Messina, i precari della scuola scendono in piazza: “Non smetteremo di gridare il nostro diritto al lavoro”

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I precari storici provenienti da tutte le province siciliane e anche dalla vicina Calabria sono scesi in piazza ieri a Messina

Questa del 2018 è l’ennesima estate infernale per i docenti delle Gae siciliane. Docenti inseriti nelle “Graduatorie ad Esaurimento” per aver superato il concorso del 2000. A distanza di 18 anni nelle Gae sono ancora inseriti migliaia di docenti che ogni anno lavorano su supplenze ed incarichi annuali. A rendere infernale questa estate non sono le elevate temperature del periodo, ma l’ombra della disoccupazione a seguito degli accordi che il neo ministro Bussetti ha firmato nelle scorse settimane nei quali i precari storici delle Gae vengono ignorati a favore degli esiliati della L. 107/2015 (coloro cioè che hanno aderito volontariamente al piano di assunzione nazionale della Buona Scuola).

In breve l’accordo con i sindacati prevede che tutti i posti in deroga su sostegno,  assegnati ogni anno alle migliaia di docenti precari, vengano occupati dai docenti della 107 tramite le illegittime assegnazioni provvisorie.  Ad ogni docente che rientra corrisponde un precario disoccupato.

Dovrebbe essere interesse dello Stato salvaguardare i diritti alla continuità dell’alunno e non attuare una disparità di trattamento tra le diverse categorie di docenti. Assistiamo invece a quello che si preannuncia come un nuovo disagio sociale che interessa i precari che, diciamolo pure, spesso col loro stipendio da precari mantengono le famiglie e pagano i mutui.

Anche per questi motivi, stanchi di essere invisibili,  i precari storici provenienti da tutte le province siciliane e anche dalla vicina Calabria sono scesi in piazza ieri, 25 luglio,  manifestando pacificamente a Messina, reclamando un loro diritto al lavoro e, dopo 18 anni, alla stabilizzazione.

E’ stato un primo appuntamento, ne seguiranno sicuramente altri. Non smetteremo di gridare il nostro diritto al lavoro, di urlare la mancanza di equità che lo Stato sta attuando dimenticandosi di chi, per motivi personali, ha scelto di restare nella propria provincia aspettando il proprio turno per entrare di ruolo. Assistiamo ad una situazione in cui noi, come lavoratori, ci vediamo di fatto scavalcati da tutti rasentando l’ingiustizia.

A Messina abbiamo incontrato il Prefetto, abbiamo avanzato le nostre richieste allo Stato, perché finalmente si renda conto che in ballo c’è anche la nostra dignità personale e professionale”.

K.M.

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