A Gerace la “Messa dell’Incoronazione della Vergine” in Do Maggiore diretta dal M. Alessandro Tirotta

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Continua il ricco programma del “Rhegium Opera Musica Festival” con un appuntamento frutto della sinergia tra l’Associazione Culturale Traiectoriae e la Diocesi Locri-Gerace

Sabato 15 dicembre verrà eseguita, presso la Basilica Concattedrale Santa Maria Assunta di Gerace, la “Messa dell’Incoronazione della Vergine” in Do Maggiore – k. 317 di Wolfgang Amadeus Mozart. I solisti, sostenuti dal Coro Lirico Francesco Cilea e dal Coro Polifonico Santa Maria Assunta della Cattedrale di Gerace, sono Ilenia Morabito, Andreina Drago, Didier Pieri e Giuseppe Zema. Dirigerà l’Orchestra del Teatro Francesco Cilea il M. Alessandro Tirotta. Il concerto, uno degli appuntamenti della Stagione 2018-2019 del Rhegium Opera Musica Festival, sezione “Classica Mediterranea” promossa dall’Orchestra del Teatro Cilea e dal Coro Lirica Cilea, è frutto della sinergia tra la Diocesi Locri-Gerace per la valorizzazione dei beni architettonici della diocesi stessa, in particolare l’Ufficio Liturgico, e l’Associazione Culturale Traiectoriae. Si tratta del primo di una serie di eventi culturali e religiosi che interesseranno la Concattedrale Santa Maria Assunta di Gerace che, dall’8 settembre scorso, è stata elevata a titolo di Basilica Minore. Il M° Alessandro Tirotta precisa che “«La Messa per l’Incoronazione k317» segna sicuramente l’inizio di una nuova maturità del grande genio austriaco. È un’opera dall’ampio vigore espressivo e si distacca dal Mozart più semplice e cordiale, che però appena ventitreenne aveva già composto opere divenute immortali come il «Concerto n° 5» per violino e orchestra, «La Finta giardiniera», e numerosi altri capolavori sinfonici e cameristici. La Messa è un viaggio di affermazione della fede in Dio, manifestata fin dal principio dalla solennità verticale di coro e orchestra del Kyrie, Gloria e Sanctus, un continuo canto di fede sostenuto da una scrittura brillante degli archi in cui si innestano, in modo trionfale, trombe, corni oboi e timpani. Anche il Credo, declamato nella sua formula iniziale in modo omofonico e imponente sancisce la fermezza della fede, nella semplicità del suo Do Maggiore, che è sinonimo di stabilità e che sostiene quasi l’intera messa. In questo tessuto coinvolgente di vortice musicale fanno da cuore pulsante momenti musicali di tenerezza e stupore, nel rispetto del testo, come l’Et incarnatus, e il crucifixus, o il canto sofferente e spezzato come un singhiozzo del passus et sepultus est. Il canto umano di lode espresso nel Benedictus ci riporta per un attimo al Mozart già conosciuto, che però ritrova grande spessore nella semplicità perfetta dell’Agnus Dei, in cui la certezza della fede si trasforma in speranza. Certezza che è anche nel perdono divino dai peccati, nella redenzione, affermata dalla ripresa del tema del Kyrie, questa volta metricamente perfetto che porta energicamente al dona nobis pacem: Dio è certo e ci ha già perdonato. Eleganza, vigore, certezza, solennità, sentimento e contrasti, sono tutti gli elementi necessari per la concertazione ed esecuzione di quest’eterno capolavoro”.

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