Mafia, alta tensione in Sicilia. I pm: “alto rischio di una nuova guerra tra clan”

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La DDA di Palermo ha disposto il fermo di 22 tra presunti boss e favoreggiatori del clan del latitante Matteo Messina Denaro

Stava per scoppiare una nuova guerra di mafia tra i clan trapanesi: il rischio di nuovo sangue ha indotto la Dda di Palermo ha disporre il fermo di 22 tra presunti boss e favoreggiatori del clan del latitante Matteo Messina Denaro. In cella anche alcuni familiari del capomafia di Castelvetrano. Il 6 luglio 2017 e’ stato ucciso Giuseppe Marciano’, genero del boss di Mazara del Vallo, Pino Burzotta ed esponente della “famiglia” di Campobello di Mazara. Il contesto in cui e’ maturato il delitto ricostruito dagli inquirenti ha svelato una guerra in corso tra famiglia di Campobello di Mazara e quella di Castelvetrano. “A partire dal 2015, – si legge nel provvedimento della Dda – si registra un lento progetto di espansione territoriale da parte della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, che ha riguardato anche il territorio di Castelvetrano, divenuto ‘vulnerabile’ a causa, per un verso, della mancanza su quel territorio di soggetti mafiosi di rango in liberta’, e, per altro, dalla scelta di Messina Denaro che, nonostante gli arresti dei suoi uomini di fiducia e dei suoi piu’ stretti familiari, non ha autorizzato omicidi e azioni violente, come invece auspicato da buona parte del popolo mafioso di quei territori“. Proprio Marciano’ si era molto lamentato del comportamento del latitante. “Da tale pericolosissimo contesto (certamente idoneo, come la tragica storia di Cosa nostra insegna, a scatenare reazioni cruente contrapposte, e quindi dare il via ad una lunga scia di sangue) – scrivono i pm – in uno col pericolo di fuga manifestato da alcuni indagati, si e’ imposta la necessita’ dell’adozione del fermo“.

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