Grillini, Comunisti e Accorinti: l’inutile fronte No-Ponte si ricompatta a Messina e le Elezioni del 4 Marzo diventano una sorta di Referendum sulla Grande Opera dello Stretto

StrettoWeb

Il Ponte sullo Stretto entra a gamba tesa nella campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 4 marzo e a Messina si ricompatta il Fronte del No che comprende grillini, comunisti e il Sindaco Accorinti. Ma la loro è un’inutile battaglia di retroguardia

Il Ponte sullo Stretto si farà o no? Decideranno gli elettori: non ci sono molti dubbi. Le elezioni politiche del 4 Marzo sono diventate una sorta di Referendum sulla grande opera dello Stretto, per cui i tempi sono maturi grazie alla ripresa economica nazionale e internazionale e alle infrastrutture di collegamenti già completate negli ultimi anni (vedi la nuova A2 – Autostrada del Mediterraneo, che ha archiviato la vecchia problematica A3, grazie ai fondi della legge obiettivo n° 443 del 2001 approvata esclusivamente grazie al progetto del Ponte). Alla faccia di chi dice che per il Ponte si sono spesi tanti soldi inutili: nonostante la Grande Opera ancora non ci sia, soltanto l’idea di realizzarlo ha già portato grandi benefici al territorio calabrese e siciliano. Benefici evidenti sotto gli occhi di tutti, ogni giorno (e non stiamo parlando delle mulattiere grilline).

Che poi la cosa più assurda è che sia un 81enne milanese, in un’intervista a Tele Lombardia (!) a rilanciare il progetto del Ponte sullo Stretto: Berlusconi è, è stato e probabilmente sarà il politico che più di tutti si è battuto e si sta battendo per realizzare il Ponte sullo Stretto, strategico per lo sviluppo di Calabria, Sicilia e di tutto il Meridione (quindi anche dell’Italia). E’ una cosa assurda non certo per l’indiscutibile spessore umano e politico del Cavaliere, quanto per il fatto che non ci siano altri politici, magari più giovani, magari più meridionali, ad interessarsi così tanto al Ponte. Non l’ha fatto Renzi (almeno non con convinzione); non l’ha fatto la Meloni; non l’ha fatto Salvini. E tutti gli altri continuano a portare avanti un’inutile battaglia di retroguardia.

LaPresse/Guglielmo Mangiapane

Così l’annuncio di Berlusconi, che l’intenzione di realizzare il Ponte l’ha dimostrata con i fatti e non solo a parole, ha ricompattato il fronte del No: Grillini, Comunisti e Accorinti. Ed è proprio per la sinistra al Governo che il progetto s’è arenato. Era, infatti, il 27 marzo 2006 quando il Governo Berlusconi, dopo appena quattro anni di lavoro in cui erano stati superati tutti gli step burocratici e amministrativi (approvazione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, OK dagli advisor del Cipe, bando di gara internazionale per la selezione del General Contractor ecc. ecc.) firmava ufficialmente il contratto di assegnazione alla cordata che aveva vinto il bando pubblico. Ma dopo pochi mesi il centro/sinistra di Romano Prodi vinceva le elezioni con uno scarto di appena 25.000 voti (19 milioni contro 18 milioni e 975 mila) e la prima cosa che faceva era proprio quella di affossare il progetto con il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi che addirittura nel giorno del giuramento annunciava “Il Ponte non lo faremo mai“. Il 25 ottobre 2007 il Governo veniva però sconfitto in aula sull’emendamento che doveva sciogliere la Società Stretto di Messina S.p.A.. Nel 2008 Berlusconi torna a vincere le elezioni e la macchina per il Ponte si mette nuovamente in moto: a Cannitello iniziano i lavori e viene completata in pochissimo tempo la variante ferroviaria propedeutica ai collegamenti con il Ponte, poi sale lo spread e le note manovre di palazzo consegnano l’Italia ai burocrati guidati da Mario Monti che accantona tutto. Il Ponte sullo Stretto? Neanche a pensarci! Piuttosto commissariamo il Comune di Reggio Calabria, al Sud non servono strade e ferrovie, è il posto in cui far fare carriera ai nostri colleghi.

Oggi siamo qui, dopo 4 governi non eletti dal popolo, e finalmente la gente ha una nuova occasione per ribadire ciò che dal territorio ha sempre provato a testimoniare dentro le urne. Il Ponte lo vogliono la stragrande maggioranza di messinesi, reggini, siciliani, calabresi, meridionali e italiani. Il problema è che nel 2018 ancora questo Ponte non ci sia, quando in tutto il Mondo, anche in Paesi che consideriamo “in via di sviluppo”, sono collegate terre ben più distanti.

Oggi il quadro politico è molto chiaro: il centro/destra (ma soltanto se è a trazione Berlusconi e Forza Italia) il Ponte lo vuole fortemente e l’ha già dimostrato con i fatti quando è stato al governo. Al Centro/Sinistra c’è Renzi con il Pd che, seppur in modo ancora non troppo convinto, al Ponte strizza l’occhio. L’ex premier l’ha sostenuto più volte, ma ha incontrato le resistenze di Delrio e di una classe dirigente che ha preferito dirottare fondi e investimenti sempre sulle Regioni del Nord. Dove l’alta velocità ferroviaria (realizzata, anche questa, guarda caso, da Berlusconi!) ha dato grande vigore ai territori ed è stata il vero e proprio traino per uscire fuori dalla crisi.

Poi c’è l’inutile fronte del No che combatte una battaglia di retroguardia: Accorinti, grillini e comunisti. A Messina si sono risvegliati. Accorinti non è mai stato tanto attivo nell’amministrare la città quanto non lo sia in questi giorni per dire “No” al Ponte.

Ieri la candidata del Movimento 5 Stelle all’uninominale di Messina Grazia D’Angelo s’è lasciata andare ad una delle castronerie più clamorose del la storia del Movimento (e dalle scie chimiche ai vaccini, dal wi-fi all’uscita dall’euro ce ne voleva per scalare questa classifica tragi-comica!), dicendo che “realizzare il Ponte sullo Stretto è anti-economico considerando che il tempo di ritorno del denaro sarebbe stimato in 600 anni“. L’avrà letto su Wikipedia?

A seguirla a ruota oggi i comunisti di “Liberi e Uguali“: hanno abbandonato il Pd perchè “la sinistra è un’altra cosa“, perchè “Renzi ci ha tradito“. Eh già, abbiamo i novelli nostalgici di Stalin combattere ancora per far tornare l’uomo nelle Caverne. Epifani a Messina stamattina ha ribadito “se continuiamo a parlare di ponte prendiamo in giro i cittadini“, ignorando che proprio il Ponte prevede l’arrivo dell’alta velocità fin in Sicilia (assolutamente necessaria, e propedeutica al Ponte, ma che senza Ponte difficilmente si potrà mai realizzare), e che proprio il Ponte (probabilmente SOLO il Ponte) potrà innescare un boom economico che, a catena, garantirebbe il funzionamento, e anzi il rilancio, di tutte le altre infrastrutture del territorio.

Il candidato del Pd Pietro Navarra, già rettore dell’Università, è stato chiarissimo con il suo Sì al Ponte. Quindi non è una questione di ideologie politiche o di coalizioni. Abbiamo due partiti (Forza Italia nel centro/destra, il Partito Democratico nel centro/sinistra) che il Ponte lo vogliono fare. Certo, Forza Italia con più convinzione. Ma finalmente anche il Pd sembra essersi aperto allo sviluppo. Tutti gli altri, invece, o hanno altre priorità o sono barricati su un ideologico “No” di retroguardia.

Ai cittadini la parola, il risultato del 4 marzo sarà fondamentale per scrivere una nuova pagina positiva nella travagliata storia di questo benedettissimo Ponte, o per affossarlo definitivamente.

E’ importante che tutti gli elettori, nel momento in cui entreranno nell’urna e decideranno dove mettere la loro preferenza, riflettano bene sul fatto che negli ultimi cinque anni a tutti i livelli il territorio è stato governato dai No Ponte, sia a livello nazionale che a livello locale. Cinque anni di politica No Ponte cos’ha portato a questo territorio? Ci avevano raccontato che avevano le alternative, la flotta dello Stretto, le opere propedeutiche, le piccole cose, le strade, le ferrovie. Invece il Ponte non c’è e tutto il resto funziona sempre peggio, persino le strade del centro città sono impraticabili con buche diventate voragini. Se invece ci fosse il Ponte, sarebbe naturale che le ripercussioni su tutto il territorio sarebbero straordinarie sotto tutti i profili. Vogliamo darci una scossa e cambiare, o ci sta bene questo sottosviluppo e accettiamo la mediocrità a cui i vari Accorinti, Falcomatà, Crocetta, Oliverio, Bianchi e Delrio ci hanno fatto precipitare?

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