Reggio Calabria: promossa un’idea di città metropolitana reggina multipolare [FOTO]

  • Foto StrettoWeb / Simone Pizzi
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Reggio Calabria: conferenza stampa organizzata dalla Fondazione Mediterranea per promuovere un’idea di città metropolitana reggina multipolare dal punto di vista amministrativo e rispettosa delle identità locali in un’ottica di consorzio di città metropolitane dello Stretto con la dirimpettaia Messina

Foto StrettoWeb / Simone Pizzi
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Comunque la si guardi la città metropolitana di Reggio Calabria è un monstrum geografico: dal territorio molto vasto ma poco infrastrutturato e con una scarsa densità abitativa, con un reddito pro capite dei suoi cinquecentomila abitanti tra i più bassi in Europa, è ingestibile con gli attuali strumenti amministrativi. La sua nascita con legge dello Stato ha del miracoloso e, in ultima analisi, è stata possibile solo in previsione di un “consorzio” con la città metropolitana dei Messina in un’ottica di grande aera metropolitana dello Stretto. Non sarebbe stata certamente sufficiente la presenza del più grande porto di transhipment del Mediterraneo, né quella del Museo archeologico nazionale con i suoi Bronzi, né la previsione del Ponte sullo Stretto, né tantomeno la circostanza che entro il suo perimetro insiste un parco nazionale nella sua interezza. Queste indubbie positive peculiarità non sarebbero state sufficienti se non fossero state inquadrate nell’ottica più ampia data dalla previsione di una “consorzio” fra due città metropolitane, nessuna delle quali da sola avrebbe potuto ragionevolmente assumere una dimensione europea.

L’attuale statuto metropolitano, che fa coincidere la figura del sindaco di Reggio con quella di sindaco metropolitano, è un poderoso ostacolo al concretizzarsi, al di là delle belle parole di facciata, di un progetto di sviluppo coerente e credibile. Normalmente, infatti, vi sono due tipi di aggregazioni metropolitane: 1) una grande città che assorbe il suo hinterland e, naturalmente, ne assume la guida col suo sindaco; 2) due o più città che decidono di conurbarsi e stabiliscono una loro comune guida. La nascita di Reggio non corrisponde a nessuno di questi due modelli, gli unici previsti: il suo statuto non avrebbe dovuto assumere come validi gli esempi già presenti ma si sarebbe dovuto modellare su quelle caratteristiche peculiari che fanno della città metropolitana reggina il citato monstrum geografico.

Si sarebbe dovuto prevedere che almeno le tre macro zone in cui è suddiviso in territorio metropolitano (Stretto, Piana, Locride) avessero, oltre a una definizione territoriale, anche una sostanziale autonomia amministrativa, frutto questa di diverse identità e interessi, di differenti orizzonti di credibile sviluppo. Da sempre Reggio guarda con più attenzione alla dirimpettaia Messina che non alla lontana Locride, per non parlare delle altre zone della Calabria; da sempre gli interessi dei paesi della Piana e delle Locride sono stati a volte collidenti con quelli del Capoluogo provinciale. Non prendere atto di queste ineludibili realtà in fase di stesura dello statuto metropolitano è stato un imperdonabile errore.

Comunque sia, la direzione da assumere è chiara ai nostri occhi: contemperare le diverse esigenze territoriali in un comune disegno che privilegi e valorizzi le diverse identità. La visione “reggiocentrica” che ha ispirato la stesura dello statuto metropolitano non può portare alcun beneficio, nemmeno alla tessa città di Reggio, che perderebbe di vista e mortificherebbe la sua identità di città dello Stretto.

La nostra visione, peraltro prevista dai dibattiti parlamentari che hanno preceduto la nascita della città metropolitana, non è quella della semplice conurbazione ma di un Consorzio tra città metropolitane sullo Stretto, multipolare e dalle larghe autonomie zonali, cui non sia da ostacolo l’essere Messina in una Regione a statuto speciale, estremamente rispettoso delle varie identità territoriali e contestualmente in grado di portare avanti un disegno di sviluppo di comune interesse.

Le idee che sono state alla base della nascita della Fondazione Mediterranea nell’ormai lontano 2003, e che hanno contribuito a determinare quel milieu culturale e politico in cui è nata la città metropolitana reggina, vanno ora adattate ai nuovi tempi e contesti per correggere quelli che a noi sembrano degli errori di indirizzo amministrativo potenzialmente molto dannosi. Non basta crogiolarsi nella costatazione di essere stati i primi a parlare di Area Integrata dello Stretto e di sistema di trasporti metropolitano sullo Stretto, i primi a disegnare un sistema portuale e camerale integrato, ecc. ecc.; e sarebbe sterile risentirsi di come tante idee e progetti siano stati fraintesi e malamente attuati, o di come l’impianto trasversale sia stato tradito e fatto affondare dalle lotte tra clan partitici e dalle faide politiche.

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Venerdì 29 dicembre alle ore 11 nella Sala di Giunta dell’Associazione Industriali si sono presentate, attualizzate ai nuovi tempi e ai mutati contesti, le idee e i progetti per il futuro della città metropolitana che la Fondazione Mediterranea ha intenzione di portare avanti in collaborazione con movimenti e associazioni di qualsiasi ispirazione politica, purché con la stessa mission e disposti a mettere da parte i propri pur legittimi interessi partitici in un’ottica di comune maggiore interesse.

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