Barcellona Pozzo di Gotto: grande partecipazione al convegno sul tumore alla prostata e la chirurgia robotica Da Vinci

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Grande partecipazione al convegno sul tumore alla prostata e la chirurgia robotica Da Vinci

Grande partecipazione al convegno tenutosi domenica scorsa al Parco maggiore La Rosa di Barcellona Pozzo di Gotto. Il convegno, dal titolo “Il tumore alla prostata: dalla diagnosi precoce alla chirurgia robotica Da Vinci”, ha visto come relatore il Dr. Antonio Iannello, urologo presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, ed era finalizzato a sensibilizzare la popolazione a effettuare indagini preventive volte a intercettare, in tempo utile, questo tipo di carcinoma che, insieme a pochi altri, è un tumore silente. In particolare ci si è soffermati sulla necessità di controllare, in primis, il valore del Psa almeno una volta l’anno dopo i cinquant’anni, o anche prima se in famiglia esistono casi di tumore alla prostata, e di effettuare regolari visite urologiche. Il dott. Iannello ha parlato anche del supporto robotico conosciuto come Robot Da Vinci; la chirurgia robotica è quella che consente al chirurgo di eseguire un intervento chirurgico manovrando a distanza un robot capace di eseguire solo manovre comandate. Per quel che concerne il tumore alla prostata, l’intervento consiste nella rimozione totale della prostata, che si trova nel piccolo bacino, in una regione anatomica stretta che rende tutte le manovre chirurgiche tradizionali molto difficili da eseguire. Con la tecnica robotica si evita l’incisione chirurgica tipica dell’approccio a “cielo aperto”, poiché l’intervento viene eseguito attraverso strumenti chirurgici che entrano nel corpo del paziente attraverso alcuni “trocars”, cioè piccoli tubicini cavi e che richiedono piccole incisioni addominali inferiori a 1cm. Il chirurgo controlla il robot Da Vinci seduto a una consolle, dotata di un monitor, pedali, due “joystick”, dalla quale comanda il movimento dei bracci robotici dentro i quali s’inseriscono strumenti che vengono selezionati e cambiati nel corso dell’intervento e che consentono di raggiungere luoghi difficili del corpo umano, incidere e suturare con precisione.

Il sistema robotico Da Vinci include, inoltre, una telecamera doppia che permette al chirurgo una visione tridimensionale ad alta definizione del campo operatorio, con la quale può facilmente zoomare, ruotare, cambiare l’immagine visualizzata; a questo dobbiamo aggiungere una visione magnificata che garantisce una visualizzazione anche di quei minuti dettagli anatomici fondamentali per l’ esecuzione di una chirurgia “millimetrica”, impensabile negli interventi “ a cielo aperto”. Questa precisione consente di eseguire un intervento con un campo operatorio praticamente pulito ed esangue con netto beneficio del paziente e assenza di emotrasfusioni. Nel corso del convegno, che ha visto la partecipazione attiva degli On. Calderone, Catalfamo e Galluzzo, è stata data la possibilità al pubblico di porre domande al Dr. Iannello che, con parole semplici ha reso comprensibile a tutti il tema trattato. Prezioso l’intervento del professor Placido Bramanti, Direttore Scientifico IRCSS Neurolesi Bonino Pulejo, che con il ruolo del capace moderatore ha acquisito le domande degli intervenuti. Il Dr. Iannello ha precisato che “la chirurgia robotica rappresenta il salto di qualità per una struttura sanitaria e che la diffusione dei Robot Da Vinci ha fatto perdere di vista il problema principale, cioè la qualità della formazione, la selezione degli operatori e la verifica, da parte degli ospedali, che chi manovra la macchina sia all’altezza della situazione. Il robot non è responsabile dei risultati in quanto non ha nessuna autonomia decisionale, né di movimento. Il responsabile è solo il chirurgo e le conseguenze di una non adeguata preparazione ricadono sul paziente”.

“E’ impensabile- termina il dott. Iannello- affidare il Robot Da Vinci a chirurghi che non hanno un’adeguata esperienza o che si cimentano in questo tipo di chirurgia dopo aver fatto dei corsi, durante i quali si assiste senza essere parte attiva all’intervento. È indispensabile, quindi, che il medico possieda un grande bagaglio di esperienza sul campo per utilizzare sapientemente il Robot Da Vinci”.

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