Reggio Calabria, caso “Miramare”: per il Sindaco Falcomatà le accuse sono gravissime, “abuso d’ufficio” e “falso”. Angela Marcianò sceglie il rito abbreviato [DETTAGLI]

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Reggio Calabria, caso “Miramare”: tutti rinviati a giudizio per “abuso d’ufficio”

C’è una data per il primo giudizio sul ‘Caso Miramare’, il noto albergo di Reggio Calabria che l’amministrazione comunale avrebbe tentato di assegnare all’imprenditore Paolo Zagarella con una delibera ad hoc. L’ex assessore Angela Marcianò – come si legge in un’agenzia del Velino – ha scelto di essere giudicata con il rito abbreviato e per questo dovrà presentarsi di fronte al gup il prossimo 18 marzo. Tutti gli altri, incluso il primo cittadino Giuseppe Falcomatà, devono invece ancora comunicare se opteranno per l’abbreviato o si sottoporranno alla decisione del gup, che dovrà decidere l’eventuale rinvio a giudizio. Il prossimo 11 febbraio toccherà ai legali del sindaco intervenire, per poi passare la parola alle difese degli altri indagati, il vice sindaco Armando Neri, gli assessori Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca e Antonino Zimbalatti, agli ‘ex’ Agata Quattrone e Patrizia Nardi, più la segretaria comunale Giovanna Acquaviva, la dirigente Maria Luisa Spanò e Paolo Zagarella, noto imprenditore reggino, ‘beneficiato’ dall’amministrazione con l’assegnazione del noto hotel di Reggio Calabria. Per tutti quanti, inclusa Marcianò, che all’epoca aveva denunciato l’anomala assegnazione, il pm Walter Ignazzitto ha chiesto il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. Un’accusa che per il sindaco e Acquaviva si somma a quella di falso, rimediata dopo i (disastrosi) interrogatori durante i quali entrambi hanno tentato di spiegare come l’associazione ‘Il Sottoscala’ e il suo presidente, Paolo Zagarella, amico personale del sindaco, si siano visti consegnare le chiavi del noto hotel Miramare. L’assegnazione non è mai andata a buon fine, sindaco e Giunta nel giro di un paio di settimane hanno fatto saltare tutto, ma il problema per tutti rimane. Perché l’intera manovra – ne sono certi il pm Walter Ignazzitto e il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni – è stata studiata da Falcomatà e i suoi insieme al futuro beneficiario dell’immobile. Con Zagarella, per giunta nominato presidente della onlus il giorno prima dell’approvazione della contestata assegnazione, sindaco e assessori avrebbero stabilito “modalità e tempi di presentazione dell’istanza, assumendo nei suoi confronti l’impegno all’affidamento temporaneo dell’immobile prima della formale deliberazione di giunta”.In più, per la Procura sindaco e assessori non avrebbero preso neanche in considerazione altri enti potenzialmente interessati e avrebbero saltato a piè pari le verifiche in merito alle capacità tecniche, giuridiche ed economiche dell’associazione ‘vincitrice’, consegnando a Zagarella le chiavi dell’immobile “prima di deliberare formalmente la sua assegnazione e comunque prima che venisse data pubblicazione della delibera sull’albo pretorio e in assenza della conseguente determinazione del dirigente del settore”. Un quadro che per il sindaco è anche complicato dal rapporto personale che ha con l’imprenditore. Storico amico del sindaco, così convinto delle sue capacità da ‘regalargli’ l’uso di un enorme locale per meglio gestire la campagna per le primarie, l’imprenditore agli occhi dei magistrati risulta un beneficiario per nulla casuale e quanto meno sospetto. Il sospetto della procura è che l’assegnazione del Miramare sia stato un modo di ricambiare il favore risalente al 2014 quando “gli aveva concesso in uso gratuito un proprio immobile da destinare a sede della segreteria politica”. E quello che si imputa a Falcomatà è di aver omesso di “astenersi in presenza di un interesse proprio che ne inficiava l’imparzialità”.

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