Reggio Calabria, insediato il nuovo Procuratore Bombardieri: le parole del Prefetto Michele di Bari

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L’intervento del Prefetto Michele di Bari in occasione della cerimonia di insediamento del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, dr. Giovanni Bombardieri

La cerimonia di insediamento del nuovo Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria, Dott. Giovanni Bombardieri, vede tutti noi accomunati da un sincero e sentito sentimento di augurio e di benvenuto. E’ tuttavia anche occasione per una riflessione sulla complessità dell’attività giudiziaria, affidata al diuturno impegno ed al coraggio di tanti magistrati e operatori della giustizia, in un territorio straordinariamente ricco ma estremamente difficile. Ad essi rivolgo il mio personale e sentito pensiero di ringraziamento, che desidero giunga per il tramite del Presidente della Corte d’Appello, dott. Luciano Gerardis, che calorosamente nell’occasione saluto.

Un sincero e cordiale saluto giunga anche al Dottor Bernardo Petralia, Procuratore Generale della Repubblica, memore del confronto, in sede di riunione di coordinamento delle forze di polizia per la tutela dei magistrati, rivelatosi sempre estremamente attento ed efficace, e di ciò lo ringrazio. Un fervido ringraziamento desidero rivolgere, ancora, al dott. Gaetano Paci, che ha retto in funzione vicaria e in delicatissimi frangenti la Procura Distrettuale. Penso alle numerose riunioni di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica cui Egli ha partecipato con grande slancio e tensione etica e istituzionale e che sono state, non solo occasioni di comune impegno e di condivisione di strategie di contrasto alla criminalità, ma anche momento alto di dialogo istituzionale e di incontro umano.

Un particolare saluto giunga al dott. Nicola Gratteri, che ringrazio per il suo straordinario impegno prima come Procuratore Aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria ed ora nella veste di Procuratore Distrettuale della Repubblica del Capoluogo Regionale. Alle altre autorità civili e militari convenute rivolgo il mio più cordiale saluto, che estendo, infine, in modo particolare e con sentimenti di viva gratitudine al Comandante Interregionale dei Carabinieri, Gen. C.A. Luigi Robusto, al Comandante della Legione Carabinieri “Calabria”, Gen. B. Vincenzo Paticchio, al Comandante regionale della Guardia di Finanza, Gen. D. Fabio Contini, e, attraverso le loro persone, a tutti gli uomini e le donne in divisa.

Mi rendo conto Dott. Bombardieri che, al pari del Suo predecessore, il Dott. Federico Cafiero de Raho, oggi Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo, che voglio salutare e ringraziare per la Sua costante e competente azione e per l’enorme patrimonio di capacità giuridica e investigativa che ci ha lasciato, i compiti che L’attendono, nella sua duplice veste di Procuratore della Repubblica e di Direttore Distrettuale Antimafia, sono estremamente delicati e complessi, e costituiscono una vera e propria missione istituzionale.

È indubbio però che la Sua esperienza professionale, solida ed importante, costituisce già sicuro antidoto per affrontare le sfide connesse al Suo Ufficio perché il Suo sarà un lavoro, cui guarderà l’intera Nazione. In questa delicatissima funzione, tuttavia, non sarà solo.  Quella che è stata definita a più riprese la “Squadra Stato”, Le sarà vicina. In questo Distretto giudiziario, infatti, si conserva intatto lo spirito della leale collaborazione tra tutti i soggetti istituzionali, delle Forze di Polizia, qui rappresentate dal Signor Questore, Dott. Raffaele Grassi, dal Comandante provinciale dei Carabinieri Col. Giuseppe Battaglia, dal Comandante provinciale della Guardia della Finanza, Flavio Urbani, dal Contrammiraglio Giancarlo Russo, dal Direttore della D.I.A., Col. Teodosio Marmo, dal personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ringrazio e saluto, fino all’Ufficio che ho l’onore di dirigere.

Avrà modo di constatare le proficue dinamiche che sostengono la loro azione. Infine, nel salutare il Dottor Luca Palamara, componente del consiglio superiore della magistratura, desidero esprimere la mia gratitudine per l’impegno profuso in favore di questa Città metropolitana ed, in particolare, per la cittadina di San Luca dove è stata realizzata una manifestazione sulla legalità destinata a durare nel tempo. Nell’odierno incontro, come accennavo all’inizio, vorrei soffermarmi, seppur brevemente, sul concetto di giustizia, sul suo valore, ma soprattutto sulla sua ricaduta nelle nostre comunità e sul ruolo essenziale che svolge per assicurare i diritti, soprattutto dei più deboli.

E’ noto in proposito come i filosofi greci ignorassero la distinzione tra giustizia come rettitudine e giustizia come legalità, tra giusto morale e giusto legale, per fondarne l’essenza sull’unico principio del “limite”, della misura e quindi dell’equità e dell’uguaglianza. Una “virtù totale”, la giustizia, unica in grado di preservare l’armonia dell’anima e quella della polis insieme, nelle sue varie componenti, sociali, culturali e istituzionali, e di affermare, di fronte alle società del rischio globalizzate, l’ideale del “vivere bene insieme”, della serena “convivialità”, come direbbe Platone. Ed è proprio tale ideale ad essere costantemente minacciato nel nostro territorio dalla presenza della ‘ndrangheta, che priva le comunità locali innanzitutto di quella linfa vitale rappresentata dalla fiducia reciproca e dalla libertà di espressione, di quel capitale, cioè, indispensabile per poter crescere, svilupparsi armoniosamente, progredire nel rispetto di tutti e di ciascuno, rafforzando il senso dello Stato e germinando la responsabilità, il coraggio e la fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini.

Non di rado, a fronte di magistrati che hanno duramente disarticolato alcune strutture della ‘ndrangheta, tanto da far dire al Ministro dell’Interno, Senatore Marco Minniti, che questa organizzazione criminale dalla inaudita ferocia  può essere definitivamente sconfitta, si ode un brusio che semina dubbi circa l’efficacia delle operazioni di polizia giudiziaria e dei conseguenti processi, sostenendo addirittura che lo sviluppo e la crescita del territorio ne verrebbero fortemente condizionati mentre è vero l’esatto contrario .

E cioè che soltanto comunità affrancate dalla paura e dalla rassegnazione possono aspirare ad aprire “ i sistemi economici come quelli politici ai vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo “, come disse San Giovanni Paolo II.  L’attività giudiziaria svolta nei Tribunali di Locri, Palmi e Reggio Calabria racconta in realtà il difficile contesto socio-economico, il depauperamento dei territori invasi dalla ‘ndrangheta. Benché non si possa oggi dire che sia un fenomeno stanziale, la ‘ndrangheta è fortemente radicata, legata ad un territorio che ritiene “suo”. Se ne nutre. Ne trae sostentamento. Il dominio del territorio, attraverso l’ostentazione della forza e l’esercizio dell’intimidazione ma anche attraverso la ricerca di consenso sociale, è espressione “simbolica” del suo potere, sottraendo allo Stato i suoi elementi costitutivi.

Si avvale dell’uso della violenza, nel tentativo di vulnerare il monopolio della legittima forza dello Stato. Bobbio, ne Il futuro della democrazia, sostiene che all’interno dello Stato «si svolgono continue negoziazioni che costituiscono la vera trama dei rapporti di potere nella società contemporanea».  Quello dell’estorsione e della protezione è il più rodato tra i meccanismi di controllo del territorio, che fonda il potere extra/illegale della mafia esercitato in “competizione” con quello legale dello Stato.  È attraverso questo canale che la mafia svolge una funzione di “regolazione” dell’economia territoriale e di “allocazione” delle risorse illecitamente accumulate, costruendo il suo consenso con la forza dell’intimidazione e con la violenza.  Per tale ragione, Dott. Bombardieri, il Suo sarà un compito difficile che richiede sforzi enormi, in questo non sarà solo.

La c.d. “Squadra Stato” ha sfidato apertamente la ‘ndrangheta, la sua azione, i suoi simboli. Penso alle molteplici attività che stanno riguardando la cattura delle “vacche sacre “ e alla blasfemia che ha circondato il Santuario della Madonna di Polsi, dove si è snodata una incisiva azione anche per la significativa testimonianza della conferenza episcopale calabra e dei suoi vescovi che ringrazio . Nei fratelli Karamazov c’è un dialogo sul tema dell’ingiustizia nel mondo. Ivan Karamazov, dice: “ nel mondo regna l’ingiustizia, io lo rifiuto e il mio destino è il suicidio “.

Tutti siamo chiamati ad invertire quella visione nichilista, assurda e poco incline al rispetto della natura dell’uomo, alla sua libertà che tende agli ideali trascendenti e responsabilmente scelti. Ecco perché la giustizia nel senso dei pensatori greci non può essere avulsa da un’ideale di condivisione con gli enti locali, le agenzie educative, le scuole, l’Università, il volontariato, le associazioni del mondo del lavoro, le associazioni sindacali e di categoria. In tale contesto, tanti magistrati si sono spesi aprendosi al territorio con importanti e significative testimonianze che, potrei dire, hanno fatto “scuola”, riscuotendo notevole apprezzamento anche sul piano della cultura giuridica nazionale. A Lei, quindi, rinnovo il mio personale e sentito augurio di buon lavoro, di straordinari successi nell’azione di contrasto alla ‘ndrangheta ed alle organizzazioni criminali, felice di poterLa affiancare, in questo Suo straordinario e nevralgico impegno, per la parte di competenza che la legge affida al mio Ufficio e, devo dire, con grande adesione del cuore.

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