Il Giro d’Italia “cancella il Sud”: il Governatore della Calabria emblema del nostro vittimismo piagnone e provinciale

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L’attacco del governatore calabrese Mario Oliverio al Giro d’Italia: un rigurgito di un Sud piagnone, vittimista e provinciale che neanche nei peggiori luoghi comuni…

Nei giorni scorsi il Presidente della Regione Mario Oliverio ha attaccato duramente l’organizzazione del Giro d’Italia con un post che su facebook ha raccolto una marea di reazioni: il governatore calabrese ha parlato di “Giro di mezza Italia“, dicendo che sono “Cose che stentiamo a credere“! Con un post che sembrava scritto da un ragazzino, Oliverio ha dichiarato di essere “venuto oggi a conoscenza dagli organi di stampa del circuito e delle tappe previste per il Giro d’Italia 2019. Il Sud è stato cancellato. È grave che una manifestazione popolare sportiva di lunga e vissuta tradizione come il giro d’Italia escluda una parte importante del Paese come il Sud e le Isole. Ritengo sia opportuno riconsiderare questa proposta e definire un circuito inclusivo dell’intero territorio Nazionale“. Roba che neanche un bambino delle elementari avrebbe partorito con tale qualunquismo: sembra uno di quei troll del Movimento 5 Stelle che infestano i social network!

Oliverio, infatti, dovrebbe sapere molto bene come funziona il Giro d’Italia, visto che la Calabria nel 2017 e nel 2018 ha ospitato per due anni consecutivi (circostanza rarissima) diverse tappe, con le partenze da Reggio Calabria, Castrovillari e Pizzo Calabro e gli arrivi spettacolari di Terme Luigiane e Praia a Mare. Il fatto che si chiami “Giro d’Italia” non significa che ogni anno debba essere il “Giro di tutta l’Italia“, perchè è una corsa a tappe che deve durare tre settimane ed è impensabile che in tre settimane i ciclisti possano percorrere “tutta l’Italia“, quindi ogni anno ci sono delle Regioni che ovviamente non vengono interessate dal percorso della Carovana Rosa.

Inoltre il Giro d’Italia, per logica e tradizione, vive i suoi giorni più cruciali, importanti e numerosi al Nord, perchè sulle Alpi si trovano le montagne che hanno fatto la storia del ciclismo e di questa competizione come il Mortirolo, lo Stelvio, il Gavia, la Marmolada, il Pordoi, il GhisalloOropa, le Tre Cime di Lavaredo, lo Zoncolan, il Colle delle Finestre e molte altre salite storiche. Per tradizione (salvo rare eccezioni), il Giro d’Italia si conclude a Milano, nella città simbolo del ciclismo e sede della Gazzetta dello Sport (che organizza la corsa rosa).

L’arrivo di Bormio al Giro d’Italia 2017: Nibali vince in volata su Landa dopo un’azione spettacolare sul Passo dell’Umbrail – Foto LaPresse

Per assicurarsi la prestigiosa vetrina turistica che il Giro d’Italia offre alle località in cui transita, ogni anno gli enti locali fanno una vera e propria corsa al Giro per avere l’onore di ospitarlo: per un territorio come quello calabrese, già di per sè periferico geograficamente rispetto all’Italia, ancor più marginale per il mondo del ciclismo, le chance di ospitare i corridori e la carovana sono legate appunto alle scelte politiche di investimenti nel settore. Investimenti che, a dire il vero, in Calabria non ci sono stati neanche nei due anni scorsi: il Giro, infatti, ha avuto un massiccio finanziamento dalla Regione Sicilia che ha ospitato la corsa Rosa per tre giorni nel 2017 e addirittura per quattro giorni nel 2018 e quindi poi il transito in Calabria è stata una naturale conseguenza del percorso del Giro verso il Nord.

Il Cronoprologo notturno del Giro d’Italia 2005 sul Lungomare di Reggio Calabria

L’ultimo investimento importante in tal senso è stato fatto nel 2005 quando il Giro d’Italia partì proprio da Reggio Calabria con un leggendario crono-prologo notturno sul Lungomare definito da Gabriele D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia“, e poi proseguì con altre due tappe in linea (da Reggio a Tropea e da Catanzaro a Santa Maria del Cedro) e la partenza della terza tappa da Diamante verso la Campania. Considerando le presentazioni ufficiali dei giorni precedenti, il Giro rimase in Calabria una settimana intera (non era mai successo prima e non è mai più successo dopo).

Foto LaPresse

Se il Giro d’Italia nel 2019 non passerà in Calabria, quindi, è proprio perchè Oliverio, la Regione e gli altri enti locali non hanno convinto gli organizzatori come invece hanno fatto le altre città e Regioni che ospiteranno le prossime tappe. Anzi, ci chiediamo se la Calabria abbia sfruttato il casuale passaggio del Giro del 2017 e del 2018, o se invece l’accoglienza, le condizioni delle strade e i disservizi (ricordiamo il pasticcio del 2017 quando a Reggio c’erano troppe macchine parcheggiate in divieto di sosta e il villaggio dei corridori è stato spostato in extremis a tre chilometri di distanza!) non abbiano contribuito ad allontanare gli organizzatori da questa Regione.

Gli alberghi che hanno ospitato le squadre nel Giro d’Italia 2018

Insomma, la Calabria non fa nulla per avere il Giro d’Italia e poi si lamenta se il Giro non arriva? Ci sembra un grande paradosso. Anche perchè, a prescindere dal percorso del 2019, il Giro in Calabria c’è già stato un anno fa e due anni fa, e non può certo passare ogni anno in tutte le Regioni (altrimenti dovrebbe durare ben più di tre settimane…). Prendiamo la Liguria: il 2019 sarà il 4° anno consecutivo senza tappe! Il Giro d’Italia non arriva in Liguria dal lontano 2015, e stiamo parlando di una Regione ricca, importante, dalla forte tradizione ciclistica e dalla grande centralità geografica rispetto al percorso del Giro. Eppure nessuno, in Liguria, si sta lamentando: può capitare. Anche la Toscana, una delle Regioni più importanti per il ciclismo italiano, l’anno scorso non ha visto neanche l’ombra del Giro (che invece è stato nella Calabria di Oliverio). Nel 2019 anche l’Umbria rimarrà senza tappe, eppure l’Umbria non si trova al Sud… Due anni fa erano state Lazio, Marche e Valle d’Aosta a non avere alcuna tappa del Giro, che invece passava in Calabria, in Sicilia, in Sardegna e in tutto il Sud. Ma nessun Governatore ha fatto simili teatrini!

Ve l’immaginate in Francia se la Bretagna, l’Occitania, la Corsica, la Provenza, la Loira o la Normandia si lamentassero perchè per uno o due anni non passa il Tour de France? O in Spagna se le Asturie, le Baleari, la Catalogna, la Galizia o l’Andalusia polemizzassero con la Vuelta per il percorso stabilito dagli organizzatori?

L’uscita di Oliverio è l’emblema di quel Sud piagnone e provinciale di cui ci vogliamo liberare. Proprio perchè siamo italiani, tali ci sentiamo senza alcun bisogno di averne conferma dal percorso del Giro d’Italia, seguiremo con interesse e passione la grande festa della corsa Rosa a prescindere dal suo percorso. E senza lamentarci se stavolta non passa sotto casa nostra, a maggior ragione dopo che c’è stato uno e due anni fa. Non vogliamo essere il Sud del vittimismo, e in questo speriamo che Oliverio – pur essendo il Presidente della Regione – rappresenti soltanto se stesso.

 

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