Il Venerdì Santo in Calabria tra fede e passione

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Il Venerdì Santo in numerosissimi comuni della nostra regione vengono organizzate le sacre rappresentazioni tradizionali

Le tradizioni popolari della Calabria rappresentano uno dei tratti caratteristici della nostra terra. In esse è possibile intravedere tutta la storia della regione, con le dominazioni, le invasioni, le culture, le contraddizioni, le paure.

Il Venerdì Santo in numerosissimi comuni della nostra regione vengono organizzate le sacre rappresentazioni tradizionali. Suggestive sono quelle di Platì, Polistena e Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria o quelle di Nocera Tirinese, in provincia di Catanzaro, dove ancora oggi, il Venerdi Santo, si può assistere all’incredibile spettacolo dei flagellanti, chiamati anche ‘vattienti’, i quali si martoriano le carni fino a far scorrere sangue lungo le vie del paese. Anche a Terranova di Sibari, in provincia di Cosenza, sopravvive la tradizione dei flagellanti. Inoltre, durante tutta la Passione del Cristo, in questi paesi e anche in altri luoghi della Calabria, era tradizione per i ragazzi (ancora sopravvive in qualche cittadina) girare per le strade procurando dei suoni sordi antitetici del suono delle campane, quasi per esprimere dolore per la morte di Gesù Cristo. Gli strumenti erano svariati: ‘a tocca’ con un battente di legno, ‘a girella’, e il ‘carici’ con ingranaggi che facevano vibrare una linguetta di legno. La domenica di Pasqua si tirano fuori le ‘aggute’ o ‘sgute’ e si va tutti all”affruntata’ celebrata in moltissimi paesi tra i quali Polistena, Cittanova, Cinquefrondi, Rizziconi e Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Tiriolo in provincia di Catanzaro. Migliaia di credenti sono coinvolti nelle rappresentazioni pasquali, in un tuttuno di emozioni e passioni, che si tramandano nei secoli.

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