‘Ndrangheta: 8 arresti per gli omicidi Novella, Tedesco e Stagno: tutti i NOMI e i DETTAGLI dell’operazione

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‘Ndrangheta: 8 arrestati per omicidio di membri del clan di Seregno-Giussano

Stavano tutti gia’ scontando una pena dopo la condanna al termine dell’indagine “Infinito”, quella che ha portato a scoprire come e’ organizzata la ‘Ndrangheta in Lombardia: 15 ‘locali’ (unita’ territoriali piu’ piccole) al di sopra delle quali c’e’ un controllo centrale e piramidale che rimanda alla madrepatria, la Calabria. Ma non tutti i condannati per omicidio per cui oggi sono state eseguite dal Ros le ordinanze erano in carcere. Solo 3 si trovavano gia’ in un penitenziario mentre gli altri cinque erano sottoposti all’obbligo di firma settimanale.

Si tratta di:

  1. Cristian Silvagna, di Bollate, 46 anni;
  2. Giorgio Sestito, di Palermiti (Catanzaro), 49 anni;
  3. Leonardo Prestia 48enne di Vibo Valentia;
  4. Claudio Formica, 44enne di Mileto (Vibo Valentia);
  5. Massimilano Zanchin, giussanese di 44 anni;
  6. Rocco Cristello, 57 anni di Mileto (Vibo Valentia);
  7. Francesco Cristello, di 52 anni;
  8. Francesco Elia, vibonese di 45 anni.

Per loro le accuse sono di omicidio, ricettazione, porto abusivo di armi e soppressione e sottrazione di cadavere: la condanna definitiva, della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Milano, dopo il ricorso in Cassazione, e’ arrivata il 24 ottobre ed e’ stata eseguita dai carabinieri tra ieri e questa mattina. L’indagine, chiamata “Bagliore”, e’ iniziata nel 2011 come una costola di Infinito e scaturita da quattro omicidi “illustri” avvenuti tra il 2008 e il 2010 in terra lombarda. A partire da quello di Carmelo Novella, ucciso a San Vittore Olona il 4 luglio 2008 in pieno giorno nel bar in cui era solito andare. Un commando formato da due persone a volto scoperto lo aveva finito per vendicarsi del suo tentativo di “allargarsi”: Novella, allora “capo” della Lombardia non voleva piu’ sottostare agli ordini dei clan calabresi, fra cui i Gallace di Guardavalle Centrale.

Ad ucciderlo era stato Antonino Belnome, che si sarebbe poi convinto a testimoniare diventando il piu’ importante collaboratore di giustizia nel panorama lombardo; insieme e lui l’altro killer che aveva portato via il cadavere, le armi e recuperato la targa del motorino rubato con cui si erano recati sul luogo dell’esecuzione. Poi il cadavere era stato interrato in una buca. Cosi’ come quello di Antonio Tedesco, ucciso a Bregnano nel 2009, in Brianza, e il cui cadavere fu nascosto con le stesse modalita’. Tedesco era stato attirato con una trappola fingendo un rito di affiliazione e fatto arrivare in un circolo dove i clan erano soliti riunirsi; poi circondato: prima colpito alla testa con un’arma contundente e poi finito con una pistola. E’ dell’anno dopo invece l’omicidio di Rocco Stagno, ucciso a Bernate Ticino il 29 luglio del 2010. Per tutti questi episodi gli investigatori hanno quindi accertato colpevoli e responsabilita’, mentre non sono ancora stati chiariti fino in fondo i contorni della morte di Rocco Cristello, avvenuta per cause violente a Verano Brianza nel 2008. La indagini, coordinate dalla Dda di Milano avevano portato alla sentenza dell’ergastolo per tutte le persone coinvolte, poi confermata in Appello, e qui tornata per vizi di forma dopo l’esame della Suprema Corte. Ritenendo pero’ concreto il pericolo di fuga per i 5 ancora non in carcere, i giudici togati e civili di Milano hanno ritenuto di confermare l’ordinanza, confermando la condanna per tre dei quattro omicidi. Risultano invece prescritti i reati di soppressione e sottrazione di cadavere.

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