni e Marenco. Poi quando è arrivato ‘Quelli della notte’ io sapevo di essere in squadra. Non avevo chiaro cosa avrei fatto, ma c’ero. Arbore sceglieva persone che avessero qualcosa da dire di divertente, non attori col copione, ma personaggi che erano anche autori di sé stessi“.
Sul Maresciallo Cecchini, personaggio di Don Matteo: “Alla prima sceneggiatura, il primo anno, la prima serie, era uno che spifferava tutto a Don Matteo e faceva arrabbiare il Capitano. L’avrebbero potuto fare tanti altri. Poi ho cercato di personalizzarlo, di metterci un po’ di mio. Il 2 iniziamo a girare Don Matteo 12. E’ un personaggio che mi piace. Il momento della caserma è un po’ ripetitivo, quello che cambia è la vita di ogni giorno, il quotidiano. Quello è sempre diverso, volge verso la commedia, è divertente, mi piace. Se avessi dovuto fare soltanto il carabiniere forse mi sarei già stufato. Invece si parla del privato, la famiglia, le figlie, il fidanzato di mia figlia. Io non scrivo le storie, però i dialoghi li manovro, li tocco, quello è un mio vizio. Per strada qualcuno mi chiama maresciallo, per anni tutti mi chiamavano scafazza, ora mi chiamano maresciallo, vuol dire che questo personaggio è arrivato alla gente“.
Sul momento più bello della sua carriera: “Quando Arbore ha deciso di fare ‘Indietro tutta’ con me. Ha detto che io avrei dovuto fare il presentatore, ma io non ero un presentatore, interpretavo il presentatore. L’idea di fare a ruota libera un’ora a sera era eccitante. Anche se da un lato ci faceva paura. Conoscendo l’umorismo di Renzo, che coincide con quello mio, mettendoci vicini uno come Marenco, che era il più grande degli improvvisatori, ci sentivamo coperti, perché bene o male qualcosa veniva fuori. Quella è stata la cosa più importante per la mia carriera. Indietro tutta“.
Sulla comicità nel nostro Paese: “E’ cambiata da quando è arrivato Canale 5 e soprattutto Italia 1. I ritmi sono cambiati, ora si corre, i tempi sono diversi. I ritmi televisivi sono diversi da quelli teatrali, c’è un’altra comicità un po’ più veloce, bisogna adeguarsi, altrimenti cambiano canale. La comicità è cambiata, leggermente in peggio“.
Su Fazio: “Mi lascia carta bianca, bianchissima. Non vuole sapere mai niente di quello che dirò, ogni tanto gli anticipo qualcosa perché serve a me. Non facciamo le prove, è tutto improvvisato, gli dirò al massimo due o tre cose per ogni puntata. E’ bello perché è un orario tardo, non c’è l’ansia di fare una comicità facile, per tutti. L’atmosfera è intelligente, mi permette di osare“.
Progetti futuri: “Vorrei fare con la Rai una sit-com con molta improvvisazione. In Don Matteo l’unico che un po’ improvvisa sono io. Invece voglio fare una cosa in cui tutti improvvisino“.

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