Ospedali da incubo a Reggio Calabria, Tilde Minasi: “l’auspicio, perciò, è quello che chi dovere, in primis l’attuale commissario, compia una seria ‘operazione verità’ che si basi su un nuovo inizio fatto di regole ed ordine, sulla valorizzazione delle professionalità serie, delle attività oneste”
“Mentre uno studio del sindacato Anaao-Assomed ci comunica che in Calabria (oltre a tutte le altre problematiche) per i prossimi anni, è previsto un ammanco di 1.410 medici, noi cittadini abbiamo assistito all’ennesima puntata de “Le Iene” sulla sanità da incubo della nostra regione e, soprattutto, della provincia reggina. Ciò che la maggior parte della comunità ha appurato dai servizi giornalistici è una problematica che, all’Asp di Reggio, si trascina da tempo, nonostante la serie di commissariamenti che si è succeduta e che, a fronte della buona volontà di alcuni, non è riuscita a frenare questa incontenibile emorragia di denaro pubblico la cui perdita incide pesantemente su un diritto inalienabile ed inviolabile come quello alla salute. Una tutela costituzionale che oggi in tanti, anzi troppi, vedono labile: la mancanza di contabilità, l’assenza dei bilanci, la grave questione delle fatture pagate e ripagate si traducono poi in ospedali fatiscenti, personale medico ridotto al minimo e soggetto a pesanti turnazioni, prestazioni il cui iter è complicato, lavori di professionisti non saldati con il rischio che determinate realtà vengano perse per sempre e con esse posti di lavoro”, è quanto scrive in una nota Tilde Minasi. “Non tocca a noi – prosegue– essere garanti della veridicità dei servizi giornalisti, come non è compito nostro sostituirci agli organi di garanzia preposti che si spera riescano, e presto, a fare chiarezza sul caos che regna dentro l’azienda, ma un aspetto, non certo secondario, deve però essere messo in luce. Innanzitutto, va evidenziato che non tutti coloro che operano all’interno dell’Azienda Ospedaliera debbano essere accomunati ad un tale sistema, poiché vi sono dipendenti onesti, preparati, e pronti a svolgere con abnegazione il proprio dovere.
Altra questione riguarda invece chi, avendo de