Operazione trasparenza in Sicilia, la Regione ha più di 7 miliardi di debiti. Armao: “Con Musumeci conseguita riduzione del debito”

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Operazione trasparenza sui conti in Sicilia, presentato il Bollettino sul fabbisogno finanziario l’analisi del debito pubblico, dei prestiti e delle operazioni sui derivati della SiciliaArmao: “Il governo Musumeci nel 2018 ha conseguito la riduzione del debito”

 

Il debito pubblico della Regione siciliana, le anticipazioni di liquidità e le operazioni finanziarie sui prodotti derivati. Sono alcuni dei temi del Bollettino sul fabbisogno finanziario regionale, che il vicepresidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha presentato stamattina alla stampa nell’ambito di un’operazione trasparenza sullo stato della finanza della Regione, a pochi giorni dalla conferma del rating della Regione e delle previsioni positive (outlook) sulle tendenze degli anni futuri.

Moody’s e S&P hanno mantenuto positive le valutazioni della Sicilia (insieme al solo Lazio), nonostante il downgrade dell’Italia abbia trascinato le valutazioni di tutte le istituzioni territoriali e finanziarie verso il basso. In particolare, Moody’s ha rilevato che, senza gli effetti pregiudizievoli della valutazione dello Stato, avrebbe attribuito un upgrade alla nostra Regione, rilevando gli effetti delle misure (a partire dal settore della Sanità) intraprese nel tempo e rafforzate in quest’ultimo anno. Standard & Poors, nel confermare il rating e riconoscendo un outlook positivo alla Sicilia, ritiene che, grazie alle misure adottate, il nuovo governo regionale conseguirà positive performance di bilancio.

Un’analisi, quella svolta nel Bollettino, dei dati relativi alle posizioni debitorie della Regione e ai derivati finanziari. Il primo Bollettino risale al 2012, quando l’assessorato all’Economia ne promosse la pubblicazione in un’ottica di partecipazione dei cittadini alle vicende economiche e finanziarie della Regione. Dal 2013, però, la pubblicazione fu interrotta. Adesso viene ripresa e i dati, offerti alla libera consultazione sul sito della Regione, saranno pubblicati in formato aperto (open data) per consentirne il riuso da parte degli utenti.

Le amministrazioni finanziarie delle istituzioni pubbliche vanno valutate dalla Corte dei conti, dalle agenzie di rating, dai mercati, dai risparmiatori, ma soprattutto dai cittadini – scrive il vicepresidente della Regione nella presentazione -. E siccome il noto principio coniato Luigi Einaudi, “conoscere per deliberare”, vale soprattutto per le decisioni economiche, la pubblicazione del Bollettino sul fabbisogno finanziario regionale non è solo una buona pratica, ma prima di tutto un dovere istituzionale verso i siciliani, verso coloro che solo da una Regione più credibile e stabile finanziariamente possono ricevere il sostegno che si attendono. La Regione, le sue competenze, le sue strutture – sottolinea Armao – hanno un senso se contribuiscono al riscatto dei siciliani, che prima di tutto deve essere sociale ed economico, altrimenti  diventano autoreferenziali e vanno dismesse”.

Presenti alla conferenza stampa anche il ragioniere generale, Giovanni Bologna, Ina Palagonia, dirigente del dipartimento del Bilancio e i componenti del gruppo che ha predisposto il documento (Daniele Rippa, Carlo Amenta, Gaetano Chiaro e Ina Palagonia).

Il dato più rilevante che emerge dal Bollettino è quello relativo all’indebitamento pubblico regionale pari complessivamente a 7 miliardi e 640 milioni di euro, al 30 settembre 2018.

Il debito pubblico regionale – costituito in senso stretto dal debito a carico della Regione per 5,093 miliardi di euro e dal debito a carico dello Stato per 125 milioni di euro – ammonta complessivamente a 5 miliardi 218 milioni, a cui vanno aggiunti i 2 miliardi e 421 milioni delle anticipazioni di liquidità da parte del Mef, per un totale di 7 miliardi e 640 milioni.

Per il debito a carico dello Stato, che a oggi è quasi estinto, la Regione riceve da Roma la copertura finanziaria che viene introitata in entrata del bilancio regionale.

Un dato che emerge dal Bollettino sono le anticipazioni di liquidità. La Regione siciliana ha stipulato con il ministero dell’Economia, tra il 2014 e 2015, tre prestiti per anticipazioni di liquidità, pari a poco più di 2 miliardi e 421 milioni di euro. Anticipazioni che, non hanno finanziato nuovi investimenti, ma hanno consentito di estinguere residui passivi (debiti arretrati) nei confronti degli enti locali e degli enti del settore sanitario. Da un punto di vista di gestione economica, precisa il Bollettino, attraverso le anticipazioni di liquidità si è convertita la spesa corrente in indebitamento a medio-lungo termine per consentire un equilibrio economico finanziario del bilancio della Regione. Va, inoltre, aggiunto che tali passività determinano oneri finanziari a carico dei contribuenti, al punto che gli stessi magistrati contabili nella Relazione sul Rendiconto 2017 riportano le anticipazioni di liquidità come debito pubblico.

In linea generale – si legge nel Bollettino – il totale dell’indebitamento non è preoccupante rispetto ai valori di bilancio. Tuttavia, lo stesso dato in rapporto al Pil regionale resta maggiore rispetto alla media nazionale e impone attenzione al fine di evitare situazioni di criticità”.

Un altro capitolo del bollettino è dedicato alle operazioni finanziarie effettuate nel 2017. La Regione ha contratto il 19 dicembre 2016 un prestito di 3.223.140 euro con Cassa depositi e prestiti per finanziare l’acquisto del complesso edilizio “Piscine Molinelli”, a Sciacca, di proprietà della società Terme di Sciacca in liquidazione. Ha firmato, poi, il 21 dicembre 2017 un altro prestito di 27.334.383 euro con Cassa depositi e prestiti, per l’adeguamento e l’ampliamento degli immobili a Bagheria, sedi delle strutture sanitarie di medicina nucleare e di diagnostica per immagini e radioterapia, in corso di assegnazione da parte dell’Agenzia dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

Nel 2018 il governo Musumeci non ha acceso nuovi mutui.  

Parte importante del Bollettino è riservato alle operazioni di finanza derivata. La Regione nel 2005 decise di ristrutturare il debito, facendo ricorso ai cosiddetti “swap”, strumenti derivati per coprire i rischi dei tassi dei mutui già contratti. Oggi sono 5 i contratti swap che la Regione mantiene con Nomura, Bnl, Merrill Lynch, Deutsche bank e Unicredit, la cui gestione per l’Amministrazione rimane complessa.

Man mano che si pagano le rate dei mutui con Cassa depositi e prestiti, il valore degli swap diminuisce e il costo annuo dei derivati sul bilancio regionale è di circa 40 milioni di euro. Strumenti il cui onere finanziario è stato a carico dell’erario dei siciliani. La Corte dei conti, infatti, nell’ultima relazione al Rendiconto ha scritto che “in termini di soli maggiori interessi nel periodo di vita di tali “derivati” (2005-2017), la Regione ha sostenuto, rispetto a quanto dovuto alla Cassa Depositi e Prestiti, spese per 297,4 milioni di euro”.

Per questo motivo, l’assessorato all’Economia, d’intesa con il ministero dell’Economia, che ha già apprezzato l’iniziativa, sta predisponendo un’operazione finanziaria che potrà azzerare i derivati e i relativi oneri (pari a circa 40 milioni annui) e far conseguire ai bilanci regionali futuri consistenti risparmi di spesa. “Occorre liberare i siciliani – ha concluso il vicepresidente – da questo peso divenuto insopportabile”.

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