“Dal grano alla vita eterna”: il Giovedì Santo e le origini egizie della tradizione pasquale [FOTO]

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Il nostro grano dei sepolcri del Giovedì Santo è di origine egizia, lo sostiene lo studioso  Salvatore Mongiardo

sepolcri con GRANO PASQUALEL’Università delle Generazioni ritiene che possa essere utile conoscere la teoria secondo cui sia di probabile e suggestiva antica origine egizia la nostra tradizione pasquale del grano posto sui sepolcri del Giovedì Santo. Ne è convinto il filosofo di Soverato (CZ) Salvatore Mongiardo che ne scrive in questa breve nota:

Dal grano alla vita eterna

“Fino a diecimila anni fa circa, l’umanità si nutriva solo di bacche, frutti spontanei e caccia. La caccia era difficile e la raccolta di frutti aleatoria perché le tribù dovevano spostarsi continuamente alla ricerca di cibo. Poi, il riso in Oriente India e il grano in Occidente cambiarono il mondo. Il grano si poteva mangiare già tenero sulla spiga o abbrustolito. E quando seccava, si conservava e si macinava con una pietra: farina, acqua, fuoco e diventava pane in qualunque momento. Secondo gli egizi solo un Dio poteva dare un cibo così buono e nutriente: Osiride, il Dio del sole.

Osiride dio egizio della vegetazione e della fertilitàOsiride era morto soffocato in una bara, chiusa a tradimento dal geloso fratello Seth, ma la moglie Iside la cercò, aprì la cassa e vide delle piantine di grano, bianche per la mancanza di luce, che uscivano dal suo corpo: era la nascita del grano. Seth allora fece a pezzi il corpo di Osiride e lo disperse per tutto l’Egitto. Iside li ritrovò, li rimise assieme e fece risorgere Osiride a vita eterna. Anche gli egizi potevano risorgere dalla morte e difatti, nelle feste dedicate a Osiride, essi piantavano chicchi di grano in statuine di fango a forma del Dio, che poi riponevano in un posto buio, il sepolcro Osiride. Da questo deriva la riposizione del corpo di Cristo nel sepolcro, praticata in tutta la Chiesa cattolica ogni Giovedì Santo. Poi, con le piantine spuntate e trapiantate, si otteneva del grano col quale si faceva il pane e si distillava una specie di vino che si assumevano per poter risorgere. Gli egizi avevano già elaborato l’idea che c’era un’anima che non moriva ed era destinata a riunirsi al proprio corpo, come già era successo a Osiride.  Gli egizi avevano anche costatato che il grano sotterrato moriva e rispuntava, mentre il corpo di un morto sotterrato non risorgeva, marciva. Allora inventarono la mummificazione per preservare il corpo destinato a riunirsi all’anima. Per questo motivo le tombe dei faraoni erano fornite anche di provviste alimentari. Per gli egizi la morte non era la fine, c’era un’altra vita, anche se si svolgeva in un mondo dove Osiride regnava solo sui morti. Un mondo triste, dove il sole di Osiride era nero. Gesù, vissuto in Egitto fuggendo da Erode, venne a contatto con due culture diverse da quella ebraica: quella egizia e quella pitagorica, appresa dai Terapeuti, una comunità ebraica che viveva attorno ad Alessandria.

Tomba_di_Osiride da cui nasce il granoVedendo i rituali del grano di Osiride e della mummificazione, Gesù comprese il bisogno di vincere la morte e lo risolse così: Egli è Dio, il pane è il suo corpo e il vino è il suo sangue. Chi mangia la sua carne e beve il suo sangue avrà la vita eterna. Gesù aggiunse però un primo elemento di novità rispetto al rito di Osiride: non aspettò il trapianto e la crescita del grano, ma trasformò il pane sulla tavola nel suo corpo e il vino nel suo sangue. E aggiunse un secondo elemento di novità nella cena pitagorico-essena: la resurrezione. Difatti, nell’Ultima Cena, egli dà il pane e il vino come pegno di vita eterna, mentre nel sissizio italo-pitagorico erano solo simbolo di amicizia e fraternità. E il disco solare di Osiride, che fine ha fatto con Gesù? Sembra scomparso ed è, invece, sotto gli occhi di tutti: è diventato l’ostia della messa, che si leva bianca e rotonda come il sole, adorato al sorgere dai Pitagorici di Crotone.

 La storia dimostra ampiamente che attorno al grano si sono sviluppati valori di convivialità, amicizia e superamento della morte. Questi valori sono tuttora rappresentati in Calabria col Sissizio, il Grano Bianco del sepolcro del Giovedì Santo, l’Ostia bianca e rotonda, i mostaccioli di Soriano fatti con farina e miele a forma di animali e il Bue di Pane Pitagorico. Questi valori invitano costantemente verso una vita libera dalle angosce generate dalla violenza e dalla paura della morte“.

 

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