Falcomatà, altro che “bravo ragazzo”: smascherati i rapporti del Sindaco con la ‘Ndrangheta [INTERCETTAZIONI]

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Reggio Calabria, le intercettazioni pubblicate dalla stampa nazionale smascherano il filo diretto tra Falcomatà e la cosca Libri tra le più famose della ‘Ndrangheta reggina

Altro che “bravo ragazzo“: in questi 4 anni in cui Giuseppe Falcomatà (Pd) ha amministrato il Comune di Reggio Calabria da Sindaco dopo la trionfale elezione dell’ottobre 2014, in molti gli hanno rimproverato le scarse doti amministrative legate al degrado che la città, di anno in anno, ha visto sempre più diffuso e profondo. Tanti, però, hanno sempre messo le mani sul fuoco sull’onestà del giovane esponente dem, accusandolo più che altro sul piano politico e amministrativo ma senza mai andare oltre.

Eppure le inchieste che l’hanno travolto sin dagli scorsi anni avevano già evidenziato un “modus operandi” non certo da “bravo ragazzo“: la gestione del Miramare, il caso dell’Assessore Marcianò e altri atteggiamenti su viende legate alla pubblica amministrazione dovevano suonare come un campanello d’allarme.

Oggi arriva la notizia che mette Falcomatà con le spalle al muro anche da un punto di vista di quella “questione morale” di ui si era sempre (auto) eletto paladino. Proprio Falcomatà, negli anni in cui la città era governata dal centro/destra, aveva voluto, auspicato e poi applaudito alla scelta del suo stesso partito (che allora era al governo) di sciogliere il Comune di Reggio Calabria per “condizionamenti criminali“. Era il 2012: arrivavano i commissari, che secondo Falcomatà e il Pd avrebbero sistemato le cose. Poi le elezioni, la scontata vittoria della sinistra e altri 4 anni di malgoverno: sono passati sei anni, eppure per Falcomatà l’alibi è sempre lo stesso: “le cose non vanno per colpa di quelli che c’erano prima“.

Intanto oggi sul “Fatto Quotidiano” un articolo smaschera i rapporti diretti tra Falcomatà e la ‘Ndrangheta: una rivelazione clamorosa, storica, molto più grave rispetto a tutti gli elementi che nel 2012 portarono allo scioglimento di Palazzo San Giorgio, e che potrebbe portare ripercussioni clamorose e inattese non solo dal punto di vista giudiziario, ma soprattutto sotto il profilo politico e amministrativo. Proprio adesso che la città si sta preparando alle prossime elezioni comunali da un lato con la grande voglia di cambiamento e dall’altro con lo stesso Falcomatà intenzionato a ricandidarsi.

In un articolo di Lucio Musolino, infatti, “Il Fatto” pubblica le intercettazioni che svelano i rapporti particolarmente stretti tra il Sindaco e Serafina Libri, figlia del noto boss don Pasquale Libri, deceduto esattamente un anno fa. Secondo gli investigatori il boss Libri aveva il “controllo diretto di diverse realtà economico-imprenditoriali” del territorio reggino e i magistrati sono riusciti a “documentare l’interessamento della cosca verso l’infiltrazione nel mondo poslitico-istituzionale“.

Le intercettazioni pubblicate oggi dal Fatto Quotidiano fanno parte di un’informativa del Ros inserita nel fascicolo dell’inchiesta “Teorema“: 308 pagine con un capitolo sui rapporti “sussistenti tra la cosca Libri e il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, tramite Serafina Libri e il marito Demetrio Nicolò“. Come spiega lo stesso Fatto Quotidiano, Falcomatà non è ancora indagato, ma per i carabinieri si tratta di “acquisizioni rilevanti sotto il profilo investigativo“.

I Carabinieri sono arrivati al Sindao del Pd tenendo sotto controllo proprio Nicolò, smascherando il “filo diretto” tra la cosca e il primo cittadino. “Grazie infinite per gli auguri, Demetrio – sono le parole di Falcomatà subito dopo la sue elezione a sindaco – Ricostruiamo questa città! Ti abbraccio“.

Poi i Libri si lamentano con il Sindaco via SMS della mancanza di luce nella zona della “Pineta Zerbi”, dove la figlia del boss gestiva una gelateria. Falcomatà risponde personalmente: “E’ stata ripristinata? Fammi sapere“. La risposta è “Grazie, tutto ok“. I carabinieri scrivono che “era lo stesso Falcomatà che si faceva carico di risolvere il problema“. E nell’estate 2015 il Sindaco avrebbe offerto anche la gestione della Luna Ribelle: “Mi ha chiamato Falcomatà e mi ha detto se voglio la Luna Ribelle” diceva Nicolò. La moglie gli rispondeva: “Vai a trovare a Peppe (il sindaco, ndr) e ci dici che è una cosa che ci interessa e ci fa sapere se si deve essere puliti … in modo che possiamo mandare avanti qualche cristiano“.

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