Messina. Piano di Riequibrio. L’assessore Signorino scrive ai consiglieri: “Ecco perché aderire alla procedura”

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Piano di Riequilibrio, l’assessore allo Sviluppo economico e Riequilibrio finanziario del Comune di Messina scrive ai consiglieri comunali: ecco il testo della nota

L’assessore allo Sviluppo economico e Riequilibrio finanziario, ha inviato una nota ai consiglieri comunali nella quale si legge: “Cari consiglieri, con lo scopo di facilitare la lettura degli atti in vista delle convocazioni di Commissione e Consiglio per l’esame della proposta di adesione alle nuove procedure di riequilibrio finanziario introdotte dalla Legge di Stabilità 2018, invio copia della proposta di delibera e una breve nota introduttiva, onde comunicare alcune considerazioni relative sia alla procedura che alle motivazioni che rendono utile e vantaggioso il ricorso a questa procedura. Il Sindaco ha richiesto alla Presidenza del Consiglio una convocazione urgente del Consiglio Comunale e della Prima Commissione per l’esame della proposta di adesione alla riformulazione del piano di riequilibrio, secondo le facoltà offerte agli Enti locali dalla Legge di Stabilità 2018 appena entrata in vigore. Nell’inviare il testo a tutti i Consiglieri Comunali per consentirne la più diffusa lettura, introduco qualche chiarimento di ordine procedurale ed esprimo le motivazioni di vantaggio che il ricorso alle opportunità di legge offre alla città. 1) Sotto il profilo procedurale, confermo che la proposta approvata dalla Giunta con deliberazione n. 3 del 08/01/2018 è relativa alla semplice adesione alla procedura sopra menzionata. La legge prescrive che la delibera con cui il Comune aderisce alla facoltà offerta debba essere trasmessa alla Corte dei conti e al Ministero dell’interno “nel termine di quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge”. Poiché la Legge di stabilità entra in vigore l’1 gennaio di ogni anno, la Giunta ha deliberato la proposta nel primo lunedì utile, disponendone l’immediata trasmissione a Revisori, Presidenza del Consiglio e Prima Commissione, in tempo utile per la fissazione del calendario dei lavori d’aula, ovviamente con l’urgenza dettata dal termine fissato per legge. 2) A far data dall’esecutività della delibera sopra assunta, l’Ente ha a disposizione 45 giorni per procedere alla riformulazione del piano, che dovrà essere approvato (previo parere del collegio dei Revisori) dal Consiglio Comunale per l’invio a Ministero e Corte. È dunque evidente che, a differenza da quanto erroneamente inteso da alcuni, entro il 15 gennaio non dovrà essere valutato un nuovo piano di riequilibrio, ma dovrà essere solamente deliberata l’adesione alla nuova procedura di riequilibrio. Per ciò che attiene alle ragioni di opportunità dell’adesione a questa procedura, queste sono relative a due importanti aspetti. 1) Allungamento delle scadenze: la legge ha accolto il principio che i necessari sforzi rivolti al pagamento dei debiti pregressi dei Comuni dovessero coniugarsi con la sostenibilità sociale del riequilibrio finanziario. La possibilità di portare a 20 anni la durata del piano consente di “alleggerire” la “rata” annuale che, altrimenti, peserebbe in maniera maggiore sui bilanci del Comune, rendendo il riequilibrio meno impattante in termini sacrifici imposti ai cittadini. Questa possibilità serve a rendere anche finanziariamente più sostenibile il riequilibrio perché l’entrata in vigore del DL 118 e della nuova contabilità degli enti locali ha (come ben sappiamo) imposto nuovi vincoli e la realizzazione di accantonamenti a fondo di quote crescenti degli attivi del bilancio. Per conseguenza tutti gli enti in riequilibrio vedono sommare alle “rate” del “predissesto” anche i nuovi obblighi di accantonamento a fondo (Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità, Fondo Contenziosi, assorbimento del disavanzo da riaccertamento straordinario, …), col risultato che gli sforzi per ripagare i debiti potrebbero fallire, portando al default dei Comuni. L’aumento della durata dei piani consente di salvaguardare il percorso del riequilibrio, rendendone socialmente sostenibili gli effetti. 2) Ma c’è una seconda ragione per ricorrere alla riformulazione del piano. L’intensa attività di “governo” del debito che si è realizzata nel corso del 2017 ha portato (fra accordi evoluzione del contenzioso, transazioni su debiti e liti giudiziali, concordato preventivo per la Messinambiente) a una effettiva, importante, riduzione della massa debitoria. È dunque essenziale avere un piano che, oltre a dilazionare con maggior sostenibilità l’onere del debito, dia conto delle minori esigenze di accantonamento che si sono determinate. Per questa ragione l’Amministrazione propone al Consiglio l’adesione alla procedura di riequilibrio nelle modalità novellate dai commi 888, 889 (ed eventualmente anche 890) della Legge di Stabilità 2018, al fine di cogliere l’opportunità di ridurre l’impatto depressivo del riequilibrio sui livelli di servizi e sulla qualità della vita in città, sia per lo “sgonfiamento” della massa passiva cui dare copertura, sia per la riduzione della quota annua da accantonare allo scopo, dato l’allungamento del periodo del riequilibrio. Ritengo quasi superfluo evidenziare che questa procedura offre maggiori garanzie anche ai creditori rispetto alla capacità del Comune di onorare gli obblighi che deriveranno dall’approvazione del piano, portando ovvi benefici sull’economia cittadina nel momento di particolare criticità che essa attraversa”.

 

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