Emilio Fede: “Brigate rosse? Sono scampato ad un agguato sotto casa”

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Emilio Fede: “Brigate rosse? Sono scampato ad un agguato sotto casa”

Emilio Fede è intervenuto questa mattina ai microfoni di ECG, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. Emilio Fede ha detto la sua sulle apparizioni televisivi degli ex brigatisti:Non va trascurato il ritorno di queste minacce scritte sui muri. Io non avrei mai ospitato in un mio programma televisivo un ex brigatista. Io gli avrei letteralmente sputato in faccia, per diverse ragioni. Ero amico di Aldo Moro, voleva me come giornalista che lo seguisse nei viaggi all’estero. Lo conoscevo molto bene, conoscevo le sue angosce e le sue speranze. Io stesso sono scappato ad un agguato delle brigate rosse a Roma quando dirigevo il Tg1. E sono scampato ad un altro agguato terroristico quando dirigevo il Tg4. Aldo Moro mi disse che avrebbe voluto cambiare il Paese, ma che l’avrebbero fermato. E non si saprà mai la verità. Io a quegli assassini non avrei mai consentito nemmeno di avvicinarsi alla parola perdono. Sono incazzato nero. Aldo Moro mi aveva affidato anche la figlia, perché io ne facessi una giornalista”. Fede ha parlato in particolar modo di un agguato delle brigate rosse cui è riuscito a sottrarsi:Il mio covo era uno dei loro covi. Di me scrivevano ‘pennivendolo di merda’. Un mattino erano venuti a prendermi sotto casa, quando dirigevo il tg1. Per fortuna avevo la scorta, c’è stata una sparatoria, un brigatista è rimasto ferito, gli altri sono riusciti a scappare. Io sono stato l’ultimo ad aver raccolto le preoccupazioni di Aldo Moro. Per questo sono stato anche interrogato dagli esponenti della bicamerale che hanno indagato sulla tragica fine di Aldo Moro”.

Poi da Emilio Fede una battuta su Rocco Casalino: “E’ un mio amico, l’ho conosciuto quando uscì dalla casa del Grande Fratello. Venne da me per chiedermi consigli su come muoversi una volta terminata l’esperienza nella casa. Fui io a consigliargli di proporsi come Pr del movimento politico che stava nascendo, non so se si chiamasse già Movimento Cinque Stelle. Purtroppo la parola gratitudine è soltanto l’attesa di nuovi favori. Quando l’ho ricercato non mi ha mai più chiamato. Sono stato io a consigliarlo e oggi è considerato il numero 2 se non proprio 1 del Movimento. Il suo segreto è che non parla. Ascolta e non parla. E in politica questa cosa è geniale”. 

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