Salvini ostaggio delle Brigate Rosse e il carabiniere con la bandiera (NON) nazista: quando gli idealismi ci tappano gli occhi e ci rimbecilliscono

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Estremismi sì, estremismi no: il seme malato che porta ad essi è il medesimo, a prescindere dal colore politico nel quale germoglia

salviniRicapitolando: un carabiniere ventenne appende alla parete della propria stanza, in caserma, una presunta bandiera della Marina Militare tedesca (che in realtà si scoprirà poi essere nientemeno che quella prussiana) e viene accusato di ostentare simboli nazisti. Ovviamente i consueti pseudo-pacifisti ‘italian style’ chiedono la testa del militare dell’Arma. Dopo poche ore il leader della Lega Nord Matteo Salvini compare sui social in un irriverente quanto gravissimo fotomontaggio, imbavagliato e con alle spalle il logo delle Brigate Rosse, e gli indignati di cui sopra ci ridono su. Ora, ci sarebbe parecchio da dire sulla possibilità che la democrazia ci fornisce di diffondere simili immagini restando impuniti, a prescindere dalla fazione politica per la quale si patteggia, ma limitiamoci ad analizzare le due vicende, giusto per capire perché gli estremismi, lungi dal farci guadagnare un mondo migliore, ci rimbecilliscono e ci portano a fare il contrario di ciò che diciamo di perseguire.

bandiera tedescaLa bandiera del carabiniere, innanzitutto. Il vessillo in questione risale alla Marina Imperiale del secondo Reich (1871-1918) e non del terzo Reich di Hitler, sebbene sia oggi utilizzato da alcuni militanti di estrema destra. Si tratta, per questi ultimi, di un escamotage per evitare di commettere reato, dato che inneggiare al nazismo e al fascismo è illegale e perseguibile penalmente. Il giovane carabiniere in questione, che presta servizio a Firenze, si è giustificato affermando di non sapere che quella specifica bandiera fosse utilizzata dai neonazisti e ha dichiarato di averla appesa alla parete perché, in quanto studente di Storia all’università, è appassionato proprio di quell’epoca storica. Ora, non è dato sapere se tutto ciò corrisponda a verità. Ma non è questo il punto. Il punto è che questo ragazzo, esclusivamente in quanto rappresentante delle forze dell’ordine, è stato subito additato a gran voce da un folto gruppo di ‘inquisitori’ capeggiati dal ministro Pinotti, la quale peraltro è incappata in un grave scivolone storico-culturale definendo ‘nazista’ la bandiera al centro della polemica. Il carabiniere rischia ora la propria carriera, con tutto ciò che ne consegue.

Ma il grande e reale controsenso qual è? E’, ovviamente, che nel momento in cui sono apparsi i fotomontaggi che ritraevano  Salvini esattamente come Aldo Moro nel periodo delle prigionia terminata poi con la sua esecuzione, gli inquisitori in questione sono magicamente scomparsi. O meglio, hanno liquidato il tutto a mo’ di “sono ragazzi, fanno scherzi innocenti”. Il primo episodio, dunque, seppure dubbio, è stato ritenuto gravissimo. Il secondo, palese e concreto, è passato nella quasi indifferenza generale, e anzi ha causato ilarità e consensi.

Dunque dove sta il giusto? Dove sta la verità? Come sempre la verità sta nel mezzo: non si può, in nome di una presunta libertà, togliere la vera libertà a chicchessia. Ed è necessario comprendere, una volta per tutte, che gli estremismi, di qualsiasi natura essi siano e a qualsiasi parte politica facciano capo, sono inutili, pericolosi e limitanti. Perché nulla mette i paraocchi e chiude le menti come le ideologie per partito preso. Il bene e il male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è cultura e ciò che non lo è, la verità e la menzogna, non appartengono a una parte piuttosto che ad un’altra e non sono da ricercare negli estremismi, che siano essi di natura religiosa o politica. Verità, bene, giustizia, vanno perseguiti esclusivamente attraverso il ragionamento, l’apertura mentale, la comprensione e la consapevolezza di ciò che ci sta intorno, mettendo sempre in dubbio le nostre opinioni, pur mantenendo ben saldi i valori che riteniamo più giusti.

Utilizzare due pesi e due misure è diventato lo ‘sport’ preferito da una grossa fetta di italiani, plasmata da decenni di timori nei confronti di un movimento politico, quello fascista, che si è reso responsabile di crimini atroci nel nostro Paese, ma che è ormai morto e sepolto, e lo sparuto gruppo di individui che cerca di portarne ancora in auge i valori non avrà fortunatamente mai più terreno fertile sul quale far crescere il seme malefico del totalitarismo. Diverso, invece, il discorso in merito a ciò che rappresentano le Brigate Rosse. Sebbene numerosi esponenti di questa organizzazione terroristica di estrema sinistra siano stati condannati e stiano tuttora pagando per le proprie azioni, occorre sottolineare ed evidenziare ciò che troppi non riescono a dire, quasi per timore reverenziale: chi esalta i principi criminali delle Br non viene, a tutt’oggi, perseguito e additato come criminale allo stesso modo dei neofascisti. E questo sempre per quel meccanismo di ‘plasmazione dei cervelli’ che, a causa di una diffusa mentalità collettiva (simile, nella sostanza, a quella che negli anni ’30 ha fatto sì che interi popoli appoggiassero le intenzioni e le azioni di due folli criminali come Hitler e Mussolini) ha portato gli italiani a condannare in toto il solo colore nero, salvando al contempo troppe sfumature di rosso. Mentre gli estremismi, come già detto, vanno condannati nella loro totalità, perché sebbene cambi il colore, il seme malato che porta ad esse è comunque sempre il medesimo.

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